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Il papà di Pizzul gli prometteva una bici nuova se si fosse fatto bocciare, lo voleva macellaio

Lo racconta Terruzzi sul Corsera: “Ma la mamma era maestra, e per fortuna lo convinse a continuare a studiare”

Il papà di Pizzul gli prometteva una bici nuova se si fosse fatto bocciare, lo voleva macellaio

Bruno Pizzul è diventato Bruno Pizzul per educazione inversa, se così si può dire. Lo racconta in un pezzo molto bello Giorgio Terruzzi sul Corriere della Sera. Tra le altre cose Terruzzi scrive che “suo padre era macellaio: prometteva di regalargli una bicicletta nuova in caso di bocciatura a scuola per farlo entrare in bottega. Sua madre era maestra: lo invitava a studiare. Ascoltò lei ed era felice per ciò che aveva ricevuto, per come era andata, per ciò che aveva attorno. Niente fuffa, una riconoscenza manifestata di continuo dopo aver accompagnato intere generazioni dentro notti comunque magiche”.

Per Terruzzi Pizzul era anche una Milano che non esiste più: “Milan e Inter a dividere i milanesi, cappotti con la martingala, cappelli con i paraorecchie per i bambini, nebbia da non vedere un accidente al mattino, per strada, allo stadio”.

Con lui muore una suggestione: “Altre voci, altre stanze, l’audio che scandisce i toni da prime trasmissioni, le voci di Nicolò Carosio e poi di Nando Martellini che hanno dentro ancora, per fasce di età, il profumo dell’erba, della canfora, l’esatta percezione al tatto di quel cotone spesso per le maglie dei giocatori, colori sociali e basta, lo sponsor? Che roba è? Ma sì, campioni e allenatori con i quali condividere la tavola, litigare e fare pace nel giro di dieci minuti, Gianni Brera e la sua prosa alta; Viola, il suo genio cacciato nella Olivetti, la sua vita troppo breve. Milano, come non è più. Immigrati adottati dai milanisti, bauscia in nerazzurro. Sfottò e risate dentro un mondo magnifico, finalmente a colori dopo anni di solo bianco e nero”.

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