A Repubblica: «La vita non è solo prendere a racchettate una pallina. Tutte queste sfida rappresentano un grande stress psicofisico»
In occasione degli Australian Open, Repubblica intervista Matteo Berrettini. L’italiano, molto amico di Sinner, parla anche del fitto calendario stagionale.
Leggi anche: Sinner e Berrettini show da Chiambretti: «Se doveste rinascere, vi piacerebbe essere l’altro?»
Berrettini: «La vita non è solo prendere a racchettate una pallina»
«Col team ci siamo concentrati su tanti piccoli particolari che si potevano migliorare. Intanto, la risposta al servizio: una serie di accorgimenti tecnici per cercare di essere più reattivo. Un metodo che ho già applicato a Malaga in Davis, e si sono visti i risultati. Poi, è vero: il servizio».
La chiamano The Hammer, il martello: può fare ancora di più, in battuta?
«Renderla imprevedibile. Ma poi ci sono anche gli spostamenti in campo, il dritto e il rovescio in corsa, la dinamicità sul primo passo. E la ricerca della rete, una caratteristica che quest’anno cercherò di mettere ancora di più in evidenza. Per fare bene le cose, però hai bisogno di giocare e trasformare in automatismi».
Il calendario è sempre più intenso, sottolinea Repubblica.
«Pure troppo. Una grande scelta di tornei, mi piacciono tutti: mettetevi nei panni di un giocatore che ha avuto tanti problemi e vorrebbe spaccare il mondo. Stop. Non facciamoci ingolosire dalle occasioni. Un passo alla volta. Dovremo essere bravi a gestire ogni cosa: i programmi di carico e scarico, soprattutto. Imparando a rinunciare qualcosa. E, attenzione: la vita non è solo prendere a racchettate una pallina».
La festa della Davis:
«Ho raggiunto uno dei punti più alti della mia carriera. Il successo di Malaga, la festa, gli abbracci, la coppa, la gioia e la consapevolezza di far parte di un gruppo pazzesco: roba che ti dà un’arma a doppio taglio. Il calendario è già fitto, tutto si comprime ancora di più: sai che dovrai dedicare almeno tre o quattro settimane di ulteriore lavoro intenso. Finisce che non molli nemmeno un secondo».