Il reportage dei France Football su Bergamo: «Con i milanesi accanto, non è facile esistere. Gasperini e i Percassi sono muratori, costruiscono»
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France Football ha “assaporato l’anima di Bergamo“. Un lungo reportage per capire come una squadra di provincia, l’Atalanta, sia arrivata a vincere una Europa League. Il legame esageratamente stretto tra città e club, tra bergamaschi e i Percassi, la famiglia comproprietaria della Dea.
Per chi non lo sapesse (e fra i francesi sono molti), Bergamo è una città divisa in due. Bergamo Alta e Bergamo Bassa. Nel tragitto tante le persone “intervistate” che parlano di fede.
Tra loro c’è un certo Claudio. “Tutti gli abitanti del posto lo fermano, lo salutano con un “ciao capo” e gli danno il cinque. Ha uno sguardo stanco, un occhio dice “fanculo” all’altro, ma ha memoria. L’ottantenne spiega: «Con i milanesi accanto, non è facile esistere. Dovevamo lavorare di più e in modo diverso. Perché né Gasperini né i Percassi sono dei geni, sono dei muratori che costruiscono. Qui nessuno dice “andiamo allo stadio”, ma “andiamo all’Atalanta»”.
“Qui si dice che Dio cammini con la Dea. «È una piccola città. Ti affascina»”.
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France Football ha “assaporato l’anima di Bergamo” per capire l’Atalanta
All’ingresso dell’albergo-ristorante Il Sole, si ferma uno scooter. “Il pilota indossa un casco bianco parzialmente coperto dal logo dell’Atalanta. La giacca semiaperta dell’Anderlecht che rivela sotto la maglia del Real Madrid. Paolo Di Pilato, 67 anni, si descrive come “un vero numero e un collezionista di maglie”. «Il primo che ho conosciuto è stato (Glenn) Strömberg, capitano svedese (negli anni ’80), viveva nella piazza e veniva sempre a mangiare. Christian Vieri, viveva con mio fratello. È stato la nostra stella (1995-1996). Abbiamo fatto feste qui, con il mio amico (Paolo) Montero (difensore uruguaiano degli anni ’90). Leo Rodriguez, Ivan Valenciano o ancora Sergio Berti e Faustino Asprilla, che giocavano nel Parma… Una sera, bevvero cinquanta birre!»”.
E ancora:
“«Questa non è una città calcistica, ma una città di snob con un’ottima qualità della vita, persone che hanno soldi e per cui le cose funzionano bene. Polenta, Eco di Bergamo, Atalanta e “Bergamasco”, il dialetto locale, sono l’identità di questo territorio. Sono attaccati ad essa e non puoi togliergliela. Prima era importante non arrivare tra gli ultimi cinque. Ora l’obiettivo della squadra è arrivare tra le prime cinque. Capisci cosa è cambiato. Oggi è più facile definirsi tifosi dell’Atalanta. Ma c’è sempre questa tendenza a essere per l’Atalanta e… per la Juventus, o per il Milan, o per l’Inter…». Una doppia fede un tempo diffusa ma progressivamente minata dall’era Gasperini“.
Per non parlare della superstizione degli ultras. «Al 43° minuto andiamo ancora in bagno. Per noi è una tradizione per segnare. E guardate cosa è successo domenica scorsa (gol di Charles De Ketelaere al 45° e di Ademola Lookman al 45°+1 contro la Fiorentina). Ma non parlarne, altrimenti non funzionerà più o ci sarà la coda!».
L’Atalanta attraversa generazioni, oltrepassa le differenze della città. Giovani e meno giovani uniti in uno stesso sentimento. “Una signora molto anziana, sostenuta dalla figlia, ha bisogno di una pausa: «Quando la Dea ha perso, ho pianto. Adesso piango di gioia. Io salto dentro me stessa e urlo come meglio posso».