Napoli. Munnezza, munnezza ovunque. Per strada, fuori alla porta, davanti alle scuole. E quando rientri a casa, la trovi in tv. Munnezza. Questo siamo, questo siamo diventati a Napoli. Una città in cui devi fare le gimkane tra tonnellate di spazzatura (magari con tuo figlio in braccio), quando ti va bene, e da sotto ai cumuli non ti esce pure il sorcio, che chiamarlo così è un complimento (da noi si chiamano zoccole). Una città senza futuro, perché la munnezza si sta divorando anche il presente. Probabilmente ci ucciderà, sotterrandoci tutti e lasciandoci inerti in mezzo a stronzate di dibattiti relativi al fatto se sia possibile o meno che una città risorga. Ve lo dico io, non risorgerà.
Sarebbe meglio lasciarsi morire, spegnere la televisione, non uscire più di casa, smettere di combattere, darla vinta a tutti loro e, così, perdere tutto, tutti insieme. Ma come si fa a vivere così? No, io non riesco a smettere di lottare. E dire che ho sempre pensato che Don Chisciotte fosse un gran coglione.
E allora col Napolista (www.ilnapolista.it), un sito che si occupa del nostro Napoli ma anche della nostra Napoli, abbiamo lanciato un’iniziativa: un evento Facebook (http://www.facebook.com/#!/event.php?eid=120808674650263) per invitare il Calcio Napoli a giocare con il lutto al braccio per il dramma che stiamo vivendo e affinché l’amministrazione comunale renda obbligatoria per tutti la raccolta differenziata, tirando fuori la nostra città da un’emergenza ventennale. Se il riscatto della città, come spesso si è scritto, deve venire dal calcio, anche il calcio deve prendere posizione. Non si può far finta di non vedere. Sarebbe un atto d’amore del presidente De Laurentiis e dell’allenatore Mazzarri per la città. Per la stragrande maggioranza dei napoletani che cerca di andare avanti nonostante tutto, turandosi il naso.
Ilaria Puglia
(tratto dal Riformista)
E la nostra Ilaria finisce
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