Postecoglou lancia la crociata in Premier, Oliver Brown si accoda: “L’accesso alla tecnologia, se non controllato, può essere una fonte di danno piuttosto che di liberazione”
Ci voleva la crociata di Postecoglou contro il Var. Anche in Inghilterra si sono accorti che la deriva del calcio verso la durata extralarge delle partite ha superato il livello di guardia. L’avevamo scritto qualche settimana fa anche noi. E lo fa sul Telegraph Oliver Brown.
“L’idea che il calcio debba seguire ciecamente gli Stati Uniti è fondamentalmente sbagliata. Il football americano è, per sua stessa natura, spesso esasperatamente sfilacciato. La durata media di una partita è di oltre tre ore e tuttavia la palla è in gioco solo per circa 11 minuti. Confrontatela con il calcio in questo paese, dove, durante i 90 minuti assegnati, in genere si può avere la garanzia di un’azione dal vivo per 57 minuti o più”.
“Purtroppo, l’incursione della tecnologia sta alterando questo rapporto. La scorsa stagione, i tifosi hanno assistito al tempo medio di gioco più alto, a 98 minuti e 27 secondi, ma al tempo medio di gioco palla più basso, a 54 minuti e 52 secondi, di qualsiasi campagna di Premier League negli ultimi 10 anni”.
Colpa appunto della Var, e ora anche degli esperimenti di comunicazione allo stadio delle decisioni degli arbitri. Che secondo Brown “probabilmente non faranno altro che accentuare la tendenza. Se ce ne saranno altri, i tifosi del Tottenham alle partite serali si preoccuperanno presto di prendere l’ultima metro per tornare a casa”.
“È stato affascinante sentire Postecoglou espandere i suoi commenti, che sono sembrati più un sincero grido di dolore che una filippica, agli effetti perniciosi degli espedienti tecnologici che vanno oltre il calcio. Riconoscendo che lui e sua moglie hanno consapevolmente limitato il tempo trascorso dai loro figli davanti allo schermo, ha creato un legame con moltissime persone. L’accesso alla tecnologia, se non controllato, può essere una fonte di danno piuttosto che di liberazione. Ecco perché così tante persone hanno installato notifiche di tempo trascorso davanti allo schermo sui loro smartphone, consapevoli delle tane del Bianconiglio in cui possono cadere trascorrendo troppo tempo a scorrere le pagine”.
“Il calcio, si intuisce, ha bisogno della sua versione di disintossicazione digitale. Questo non è mai stato un gioco pensato per dissezioni microscopiche in tempo reale di fuorigioco delle unghie dei piedi o posizioni innaturali delle braccia. La sua vera essenza sta nel suo flusso, nella sua implacabilità, nella sua spontaneità. Interferire con questa pozione magica è a nostro rischio e pericolo”.
Poi Brown esagera un po’, dice che “Postecoglou si sta definendo una specie di missionario, un evangelista inviato dall’Australia in Inghilterra per ricordare ai custodi originali del gioco i suoi fondamenti sacri. A questo ritmo, attirerà un buon numero di discepoli. Potrebbe esasperare i tifosi del Tottenham con la purezza ingenua del suo approccio tattico, abbandonando spesso qualsiasi resilienza difensiva in favore della sua amata linea alta, ma ha ragione quando sostiene che la sacralità del calcio viene sacrificata sull’altare della tecnologia. Questa è la patria del football, non del football americano”.