Questa domenica la stavo organizzando da giorni. Avevo due desideri: sedermi al tavolino di un bar con marito, aperitivo e giornali e, dopo, andare a pranzo fuori. Il tutto senza figli e assolutamente in tempo per arrivare a casa alle 15, per il fischio di inizio. Alle 11,45 siamo a casa di mia madre. Tempismo perfetto, mi dico. Prima di scoprire che ho dimenticato il passeggino per il più piccolo. Nera furente torno giù, dal marito che aspetta in macchina, e già sono alterata di brutto all’idea di dover riattraversare la città. Dal centro storico al Vomero, passando per i turisti che non so che cosa sono venuti a fare se non a fotografare i cumuli di spazzatura (è ufficiale: al centro storico stanno ridotti molto peggio che al Vomero) e le macchine incolonnate nello spazio restante delle strade. Ritorniamo da mia madre che sono le 13: l’aperitivo è andato. Ripieghiamo su un caffè veloce, al banco di uno squallidissimo bar, prima di dirigerci verso il ristorante. Via Napoli, che è più vicino? Ma sì, andiamo! Arrivati in via Diocleziano ci accorgiamo che non arriveremo a via Napoli neppure per l’inizio della partita, perché è tutto bloccato. Vabbè, ripieghiamo su Piazza Sannazzaro. Ci arriviamo che sono le 13.45. Il parcheggiatore ci intercetta che siamo ancora al centro della piazza. Sorridiamo, gli lasciamo la macchina. Siamo ben disposti. Poi mi accorgo che non è il parcheggiatore del ristorante dove volevo andare io, ma ricordo che mio marito, quando era ancora il mio fidanzato, mi lasciò, in Grecia, a Cefalonia, perché volevo andar via dal ristorante dove eravamo capitati perché non mi piaceva, così entro, per evitare il divorzio. Ci sediamo e veniamo travolti dalla proprietaria. Peggio del parcheggiatore! Un’esagerazione! E lasciami il tempo di scegliere, che sto’ posto neppure mi piace! E che diamine! Dico a mio marito che voglio andar via, fanculo il possibile divorzio. Litighiamo. Attimi di tensione mostruosa, fallacci verbali, mentre lei cerca di propinarmi uno spaghetto al pomodorino, dopo che le ho bocciato l’intero menu, a partire dalle patate fritte surgelate. Alla fine scoppiamo a ridere, con le lacrime. Mio marito dice che è condannato, che io sono insopportabile. Accetto di prendere una frittura di gamberi e calamari per dimostrargli che non è così. Tutto ovviamente surgelato. I gamberi sono immangiabili, i calamari non sanno di niente. Però il matrimonio è salvo. Arriviamo a casa che la partita è iniziata da 10 minuti. A nulla valgono i nostri continui cambi di posto, le scaramanzie, l’occhio al pc e al numero di aderenti all’iniziativa napolista. Qualcosa non funziona. Sarà l’odore di Natale che c’era nell’aria da stamattina (Di Natale che era nell’aria), sarà la pioggia, che riprende, sarà che non abbiamo fatto quello che volevamo. Ma che domenica! Perdiamo 3-1 ad Udine con degli strafalcioni mai visti da parte di Hamsik. Non riesco neppure a guardare gli highlight in tv. Torniamo a prendere i bambini e mi sembra di non averli mai lasciati. Non l’avevo immaginata così, questa domenica, proprio no. Rivolgo un ultimo sguardo al pc: siamo 7.954, parenti a 8.000. Un napolista libero ed una moltitudine. Può bastare per tutta la domenica e anche per molto di più.
Ilaria Puglia
Piove, litigo, che domenica!
Ilaria Puglia ilnapolista © riproduzione riservata