Che cosa sarebbe accaduto se avessimo giocato con la faccia tosta? Davvero pensavamo di poter mettere paura al Real. Tutte domande inutili, dopo la sfuriata presidenziale.
Il mio Real Madrid – Napoli 3-1
– Alla vigilia ero confuso. Non ho saputo viverla e precisamente non sapevo bene cosa aspettarmi.
– Il Napoli di Sarri ha dimostrato di poter giocare contro chiunque e in giornate particolari di poter realizzare partite memorabili. Ecco, una parte di me, quella forse meno razionale, ha atteso il super evento con la recondita speranza di riuscire in qualcosa di inimmaginabile.
– Non appena questo pensiero si è però fatto largo dentro di me, l’altra parte, quella pensante e rompiscatole, immediatamente si è contrapposta con idranti, cemento e cazzuola e ha stoppato qualsiasi fantasioso incendio per costruire l’alto muro della realtà: non ti illudere. Sono i campioni del mondo. I Galacticos. Goditela come una festa.
Non sapevo come vivermela
– Diciamo che sono arrivato a pochi istanti prima del fischio d’inizio senza aver saputo scegliere. Con la curiosità di chi vuol capire. O magari di chi fa finta di non capire. Saranno state le strade semi deserte che si vedono solo alla vigilia di Natale, sarà stato l’entusiasmo e la gioia collettiva di un numero imprecisato di tifosi azzurri in terra iberica, sarà che mi sono lasciato travolgere dalle parole in conferenza in cui si chiedeva rispetto e faccia tosta, saranno state anche le ultime uscite davvero al rallentatore e con una difesa imbarazzante degli spagnoli, sta di fatto che Ronaldo e compagni in alcune fasi della giornata di ieri mi sono sembrati piccoli piccoli, quasi invisibili.
– Sono però bastati 20 secondi per farli tornare tra noi a grandezza naturale e se Benzema, dal centro dell’area, l’avesse inchiodata in porta, probabilmente, mi sarei tranquillizzato e avrei di nuovo realizzato quanto grande fosse la montagna blanca.
– Invece no, la confusione ha continuato a raggomitolarsi nei miei pensieri e nei miei umori. E quando Insigne, dopo che aveva sbagliato malamente tre interventi su tre, si è inventato un tiro a giro anomalo da 35 metri, mentre tutta la stanza urlava “ma che cazz ti tiri?!”, la palla non ha solo allargato le maglie della rete madrilena, ma ha allargato i miei orizzonti illusori, aprendo come un fulmine uno squarcio nella nebbia della mia mente alterata, regalandomi la luce di un miraggio.
Il titano Insigne
– Insigne mi è apparso come un titano.
– È strano come si possa attendere un evento del genere, contando giorni che non passano mai, e poi agognare all’improvviso che il tempo trascorra il più velocemente possibile e che la partita finisca all’istante per stroncare le sofferenze che da quel momento sai che la partita non potrà fare a meno di arrecarti.
– Quante volte, in questi giorni, abbiamo sentito parole dette tra il serio e il faceto come: favola, sogno, impresa, storia?
Ecco, dalla pazza corsa di Insigne il titano, quelle parole hanno riecheggiato dentro di me e di nuovo Ronaldo ha ripreso le sembianze di un microscopico pulviscolo bianco.
– Ho pensato che la squadra si sarebbe scrollata di dosso quella comprensibile paura reverenziale e avrebbe iniziato a far girare le gambe e la mante più liberamente. Possibilmente mostrando i muscoli e la famosa faccia tosta.
Poi il sogno si è sgretolato
– A sinistra, Ronaldo si è spesso acceso in combinazioni veloci col terzino di Striscia la notizia, e a destra James ha ricamato col mancino, ma non mi hanno più indotto alla paura come prima e un paio di palleggi prolungati dei nostri, simili a un torello, hanno partorito un fallo di frustrazione di Ramos che si è beccato un giallo sacrosanto.
Tutto combaciava con il sogno.
– Nemmeno il tempo di bestemmiare all’annaffiatore del Bernabeu che ha reso un campo di calcio in uno di pattinaggio e all’arbitro che ha preso decisioni che nemmeno Rizzoli con la sciarpa bianconera, che il sogno, l’impresa e Ronaldo acarizzato si sono nuovamente sgretolati come carte al vento. La sofferenza da prevista è diventata percepita.
– Carvajal, il terzino semi infortunato, il nostro Hysaj, colui che tra tutti i calciatori del Real ha meno dimestichezza con l’attrezzo sferico, ha scodellato un pallone di esterno come se avesse il piede di Dunga proprio sulla zucca di Benzema che è svettato su Albiol e ha pareggiato facile facile.
Benzema non segnava dai tempi in cui giocava Santillana.
– Il timore in realtà non è mai svanito e non si è riusciti a giocare come al solito. Abbiamo subìto una grande pressione e si ha avuto difficoltà a rompere il muro che si ammassava nei pressi della nostra tre quarti. Purtroppo, quando si è riusciti a superare il primo pressing, nonostante si aprissero ampi spazi, non siamo stati cattivi e determinati nell’ultimo passaggio e forse nemmeno nel penultimo.
– Il Real invece, con o senza palla, ci ha attaccato in massa e in due occasioni siamo stati fortunati a terminare il primo tempo in parità: la gigantografia di Ronaldo, che è tornato a farmi tremare le gambe, ha sprecato di sinistro dal dischetto tirando altissimo e Benzema, solo davanti a Reina, si è divorato il vantaggio cogliendo il palo. La sofferenza da percepita é diventata costante.
– Dal gol di Benzema, ho avuto la netta sensazione che la corsa pazza di Insigne fosse l’ultima illusione. Mentre la mia confusione tra giganti rimpiccioliti e nani ingigantiti ha iniziato a sgranarsi e a mostrarmi le reali dimensioni.
La ripresa
– Nella ripresa è parso che il Napoli avesse più voglia di stare nella metà campo avversaria. Ma una corsa e uno scricchiolio hanno rovinato qualsiasi piano prestabilito.
– Ronaldo si è preso gioco di Kulì sulla destra, ha guadagnato il fondo e ha scelto Kroos per cantarci la messa: Reina preso in contropiede, palla nell’angolo e amen 2-1.
– Kroos non segnava dai tempi di Gallego e Martin Vazquez.
Il masochismo sul terzo gol
– Le premesse per il terzo le abbiamo invece apparecchiate noi, in un’azione di puro masochismo: sul pressing madrilista, si è scelto di non buttare la palla, ma di giocare nelle retrovie come se di fronte ci fossero Caprari, Verre e Benali.
– Palla persa, rimpallo e rimbalzo perfetto nei pressi di Casemiro. Casemiro, il centrocampista che tra i calciatori del Real è l’uomo quantità, il nostro Allan. Casemiro, senza esitazione, ha scagliato un siluro terra aria di prima intenzione dai 25 metri. Roba che ho visto fare a Lothar Matthaus. 3-1
– Casimiro non segnava dai tempi di Di Stefano.
– Il Napoli non so se ha accusato il doppio colpo perché in verità ha continuato a giochicchiare con poca verve come prima, ma è riuscito a farmi smadonnare quando Mertens, servito dal solito taglio di Calle, ha sparato alto da una posizione che in campionato azzecca 5 volte su 5.
Di buono c’è il ritorno di Milik
– Il Real ha più volte creato le situazioni per il quarto gol, aiutato spesso dagli svarioni di Kulì, ma fortunatamente il risultato è rimasto immutato e la qualificazione ha ancora un suo perché in vista del ritorno al San Paolo.
– Di buono c’è il ritorno di Milik dopo 4 mesi. Si attende ora che rientri anche Zielinski che ieri si è dimenticato di giocare, che la testa di Kulì torni dal Senegal e siamo al completo.
– Alla fine, la mia riluttante parte razionale è stata definitivamente smascherata dai giocatori e dal gioco del Real. Non potendosi più nascondere, mi ha detto: e non lo sapevi che andava a finire così? Di cosa ti illudevi? Già è tanto che non è finita 5-0.
Cosa sarebbe accaduto con la faccia tosta?
– Non ho saputo controbattere. Mi sono solo chiesto se davvero fossimo scesi in campo con meno rispetto e più faccia tosta, cosa sarebbe accaduto. Ma poi, sempre la razionalità mi ha ripreso: e che te lo chiedi a fare? La maggior parte dei calciatori azzurri non aveva mai giocato a Madrid; i giocatori del Real hanno più presenze in Champions che i giocatori del Napoli in campionato. Se la tensione e il tremolio alle gambe non li avverti al Bernabeu, dove dovrebbe accadere?
– Non ho saputo controbattere. Sta di fatto che ci stava pure di perdere 5-0, ma non è accaduto. E ora che sono immerso nella realtà fino al collo, e che ho ben chiaro quanto sia alto Ronaldo e quanto sia basso Hysaj, una domanda però mi frulla insistentemente nelle testa: ma con un 3-1, si deve necessariamente vivere la partita di ritorno come una festa o si può pensare a un San Paolo bolgia che rievochi il sogno, la favola, l’impresa e la storia?
Sono confuso. Non guarirò mai. Né mai voglio guarire.
(Questo è l’inutile l’articolo che avrei voluto scrivere. Si autodistruggerà in pochi istanti per far spazio alle follie di Aurelio del dopo gara che mangeranno ogni cosa).
Forza Napoli Sempre
Sarri non si tocca.
Gianluigi Trapani ilnapolista © riproduzione riservata