A Sportweek: «Mi ha sparato un bel po’ di puta e, in settimana, mi sono arrivate minacce di morte da Napoli. Le difficoltà di Motta alla Juve normali»
Gian Piero Gasperini, allenatore dell’Atalanta, intervistato da Sportweek mostra tutto il suo archivio. Ricordi di un calcio lontano che lo hanno reso il tecnico che ha portato la Dea ad essere una delle squadre europee più forti. Nell’intervista parla anche di Maradona.
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Gasperini: «Mi sono arrivate minacce di morte da Napoli»
La magli a cui è più legato?
«No, quelle presenze (alla Juventus, ndr) erano poco più di un premio. La mia maglia del cuore è quella numero 8 del Pescara. Abbiamo vinto il campionato, siamo saliti in A, ero il capitano. Il Pescara di Galeone spostava una regione intera e giocava benissimo».
Ha archiviato anche Maradona?
«(Mostra una fota, ndr) Qui ci stringiamo la mano da capitani al San Paolo, prima di beccarne 8 dal Napoli. Al ritorno giocammo molto decisi».
E Diego pagò il conto…
«Se si riferisce al nostro scontro, osservi questa foto… Io guardo la palla, non lui. È stato sfortunato perché, sbracciando, l’ho colpito casualmente con l’anello e gli ho aperto il labbro. Mi ha sparato un bel po’ di puta e, in settimana, mi sono arrivate minacce di morte da Napoli».
Dopo la carriera di calciatore torna alla Juve. «Moggi mi faceva viaggiare molto e vedevo tanto calcio». Cioè?
«Mi mandava a visionare i giocatori. Mi diceva: ‘Ogni relazione deve concludersi con un giudizio secco: da Juve o no, lo prenderei o no. Io mi tengo il tuo foglio nel cassetto’. Andai a studiare Vander Vaart ed Heitinga, segnalai Chivu, poi Palladino a Benevento».
Se l’aspettava tanta difficoltà alla Juve da parte di Motta?
«È normale. A Bologna ha trovato ottime soluzioni in uscita bassa che ho ammirato e studiato. La Juve è un altro mondo. Se palleggia dietro, i più lasciano fare senza aggredire. Thiago è giovane, maturerà nuove conoscenze, è bravo, ce la farà. Gli sono affezionato. Lo inviterò a cena nella mia casa di Torino».
Yildiz?
«Tanta roba… Ha talento e potenzialità. Uno di quei giovani su cui è bello lavorare, tipo De Ketelaere, Hojlund, Lookman… Accanto ai giovani, i Kolasinac e i De Roon, che sanno già tutto, il nucleo forte. Saranno i Thiago e i Palladino di domani, allenatori già pronti».
Il prossimo step di De Ketelaere?
«Fare contro Inter e Real Madrid ciò che fa con l’Empoli».