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Giampaolo: «La mia una carriera in altalena, al Milan è finita troppo presto»

A La Stampa: «Nel 2007 mi chiamò la Juve, mi dissero che al 99% sarei stato l’allenatore. Poi dopo un paio di giorni mi dissero che c’erano cose più grandi in ballo, e presero Ferrara».

Giampaolo: «La mia una carriera in altalena, al Milan è finita troppo presto»
Ar Venezia 25/11/2024 - campionato di calcio serie A / Venezia-Lecce / foto Andrea Rigano/Image Sport nella foto: Marco Giampaolo

Il tecnico del Lecce Marco Giampaolo ha rilasciato un’intervista a La Stampa, in cui racconta le sue annate sfortunate e gli esoneri ricevuti, come quello col Milan.

Giampaolo: «La mia una carriera in altalena, al Milan è finita troppo presto»

All’inizio degli anni Duemila si parlava di lei come del nuovo mago del calcio. Poi cos’è successo?

«E’ successo che i maghi non esistono. Nel calcio servono tante cose, si devono allineare anche gli astri, la penso così. A volte basterebbe anche essere al posto giusto nel momento giusto e nella squadra giusta, con il ds giusto e soprattutto devi essere giusto anche tu. La mia è una carriera in altalena. Ma sono contento di dire che ho avuto sempre la forza di rialzarmi, in diversi momenti».

E’ stato vicinissimo alla Juventus, ha allenato il Milan eppure è il tecnico più esonerato in Serie A…

«Mah, la Juve era tipo il 2007, un’occasione pazzesca come lo è stata il Milan. A Milano sono stato troppo poco, è finita troppo presto. Ritenevo di essermelo meritato dopo tre anni buoni alla Samp e uno all’Empoli. Non si sono allineati quegli astri. Per la Juve mi ricordo andai a Torino a cena a casa di Blanc, poi ripartii per tornare a casa di notte. Durante il viaggio mi richiamarono per dirmi che al 99% sarei stato l’allenatore e che serviva soltanto che ratificasse il Cda. Purtroppo dopo un paio di giorni mi dissero che c’erano cose più grandi, e presero Ferrara».

Il top l’ha raggiunto a Brescia. Ma alla fine rassegnò le dimissioni. Perché?

«Comunicai le dimissioni all’allora figlio di Corioni perché non c’erano presupposti. Loro non potevano mantenere le promesse fatte, io non potevo mantenere certi risultati senza il mantenimento di rassicurazioni».

Quattro sconfitte in sei partite col Milan. Colpa sua?

«Credo che le responsabilità siano sempre di tutti, ma sono stato esonerato dopo una vittoria. Forse c’erano pareri e visioni diverse…».

I colleghi che ammira maggiormente?

«A me piace De Zerbi, è uno scienziato per strutture e costruzioni di gioco. Altro genere di allenatore, dico Allegri, top per il suo calcio di ricerca e gestione. Ne potrei dire altri, ma giudico solamente chi ho visto lavorare durante gli allenamenti settimanali».

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