Nel calcio il 70% dei matrimoni finisce con il divorzio. Il perfezionismo è un prerequisito per il successo, ma l’egocentrismo che genera non è normale
Il Telegraph prova a trovare un collegamento tra la separazione dalla moglie di Guardiola e il momento del City. Ma Oliver Brown se ne guarda bene da lanciarsi in spiegazioni che attengono alla sfera personale. Un dato di fatto c’è però:
“Tutto ciò che possiamo dire con certezza è che il ruolo di un allenatore serialmente a caccia di trofei porta con sé una tensione singolare, così acuta da poter sfilacciare il tessuto della vita coniugale“.
Guardiola è un perfezionista, ma la perfezione ha dei costi altissimi
Secondo uno studio lanciato nel 2015, “il quaranta percento dei matrimoni finisce con il divorzio. Eppure nel calcio la percentuale è più vicina al 70 percento“.
Guardiola, ovviamente, non è il primo a far parte di quel 70%, né in Premier League, né nel mondo calcistico in generale. Il suo più illustre predecessore, Arsene Wenger, subì la stessa sorte. Si separò dalla moglie nel 2015, dopo 20 anni insieme. Tuchel dopo 13 anni. “Se c’è un denominatore comune che collega questi tre allenatori, è che sono tutti ossessivi indifesi. Guardiola è stato visto raddrizzare meticolosamente i registratori dei giornalisti all’inizio delle conferenze stampa. L’idea di Wenger per rilassarsi il sabato sera era guardare Match of the Day (programma di approfondimento sportivo, ndr) con il volume abbassato. Tuchel una volta era così innamorato di un campo di allenamento in Austria che misurò l’altezza dell’erba e fece trasferire il giardiniere a Mainz“.
“Il perfezionismo è un prerequisito per il successo nello sport d’élite, ma l’egocentrismo che genera è tutt’altro che normale“. Guardiola e Tuchel erano famosi per utilizzare il macina pepe e il sale durante le cene nel tentativo di spiegare i loro ultimi stratagemmi tattici. La domanda che sorge spontanea è “ma quando staccano da lavoro questi allenatori?”
Wenger, sulla moglie “costretta” a guardare le partite di calcio dopo che tornava dagli allenamenti disse: «Non ha molta scelta. Nel mio lavoro viaggio, ma il problema non è tanto la quantità di tempo che passi con la tua famiglia, quanto la qualità. È lì che questo lavoro è più faticoso».
Tornando a Guardiola, il tecnico del City in questa stagione ha dato prova più volte dello stress che un allenatore è costretto a subire. Il Telegraph ricorda il crollo contro il Feyenoord a novembre, “con il naso tagliato e la testa coperta di graffi“. La sua frase infelice nel post partita («Voglio farmi del male»). Poi la “furiosa lite il mese successivo con un tifoso del Liverpool“. E, l’ultimo in ordine di tempo, “gli spintoni con il portiere Stefan Ortega dopo l’ultimo sfacelo del City contro il Brentford. Lo ha descritto come uno scambio affettuoso ma sembrava tutt’altro“.
“I problemi coniugali vengano ora citati retrospettivamente come un fattore di questo comportamento”, ma “è saggio essere cauti“. “Le relazioni a distanza non sono affatto particolari per il calcio, ma sono spesso un prodotto della natura itinerante del mestiere”. Mourinho durante i suoi anni allo United abitava in un lussuoso hotel, mentre sua moglie, Matilde, è rimasta a Londra. Una situazione che illustra bene “le stranezze di due persone che girano in orbite separate, dove uno stava con i bambini e l’altro navigava nella sua boccia per pesci rossi“.
Ovviamente, non è una prerogativa europea. “Negli Stati Uniti, il tasso di divorzio tra gli allenatori della Nfl è stato stimato al 70 percento, ancora una volta molto più alto della media nazionale del 42 percento“.
“Wenger era straordinariamente protettivo della sua privacy, ma era forse il più aperto nel riconoscere l’egoismo insito nella sua vocazione. Per l’altrettanto insaziabile Guardiola, la ricerca della gloria è una dipendenza che non può mai essere abbandonata. È l’unica caratteristica che unisce i grandi, e tuttavia può avere un costo straziante“.