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Preziosi: «Avevo preso Lewandowski, già firmato. Poi litigai con l’agente. Malesani parlava solo del vino»

Alla Gazzetta: «L’esonero di Gasperini non è il più grande errore che ho commesso. La rottura dopo lo striscione ultrà “Gasperini taci e allena”»

Preziosi: «Avevo preso Lewandowski, già firmato. Poi litigai con l’agente. Malesani parlava solo del vino»
Db Milano 19/03/2018 - assemblea ordinaria Lega Calcio Serie A / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Enrico Preziosi

La Gazzetta dello Sport intervista oggi Enrico Preziosi, tanto amato, odiato, discusso, elogiato e contestato, in 19 anni da presidente del Genoa. Tra i vari argomenti quelli legati all’Inter e al grande affare che gli fece fare con Milito e Motta: «senza quei due non avrebbero vinto il triplete».

«Moratti investì parecchio, pranzai con lui e Mourinho e gli dissi che quei due fenomeni gli avrebbero portato lo scudetto. Non parlai di triplete ma feci una scommessa con Moratti: Milito e Motta almeno a quota 20 gol. Solo Diego ne segnò 30. Cosa vinsi? Una stretta di mano. Nella trattativa ci trovammo subito, feci inserire il cartellino di Bonucci che avevo visto una volta ad Ascoli».

Poi su Gasperini

«Non è il suo esonero l’errore più grande che ho fatto. Ha un carattere particolare. Il punto di non ritorno arrivò dopo uno striscione di alcuni ultrà, “Gasperini taci e allena”. Non è vero che litigammo per la storia della mancata licenza Uefa che cancellò la qualificazione del Genoa in Europa. Riconosceva me come solo interlocutore. Mi faceva arrabbiare perché c’erano tanti riferimenti: mio figlio, Capozucca e altri. Ma Gasperini ascoltava solo me».

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Un rimpianto

«Lewandowski. Già firmato, faccio saltare tutto per una commissione con l’agente. Mi sono arrabbiato e l’ho mandato via, ma Lewa era in tribuna con me a vedere il derby. Una delle tante sciocchezze fatte. La più grossa? Forse aver preso Malesani. Mi parlava sempre del suo vino e forse l’aveva un po’ condizionato: in campo lo capii subito con le scelte che faceva…».

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