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Meneghin: «Io monumento? Sui monumenti i piccioni posano parti poco nobili del loro intestino»

Dino Meneghin? «Per la Juve. Quando ero alla Ignis conobbi Bettega, Gentile e Anastasi che giocavano con il Varese. La vecchia Signora mi entrò nel cuore». 

Meneghin: «Io monumento? Sui monumenti i piccioni posano parti poco nobili del loro intestino»
Db Torino 04/07/2016 - Basket / Torneo di qualificazione Olimpica FIBA 2016 / Turchia-Italia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Dino Meneghin

Libero oggi ha una lunga intervista a Dino Meneghin, ex cestista e dirigente sportivo italiano. Meneghin è stato il primo giocatore italiano sia selezionato da una squadra professionistica della NBA sia eletto nella nel Naismith Memorial Basketball Hall of Fame.

È l’emblema della nostra pallacanestro: forse nessun altro campione di uno sport di squadra è stato, nell’immaginario collettivo di tutti gli Italiani, assimilato ad una disciplina sportiva come lui.

Domani compirà 75 anni come li festeggerà? Da monumento del basket?

«Ci si mette anche lei? Sui monumenti i piccioni posano parti poco nobili del loro intestino, per cui niente monumento». 

A proposito, non si è mai saputo per quale squadra di calcio tifa Dino Meneghin?

«Per la Juve. Quando ero alla Ignis conobbi Bettega, Gentile e Anastasi che giocavano con il Varese. La vecchia Signora mi entrò nel cuore». 

Il poeta diceva: non si ricordano i giorni,si ricordano gli attimi: è cosi?

«Vero. Attimi anche brutti come quelli vissuti al villaggio olimpico di Monaco 1972».

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Si riferisce alla strage degli atleti israeliani da parte dei Fedayyn di Settembre Nero?

«Esatto. La palazzina dell’Italia dove alloggiavo con la nazionale in ordine alfabetico era accanto a quella israeliana nella quale i fedayyn penetrarono, uccisero due atleti e ne presero in ostaggio altri nove ponendo precise condizioni: un aereo per volare al Cairo e la liberazione di 243 palestinesi rinchiusi nelle carceri di TelAviv».

Con i compagni di nazionale come visse quei momenti?

«Andammo all’allenamento fuori dal villaggio ma, al rientro, la polizia fermò il nostro pullman e ci fece scendere. Stava passando a pochi metri da noi il bus che portava terroristi e ostaggi all’aeroporto dove sarebbe poi avvenuto il disastro».

Le Olimpiadi persero per sempre la loro età dell’innocenza.

«Sì. I Giochi non sono mai più stati come prima». 

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