Quanto avviene sui campi da gioco ha un valore relativo, tutto viene deciso altrove. La similitudine calcio-wrestling.

L’inquietante servizio di Report sulle mafie nel calcio serve a ricordare al tifoso di non illudersi
FALLI DA DIETRO (rubrica nata nel 2008. Le rubriche omonime nate successivamente sono imitazioni)
COMMENTO ALLA 23° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2024-25
Lo spreco.
Due punti buttati a due minuti dal termine bruciano e fanno incazzare.
Potevano significare tante cose quei due punti.
La fuga.
La svolta decisiva per la corsa scudetto, visto il risultato di San Siro. La chiusura definitiva del dibattito Kvara.
Invece tutto invariato.
Eppure avevano iniziato bene gli azzurri.
Aggressivi, padroni del campo, autorevoli.
Vantaggio meritato grazie a un’apertura geniale di Jesus per Spinazzola che irride con un pallonetto il portiere serbo-belga fuori tempo in uscita.
Parentesi arbitri.
Li scelgono tutti cornuti contro il Napoli.
Al quarto d’ora Pisilli pesta Politano in area.
E il disastroso Fabbri cosa fa? Invece del rigore s’inventa la genialata. Ammonizione all’azzurro per simulazione. Evviva!
Var zitto.
Per la solita regola della valutazione di campo applicata quando fa comodo.
Alla mezz’ora Konè spinge di spalle Scott in area. Scott va giù.
Var zitto. Anche qui valutazione di campo. Li possino.
Ci sarà anche un giallo che dovrebbe essere rosso per fallo di Konè su Jesus.
Var zitto.
Ma non finisce qui.
C’è anche una nuova categoria di fallo inventata dall’immaginifico Fabbri.
“Resistenza alla carica” fischiato ripetutamente a Piedone-Romelu.
Reo di non essere crollato a terra dopo l’aggressione dell’avversario che gli sale sulle spalle.
Quindi fallo! E allegria!
Tutto mentre in contemporanea va in onda su Rai3 l’inquietante servizio di Report sulle mafie nel calcio.
Per ricordare al tifoso di non illudersi.
Che quanto avviene sui campi da gioco ha un valore relativo.
Tutto viene deciso altrove.
E affiora di nuovo la similitudine calcio-wrestling.
Che a me proprio non va giù. E a cui mi ostino a non credere.
Torniamo all’Olimpico per la ripresa.
Il Napoli del primo tempo non c’è più.
Ora c’è una squadretta timida e impaurita che si arrocca come può in difesa e subisce la incessante pressione sangue-oro.
Il calcio moderno, con i cinque cambi a disposizione divide una partita in due.
La prima dura un’ora. La seconda trenta minuti.
Inutile dire che la seconda partita, quella che dura la metà, abbia una importanza doppia.
Ed è qui che si nota, da una parte, la qualità del tecnico nel leggere la partita, e dall’altra, la qualità dei ricambi in grado o no di modificare l’andamento della gara.
Er Fettina deve recuperare.
Butta dentro tutti gli attaccanti che ha.
Il Feroce Salentino deve difendere il vantaggio.
Toglie TiberioMurgia-David, svogliato e inefficace.
Poi si gira verso la panchina e chi si ritrova?
Mazzocchi Pasquale.
Sempre pieno di voglia, per carità. Sempre pronto a buttare il sangue. Ma con una caratteristica che non aiuta.
È scarso.
Si perderà al 92° Angelino che indisturbato può sparare al volo il pari.
I ricambi di panchina.
Scommettiamo che alla fine, tirando le somme, saranno loro a fare la differenza?
Brucia il pari all’Olimpico dopo il pari a San Siro.
Il Diavolo scende in campo con il destino segnato.
Farà la fine dei cristiani nell’arena, profetizzano tutti.
Conceicaio racimola gli undici contandoli e ricontandoli.
Tutti col fiatone per la partita in 10 di mercoledì.
Senza attaccante titolare.
Con un paio in cattive condizioni. Il regista squalificato. Panchina zero.
Gli interisti sbruffoneggiano su quanti gol avrebbero fatto.
Riescono a malapena a sfangarla nel recupero, a pareggio ormai insperato.
Certo che sono due spanne sopra il Diavolo. Non si discute su questo.
Tre pali. Tre gol annullati.
Una panchina piena d’oro.
Bissek, il Signorinello Pallido, Carlos, Frattesi, il neo arrivato Zalewski.
Forti, so’ forti.
Ma forse sarebbe il caso di fare meno i fanfaroni.
Comunque sto campionato lo perdono solo se decidono di perderlo.