Domenica c’è Juventus-Fiorentina: «Ho perso tante belle occasioni, compreso l’Atletico Madrid. La Fiorentina mi ha fatto rinascere»
Moise Kean intervistato dal Corriere della Sera, a firma Alessandro Bocci. Sarà il grande ex di Juventus-Fiorentina che si giocherà domenica 29 dicembre alle ore 18.
Ecco stralci dell’intervista.
Moise Kean, 10 gol in campionato, 15 in stagione compreso uno in Nazionale, le sue prospettive si sono completamente ribaltate dopo l’ultima stagione alla Juve a zero reti e senza neppure un sorriso.
«A Torino ero precipitato nel buio. A Firenze sono tornato a rivedere le stelle. L’anno scorso gli infortuni hanno pesato tantissimo e mi hanno condizionato. Ho perso tante belle occasioni, compresa la possibilità di andare a gennaio all’Atletico Madrid. È stato un anno difficile, soprattutto dal punto di vista mentale. C’è chi cade in depressione, io invece ho reagito. Firenze mi ha fatto rinascere».
Lei ha avuto allenatori di grande livello, da Allegri a Mancini, sino a Spalletti. Chi è quello che le ha lasciato di più?
«Tuchel al Paris Saint Germain. Quando si è fatto male Icardi, ha chiesto di me e ero scioccato all’idea di andare in una squadra con così tanti campioni. Tuchel mi ha fatto subito debuttare e all’intervallo, dopo un primo tempo così e così, è venuto da me per incoraggiarmi. Alla seconda partita, la prima al Parco dei Principi, l’ho ripagato con una doppietta. Lui mi ha dato sempre fiducia e mi ha insegnato a amare una grande città come Parigi. E tutto in poco tempo perché dopo Natale è arrivato Pochettino».
Moise Kean: «il più forte è Cristiano Ronaldo»
A Parigi ha giocato con i più forti, Mbappé, Neymar…
«Kylian e Ney sono bravissimi ragazzi. Ma il più forte è Cristiano Ronaldo. Mi ha insegnato a migliorare sui dettagli».
Il razzismo come lo vive? È stata dura?
«Il razzismo è dappertutto, in Italia e anche all’estero. Ho subito tante ingiustizie, soprattutto da piccolo».
Il balletto dopo ogni gol?
«Il Griddy. Quest’anno lo faccio di più, ma lo facevo già a Torino. Festeggio così perché il gol è gioia e liberazione».