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Ultras Inter, il capo ultrà arrestato: «Marotta mi ha salvato da una denuncia dell’Inter, la bloccò»

Corsera, i verbali di Beretta. «Lo Slo dell’Inter stava per denunciarmi alla Digos su carta intestata dell’Inter, lui disse: “la denuncia la fa a suo nome, non con la società». Il club nega l’episodio

Ultras Inter, il capo ultrà arrestato: «Marotta mi ha salvato da una denuncia dell’Inter, la bloccò»
Db Monza 07/08/2024 - amichevole / Inter-Al Ittihad / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giuseppe Marotta

Ultras Inter, il capo ultrà arrestato: «Marotta mi ha salvato da una denuncia dell’Inter, la bloccò»

Il Corriere della Sera pubblica stralci dei verbali degli interrogatori di Andrea Beretta l’ex capo ultrà dell’Inter arrestato per l’assassinio del rampollo di ’ndrangheta Antonio Bellocco (altro capo ultras Inter) e che ha deciso di collaborare con la giustizia. C’è anche un altro capo ultrà ucciso, si tratta di Vittorio Boiocchi. I verbali sono pieni di omissis, ciononostante c’è un passaggio in cui lui rivela come Marotta si sia opposto a una denuncia nei suoi confronti con carta intestata dell’Inter. Beretta

Scrive il Corriere della Sera che fuori dagli omissis affiorano passaggi sulla dirigenza Inter.

L’articolo è firmato da Luigi Ferrarella autorevole cronista di giudiziaria.

Racconta ai pm Beretta:

«Marotta mi ha salvato una volta». Per un Juve-Inter Beretta fatica a trovare biglietti, apprende che ai rossoneri a Torino era andata meglio perché nei due club i dirigenti addetti ai rapporti con la tifoseria (Slo-supporter liaison officer) si erano accordati per convogliare su una ricevitoria 2.000 biglietti poi acquistati dagli ultrà, e allora Beretta spinge per lo stesso schema con l’inter. Ma lo Slo dell’inter, Massimiliano Silva, si infuria: «Ricevo una chiamata — racconta Beretta — e questo qui comincia a insultarmi (“non me ne fotte un c… di voi, io non passo guai per voi”), nasce una discussione al telefono, io resisto dieci secondi e poi vado giù, “mi hai rotto i co…, vieni qua che ti ammazzo di botte”, solite cose.. È degenerata, lui mi chiude il telefono in faccia e va subito alla Digos a dirgli che io lo avevo minacciato al telefono, e la Digos gli dice “ok, noi prendiamo la tua denuncia, però deve essere fatta in carta intestata dalla società”. Allora lui va in società, si mette a scrivere, passa Claudio Sala (dirigente Inter responsabile della sicurezza della prima squadra, ndr) e gli dice “ma cosa stai facendo? Ma lo sa il direttore (Marotta, ndr)? Avvisiamo prima che metti di mezzo la società”. E dopo è passato Marotta e fa (a Silva, ndr): “Guardi, se lei vuole fare la denuncia la fa a nome suo, non con la società”». Pm: «Questo lei come lo sa?». Beretta: «Me l’ha detto Claudio Sala. E quella volta lì (Marotta, ndr) mi ha salvato dal discorso della denuncia».

Scrive il Corriere della Sera che l’Inter nega:

Marotta, replica però l’inter al Corriere, non solo non ricorda ma anzi esclude un episodio del genere, a suo avviso in contraddizione con la politica di proteggere i propri collaboratori e invitarli a denunciare alla Digos i tentativi di condizionamento. 

Marotta: «Inchiesta ultras? Una situazione difficile da debellare per una società»

Stralci dell’intervista a cura del direttore di Sky Sport Federico Ferri.

Sull’inchiesta delle curve?
«Intanto l’inchiesta è in corso e non posso che esprimere gratitudine alla magistratura e alle forze dell’ordine per quello che stiamo facendo. Noi ci siamo messi a disposizione e stiamo collaborando al fine di debellare questo fenomeno straordinario in negativo. Sono attività criminale che non c’entrano niente con lo sport. Ho vissuto decenni precedenti in cui c’era una violenza fisica consumata all’interno o all’esterno dello stadio, ma era nell’ottica di quello che è un fenomeno di calcio. Oggi siamo davanti a una situazione difficile da debellare per una società. Ringrazio la magistratura e le forze dell’ordine, noi stiamo collaborando al fine di garantire trasparenza. È difficile contrastare un tipo di violenza quando è consumata da tante persone, credo che sia un fatto culturale. Si deve lavorare fin dalle elementari spiegando che il gioco del calcio è un gioco. Oggi manca la cultura della sconfitta, bisogna saper perdere. Non ci sono dei giudici che alla fine della partita devono esprimere un verdetto».

Poteva fare di più per evitare troppi contatti tra giocatori e ultras?
«Si può e si deve fare molto di più. Oggi le figure all’interno del sistema aiutano tantissimo nel garantire una certa trasparenza, noi società possiamo fare qualcosa acculturando i calciatori a quelle che sono le leggi dello Stato, noi lo facciamo. Durante facciamo delle lezioni in cui spieghiamo, ma poi è difficile entrare nella vita privata di un calciatore, poi lì è una parte d’ombra dove non possiamo entrare, possiamo aiutare il giocatore con una cultura maggiore».

In molti definiscono Marotta il personaggio più potente del calcio italiano: cosa ne pensa?
«No, io sono una persona che ha raggiunto il pieno della propria esperienza calcistica, conosco bene questo settore avendo iniziato da ragazzino. L’aspetto che dobbiamo combattere è la litigiosità e dei personalismi esasperati. Dobbiamo essere tutti uniti per portare avanti un fenomeno che a tratti traballa nel confronto alle altre nazioni europee. Dobbiamo rivolgerci al Governo, i grandi problemi sono il Decreto Crescita che non ci dà la possibilità di utilizzare gli stranieri con agevolazioni che un manager ha. Guarda caso, nel momento in cui è stato attuato il Decreto, le nostre squadre sono arrivate tutte in fondo nelle Coppe. Ci siamo ritornati anche, l’Atalanta ha vinto».

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