A France Football: «Oggi un centravanti deve saper fare più cose, in questo mi ha aiutato Pochettino. Al Pallone d’oro ci credo ancora, ho solo 31 anni».
L’intervista a France Football del centravanti inglese del Bayern Monaco Harry Kane. Nonostante i 31 anni, la sua bacheca è ancora a secco di trofei di club.
Kane: «Pressione con l’Inghilterra? La mia è più responsabilità, il miglior Harry Kane deve ancora venire»
Alcune persone dicono che non si impara a diventare un capocannoniere, bisogna nascere un capocannoniere. Cosa ne pensi?
«Sì, penso che molte cose siano vere. Devi avere un istinto già dentro di te, anche nel tuo stato mentale. Questo piccolo trucco che ti fa sentire dove la palla sta per andare, in che modo, ecc. Ma non posso nascondere il fatto che, d’altra parte, ci vuole molto lavoro per capire tutto questo, per perfezionarlo».
Quando eri più giovane qual è stato un momento in cui ti sei sentito davvero un centravanti?
«Ho sempre segnato un sacco di gol, anche quando ero solo un bambino, intorno all’età di 5 o 6 anni. Il mio ruolo è stato confermato a 12 anni, quando il calcio ha iniziato a diventare agonistico. Da adolescente, non importava in quale squadra giocassi, non importava con chi giocassimo, segnavo gol. È stato durante questo periodo che mi sono concentrato sulle mie capacità di finalizzazione, non ho mai dubitato di raggiungere alti livelli. Sia da giovane con il Tottenham, poi durante i miei prestiti in League One, con Millwall o Leicester, ho continuato a segnare. Ho sempre risposto presente».
Hai avuto degli idoli?
«David Beckham! Siamo cresciuti nella stessa zona di di Londra, siamo andati nella stessa scuola. Ed era davvero un giocatore modello, talentuoso, coraggioso, impeccabile, capitano d’Inghilterra che ha significato tutto per me da quando ero un ragazzino. Non ho avuto la fortuna di poter giocare con lui, ma l’ho incontrato diverse volte».
Ti alleni con i gol tutti i giorni?
«Ogni giorno forse no. Ma, alla fine di ogni sessione di gruppo, mi riservo qualche minuto per provare i tiri».
Ti rivedi spesso?
«Mi filmo molto e mi preparano montaggi delle mie partite, guardo i miei movimenti, cosa avrei potuto fare altrimenti. Trovo molto importante per continuare a ricercare la perfezione, data la competitività del calcio moderno, se ti rilassi sui tuoi risultati, sei fottuto».
Un attaccante dovrebbe essere ossessionato dal gol?
«Sì, ti aiuta per migliorare il tuo gioco, i movimenti. E poi bisogna osservare non solo verso la porta, ma anche i tuoi compagni e gli avversari per pensare a quale sia la mossa migliore. Non devi mai essere egoista in campo, se un tuo compagno è posizionato meglio, è giusto dargli palla. Oggi un centravanti deve saper fare più cose, muoversi di più e partecipare maggiormente al gioco. E mi si addice bene, perché mi piace aiutare la squadra. Pochettino mi ha dato la possibilità di fare un gran lavoro su questo aspetto. A volte alcune persone pensano che un attaccante che non tocca molti palloni, non faccia nulla. Al contrario, devi essere iper collegato alla partita per guardare ogni difetto degli avversari e cercare di approfittarne».
Parliamo dell’aspetto mentale, in nazionale hai la pressione del marcatore ma anche quella del capitano. È pesante?
«No, non la prendo in quel modo. Parlerei più di responsabilità che di pressione. E mi piace, mi piace che ci si aspetti il meglio da me per aiutare l’Inghilterra. Rooney nel 2015 mi accolse e mi spiegò un sacco di cose su cosa significasse rappresentare l’Inghilterra, cosa sarebbe cambiato nella mia vita per sempre».
Hai vinto parecchi premi individuali, li scambieresti per un trofeo importante a livello collettivo che stai ancora inseguendo?
«Inizio ogni stagione con l’obiettivo di vincere trofei collettivi e non mi accontento di distinguermi solo a livello individuale. Ora, te lo dico io, ho solo 31 anni. Un tempo, a quest’età, si cominciava già a pensare al ritiro. Oggi, penso che il miglior Harry Kane debba ancora venire. Sono molto fiducioso su questo. E molto fiducioso sul fatto che la mia seconda parte di carriera, quella che si sta aprendo, sarà ricca di trofei importanti. Così quando mi ritirerò, nessuno mi farà più questa domanda (ride, ndr)».
Stai pensando al Pallone d’oro?
«Certo che ci sto pensando! E, perché non dirlo, ci credo. Chissà se nel 2025 non ci rivedremo per un’altra intervista…».