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Klopp: «Se tolgono le Premier al City, vi aspetto a Monaco: compro la birra e facciamo la sfilata in giardino»

L’ex tecnico del Liverpool: «Serve romanticismo e modernità per far crescere i club: la leadership inizia dall’ascoltare e imparare. Ma chi ha i soldi, vince di più».

Klopp: «Se tolgono le Premier al City, vi aspetto a Monaco: compro la birra e facciamo la sfilata in giardino»
Madrid (Spagna) 01/06/2019 - finale Champions League / Tottenham-Liverpool / foto Imago/Image Sport nella foto: Jurgen Klopp

Jurgen Klopp, ex tecnico del Liverpool e ora  “Head of global soccer” (capo dell’area calcio) di Red Bull, nella conferenza stampa di presentazione ha parlato del suo nuovo ruolo. Le dichiarazioni riportate da Repubblica.

Klopp: «Se tolgono le Premier al City, vi aspetto a Monaco»

Klopp, scusi, ma lei qui l’allenatore non lo farà più. Non le sembra strano?

«Dopo 25 anni in panchina e oltre mille partite, senza contare le amichevoli, avevo deciso di smettere. Troppe conferenze stampa, troppo tutto. Poi è arrivata questa opportunità: coordinare il lavoro degli altri, mettendo a frutto la mia esperienza. Così ho accettato».

Dunque, non la vedremo mai più in panchina?

«Non per i prossimi cinque anni. Qui alla Red Bull non toglierò il posto a nessuno, anche se nella mia pancia resto comunque un tecnico, e lo resterò sempre».

La sua visione romantica del calcio è messa in crisi dal modello finanziario di chi acquista club come nuove filiali commerciali?

«Il mio amore per il calcio non si discute, ho la mia visione ma rispetto quella di tutti. Serve romanticismo e modernità per far crescere tutti i club per i quali mi appresto a lavorare: la leadership comincia dall’ascolto, ed è quello che farò. Prima di insegnare, tuttavia, bisogna imparare. Ma sia chiaro che chi ha i soldi, vince di più».

Cosa vuol dire essere Klopp?

«Per quanto riguarda il calcio, all’80 per cento mi è andata bene. Per il resto ho avuto alti e bassi, come tutti. Non vado in pensione, ho solo cambiato lavoro. Cercavo un nuovo inizio e l’ho trovato qui: sto rivivendo sensazioni che ricordavo un quarto di secolo fa».

Red Bull è un’azienda mondiale: anche il calcio ormai lo è?

«Vuol dire che farò giocare a pallone Verstappen».

Lei ha scelto un compito che a questi livelli non esisteva: si sente un pioniere? Ha nostalgia?

«No, nessuna, neppure di Liverpool dove ho vissuto il mio ruolo sempre al massimo, dove sono diventato una persona diversa e dove continuo a sentire i giocatori e tanti amici. Però ho scelto una nuova strada dopo nove anni di incredibili emozioni inglesi».

A proposito, e se al Manchester City togliessero davvero i titoli vinti per il mancato rispetto del fair play finanziario?

«Ragazzi, se succede comprate i biglietti aerei che poi vi aspetto a casa mia a Monaco: la birra per festeggiare la metto io, e la sfilata la facciamo in giardino. Visto, che titolo vi ho dato?»

Sente pressione? Le mancherà, nel caso, non sentirla?

«No davvero. Esiste la pressione giusta che aiuta a vincere, ma c’è anche quella sbagliata, eccessiva, che può rovinare tutto. Mi piace piuttosto parlare di energia, quella che dovrò trasmettere a chi lavora con me».

I suoi principali obiettivi?

«Vincere facendo scouting, lanciando nuovi talenti, ma anche essere riconoscibili. L’identità conta. Voglio aprire le menti per creare un grande team, sarà un fantastico lavoro di gruppo. Sento feeling e amicizia: sono qui per condividere cose e togliermi altre soddisfazioni».

Da dove organizzerà il lavoro?

«Il mio ufficio è il mondo, a parte Monaco di Baviera, l’eccezione».

Ha un pensiero speciale per Salah?

«Un caro ragazzo, un campione e un formidabile ambasciatore del calcio. Gli auguro di restare a Liverpool ancora per cinque anni».

E’ stato difficile decidersi per il grande salto?

«No, perché se non ti senti più felice al 100 per 100 in quello che fai, vuol dire che è arrivato il momento di cambiare. Io l’ho fatto perché in questo nuovo ruolo penso di poter migliorare il mondo del calcio. Ho 57 anni e sono felice. Non chiedo altro».

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