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Conte: «Sono venuto a Napoli per dare una mano in un momento di difficoltà del presidente e della sua famiglia

Il tecnico: «Non mi metterò a creare difficoltà. Saremmo ancora a Capodichino se non avessi detto qualcosa al megafono»

Conte: «Sono venuto a Napoli per dare una mano in un momento di difficoltà del presidente e della sua famiglia
Cm Bergamo 18/01/2025 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Napoli / foto Cristiano Mazzi/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Il tecnico del Napoli Antonio Conte parlerà in conferenza stampa dalle 14.30 per presentare la sfida contro la Juventus. Il match di campionato è previsto per sabato 25 gennaio alle 18.

La conferenza di Conte

Quattordici da quando arrivò alla Juventus, è migliore il Conte di oggi o quello di ieri?

«Sono arrivato nel ’91 alla Juventus. Non mi togliete la giovinezza. Quattordici anni dalla prima panchina, alla fine tra calciatore e allenatore ho trascorso sedici anni con la Juventus, gran parte della vita calcistica. È stata una grandissima esperienza, e un grane insegnamento. Cerco di essere migliore rispetto anche a 24 ore prima. Abbiamo il dovere di cercare di migliorarci quotidianamente, deve essere uno stimolo essere migliori rispetto a due mesi fa. Oggi mi sento una persona più completa. Ho 55 anni, sono passato da squadre importanti, sono stato commissario tecnico. Immagazzini sempre di più. Oggi se vuoi rimanere in scia devi continuare a studiare a evolverti, sia nella psicologia, gestione del gruppo, rapporti umani, con i dirigenti, i presidenti. Non devi sentirti mai appagato, devi ricreare l’eccellenza, È la grande passione che mi porta a farlo, fare questo brucia energie fisiche e nervose».

Per dare più del fastidio cosa serve?

«Serve fare il percorso, continuare il percorso che abbiamo iniziato. Non possiamo pensare di essere alla fine del percorso dopo solo sei mesi, significa non dare reale valore al tempo e al lavoro. Bisogna aspettare e proseguire questo percorso. Cosa manca? Mancano delle cose, non sto qui a sottolinearle. Anche se il percorso lo abbiamo vissuto in maniera spedita, ma non ti puoi alzare dall’oggi al domani e dire che sei pronto a vincere. Stiamo cercando di tirare il meglio da tutti noi stessi. Voglio andare molto cauto, abbiamo bisogno di altri step. Ci vuole tempo e pazienza, che piaccia o non piaccia. Poi ci sono le cose soggettive che vengono dall’esterno. Io sto dall’interno, dobbiamo fare ancora step importanti».

Recuperati dodici punti alla Juventus dall’andata.

«La Juventus è imbattuta in campionato. Tutti questi demeriti non ci sono. Alcuni di questi pareggi potevano essere vittorie. Si è creato questo distacco. L’anno scorso noi a 20 punti dalla Juventus. Ci dimentichiamo. Ricordiamocelo, anche rispetto alle altre squadre. Tutti ci siamo dimenticati il gap che c’era lo scorso anno».

L’immagine di Conte col megafono, immagine bellissima.

«Non ho preso il megafono, mi è stato dato. È giusto chiarire, qualcuno può pensare che ce l’avevo dentro la valigia. Ero sul pullman, mi è stato dato il megafono chiedendo di dire due parole. Oggi è sempre più difficile sentire grazie. Il minimo che potessi fare era ringraziare i tifosi che ci sono riversati in questa maniera così incredibile. Saremmo ancora a Capodichino se non avessi detto qualcosa al megafono. Cose che ti fanno percepire dove sei, come viene vissuto il calcio, sono cose che rimarranno sempre. Stiamo parlando della seconda partita del girone di ritorno. Ringrazio che tantissima gente abbia sacrificato il proprio tempo per venire a salutarci. Mi sono sentito di ringraziare».

Napoli-Juve non è una partita normale.

«Sto percependo che nemmeno Atalanta-Napoli è una partita normale, Napoli-Verona non è una partita normale. Dobbiamo considerare ogni partita la partita. Sono tre punti. Dobbiamo continuare a mettere fieno in cascina. Sono quelle partite che servono per l’autostima, la fiducia, per capire anche a che punto siamo. Sono partite ad altissimo indice di difficoltà. È un osso duro la Juventus».

L’imbattibilità della Juventus.

«Non esistono squadre imbattibili. È una squadra quadrata, con giocatori forti, l’anno scorso con molti punti davanti a noi, fanno la Champions, hanno fatto un ottimo mercato, parliamo di un top club, bisogna avere massimo rispetto, hanno una storia importante. Alla Juventus, come all’Inter e al Milan, hai un solo obiettivi: vincere. Non ti puoi nascondere».

Il mercato

«Ogni finestra di mercato ti può migliorare. Se non sarà adesso, a giugno va fatto. Vogliamo tornare in Europa e oggi come rosa, nell’eventualità, quando sarà il momento affronteremo il discorso. Ogni finestra di mercato se fatta nella giusta maniera ti può rinforzare per il presente e per il futuro. Il mercato di questa estate è anche per tanti anni. Significa mettere delle basi e su queste basi crescere e aggiungere pezzi. Quello che abbiamo fatto questa estate, siamo stati bravi e anche fortunati. Non è semplicissimo mettere dentro giocatori e non sbagliarli, nemmeno uno. Basta guardare il mercato di due anni fa, spesi cento milioni, il presidente lo rimarca sempre, giustamente. È importante spendere i soldi ma nella giusta maniera e non buttarli. In casa sempre dato il giusto valore al denaro».

Meglio adesso o a giugno?

«Ogni sessione di mercato è un’opportunità per migliorarti. Se c’è la possibilità, è giusto che il club decida. Sono venuto a Napoli per dare una mano in un momento di difficoltà del presidente e della sua famiglia. Io non mi metto a creare difficoltà, bisogna essere costruttivi. Se arriverà qualcuno in grado di poter migliorare il gruppo, ben venga, sennò stiamo zitti, pedaliamo sapendo che in futuro questa rosa va rinforzata se andremo in Europa. Siamo pochi per l’Europa».

Buongiorno quando recupera?

«Ha cominciato a lavorare con noi in settimana. Deve fare preparazione fisica. Ha perso un bel po’ di massa muscolare, stiamo cercando di rimetterlo in pista. Non mi è mai piaciuto spingere il calciatore a rientrare, a forzarli. Ho avuto tanti infortuni, l’infortunio deve essere autogestito a livello mentale, devi sentirti pronto. Servono le dovute cautele, ascolteremo molto il ragazzo, non forzeremo mai. Tornerà quando dirà“sono pronto”».

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