Analisi possibilista sulla Gazzetta dello Sport. Passaggio morettiano sull’interpretazione collettiva. Una stoccata alla partita di 30 anni fa.
«Trent’anni fa, Napoli dominato e sconfitto»
Arrigo Sacchi, sulla Gazzetta dello Sport, ricalca più o meno le parole di Sarri in conferenza stampa. È possibilista, si evince già dal titolo ma allo stesso tempo traccia la strada: «Napoli non tradire te stesso. L’impresa non è impossibile».
Sacchi comincia ricordando la partita di trent’anni fa e non è tenero con quegli azzurri: “Uscirono dominati e sconfitti”. Stavolta, nonostante la scarsa esperienza (ha ricordato che Diawara due anni fa giocava nel San Marino) e nonostante Sacchi scriva che questo Real è il secondo più forte di tutti i tempi (dopo quello di Puskas, Di Stefano e Gento) potrebbe finire diversamente. Definisce il lavoro di Sarri quello di un genio.
E immagina così la partita perfetta:
Gli azzurri dovranno interpretare il match da protagonisti senza artifici tattici o difese eroiche. Non possono tradire identità, giovinezza, entusiasmo e una guida formidabile che li aiuta, aumentandone creatività e talento.
Sacchi come Nanni Moretti
Il Napoli – scrive Sacchi – ha un valore che non si compra: “una grande organizzazione di gioco”. Scrive, alla Nanni Moretti in Bianca di interpretazione collettiva ricca di coraggio e di idee. Non a caso, nella scuola dove insegnava Michele Apicella, l’intelligenza collettiva veniva associata alla Juventus di Omar Sivori. Quindi abbiamo un Sacchi morettiano, probabilmente inconsapevolmente morettiano.
Sarri solo una volta usa il termine esperienza. Fa affidamento sul lavoro tattico. E dà la sue indicazioni:
Gli uomini di Sarri dovranno possedere uno spirito di organizzazione di squadra superiore, un possesso palla veloce e mai statico. Servono ripartenze e cambi di velocità con tagli e attacchi alle spalle dei rivali. La velocità e i movimenti senza palla faranno aumentare le soluzioni e mettere in difficoltà Ramos e compagni.