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Nainggolan: «Mi hanno trattato come Pablo Escobar, non voglio tornare in prigione»

Al giornale belga Het Nieuwsblad racconta l’arresto per le accuse di traffico di droga: “Il giorno prima ho saputo che aspettavo un maschietto, il giorno dopo ero in galera”

Nainggolan: «Mi hanno trattato come Pablo Escobar, non voglio tornare in prigione»
As Frosinone 14/04/2019 - campionato di calcio serie A / Frosinone-Inter / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Radja Nainggolan

Radja Nainggolan è uscito dal carcere ed è tornato in campo, domenica. La sua squadra, il Lokeren-Temse, ha perso 5-0. Non è un bel periodo. Il 27 gennaio l’ex giocatore della Roma è stato arrestato, insieme ad altre 17 persone, dalla polizia belga nell’ambito di una vasta indagine su l’importazione di cocaina dal Sud America all’Europa, tramite il porto di Anversa, e la sua ridistribuzione in Belgio.

Nainggolan è stato accusato di “partecipazione a un’organizzazione criminale” in qualità di “membro”, prima di essere rilasciato dietro determinate condizioni il giorno successivo. In un’intervista al quotidiano belga Het Nieuwsblad raccontato udienza ed esperienza: “Sono stato interrogato per quattro ore. Quando hanno voluto portarmi davanti al giudice istruttore, erano già le sei di sera. Mi hanno detto che avrei trascorso tutta la notte in cella. Era come se avessero arrestato Pablo Escobar, anche se non ho nulla a che fare con i casi di droga a cui è associato il mio amico. Sono cresciuto in un quartiere (Linkeroever, ad Anversa) dove a volte succedevano cose riprovevoli. Sei amichevole con me? Allora lo sono anch’io”.

“Non mi hanno fatto domande sulla droga. Volevano solo sapere che tipo di relazione avevo con questa persona. La prigione è un’esperienza molto strana che non vorrei rivivere. Sono stato presentato come un trafficante di droga. Il giorno dopo aver scoperto che avrei avuto un maschietto, mi sono ritrovato in prigione. La parte più difficile è stata doverlo spiegare a mia figlia”.

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