Sul suo profilo X: «Il mio rapporto con l’alcol non era più nel mio interesse. L’alcol è diventato qualcosa di negativo»
Lance Armstrong, ex ciclista americano, ha annunciato di aver vinto la sua lotta contro la dipendenza dall’alcol. «La migliore decisione che abbia mai preso», ha scritto sui suoi profili social.
«Un anno fa, oggi, mi sono reso conto che il mio rapporto con l’alcol non era più nel mio interesse. Né era nell’interesse della mia famiglia, dei miei amici, della mia squadra e della mia comunità. Credo che tutto nella vita dovrebbe essere vista come una bomba», ha detto l’ex corridore.
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«L’alcol è diventato qualcosa di negativo»
THAT WAS THEN
THIS IS NOW
This piece of art really says it all. In fact, it’s a piece I have looked to for inspiration many times over the last decade as my life has been, shall I just say, interesting.
But today, this exact date on the calendar, is different and the… pic.twitter.com/a7RPK1bQON
— Lance Armstrong (@lancearmstrong) January 15, 2025
L’ex ciclista continua:
«Un vantaggio o un peso. Un aspetto positivo o negativo. L’alcol era un peso, è diventato qualcosa di negativo. Questa è stata la mia decisione e oggi sento che è la migliore che abbia mai preso».
«Sei mesi fa ho detto di aver sentito una ‘voce interiore’. Un anno dopo questo viaggio, sento ancora quella voce, solo che ora dice: ‘Ciao Lance, sono così orgoglioso di te’, e questo mi rende giorno, ogni volta che l’ascolto».
Armstrong è riuscito a sconfiggere l’alcolismo anche grazie a sua moglie. «Tesoro, sei la mia salvezza e ti amo immensamente».
Prima l’antidoping beccava pesci grossi (Armstrong, Johnson), ora sono casi omeopatici come Sinner – L’Equipe
“E se l’antidoping funzionasse meglio prima?”. Se lo chiede L’Equipe ripartendo dall’inchiesta del New York Times sulla Wada e i nuotatori cinesi (che ovviamente in Italia non s’è filato di striscio quasi nessuno).
“Ricordate i bei vecchi tempi degli steroidi di Ben Johnson alle Olimpiadi di Seul del 1988, dell’Epo al Tour di Festina e Lance Armstrong, del Thg di Marion Jones… – continua L’Equipe – Solo colpevoli prestigiosi per prodotti pesanti in dosi forti, spesso abbinati a confessioni più o meno spontanee. Mentre negli ultimi mesi quasi tutti i pesci grossi caduti nella rete antidoping (Siner, Swiatek, Thibus, i nuotatori cinesi, ecc.) hanno lottato contro la contaminazione omeopatica senza consenso”.