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Simon Mignolet: «Klopp è un vero leader, ma quando mi ha preferito Loris Karius mi ha deluso»

Il portiere racconta i suoi anni al Liverpool: «Il calcio non è sempre giusto, logico o onesto, l’ho accettato. Ho capito meglio la scelta di passare in panchina quando Alisson è arrivato»

Simon Mignolet: «Klopp è un vero leader, ma quando mi ha preferito Loris Karius mi ha deluso»
Mg Basilea (Svizzera) 18/05/2016 - finale Europa League / Liverpool-Siviglia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Simon Mignolet

Lungi dall’essere finito a 37 anni, Simon Mignolet è oggi una leggenda vivente del Club Bruges che questo mercoledì, è chiamato in un’impresa contro l’Aston Villa in Champions League. Il portiere, più volte accostato al Napoli, ha parlato a SoFoot della sua esperienza belga ma anche sugli anni al Liverpool.

Ripercorriamo i tuoi anni a Liverpool. Ti ricordi la tua prima stagione?

«Sì, la mia prima partita (contro lo Stoke City) è stata molto speciale, uno dei miei migliori ricordi. Tutta la mia famiglia era allo stadio, e ho parato un rigore all’89° minuto per convalidare una vittoria 1-0. Quell’anno, mi ritrovo direttamente in una squadra che lotta per il titolo, mentre fino ad allora avevo giocato solo a Saint-Trond e Sunderland, due club che lottavano soprattutto per il mantenimento. Con il senno di poi, sarebbe stato meglio se giocassi in un’altra squadra che gioca la vittoria prima di unirmi al Liverpool. Lì, in un periodo molto breve, ho dovuto imparare molte cose, non era l’ideale. Il mio più grande difetto come portiere è che ho iniziato molto tardi. Quando gioco in Premier League a 23 anni (a Sunderland, ndr), sono solo otto anni che sono in porta».

Il Liverpool purtroppo manca il titolo per due piccoli punti. Ricordiamo tutti la sfortunata scivolata di Steven Gerrard contro il Chelsea durante la 36a giornata…

«In realtà, non abbiamo perso il titolo contro il Chelsea, ma una settimana dopo, contro il Crystal Palace. Conduciamo 0-3 e ci facciamo recuperare nell’ultimo quarto d’ora, 3-3. Abbiamo preso un grande colpo mentalmente. Tu senti che tutto sta crollando e non puoi cambiare nulla. È stato difficile riprenderci, ma anno dopo anno, abbiamo migliorato l’organico e abbiamo cambiato le cose. Sono arrivato in una squadra in transizione nel 2013, e quando sono partito nel 2019, era diventata la migliore d’Inghilterra. Jürgen Klopp era un vero leader. La sua più grande forza è che conosceva il ruolo di ciascuno. Ma non dovevamo il nostro successo solo a lui, la gestione in generale era eccellente».

Durante la stagione 2017-2018, come hai vissuto la scelta di Jürgen Klopp di privilegiare Loris Karius come portiere?

«Questa è l’unica delusione che ho avuto con Klopp, perché non ho ricevuto una vera spiegazione. Nello spogliatoio, non avevo mai avuto la sensazione che dovessi essere titolare. Il calcio non è sempre giusto, logico o onesto, l’ho accettato, perché fa parte del mondo professionistico. Ho capito meglio la scelta di mettermi al numero 2 quando Alisson è arrivato nel 2018. È uno dei migliori portieri del mondo, non ho problemi a dire che era più forte».

Quando Karius si è perso nella finale di Champions League 2018, come l’avevi vissuto, come sostituto diretto?

«Ero deluso, come tutto il resto della squadra. Si vince con il gruppo e si perde con il gruppo, non è stata colpa di un ragazzo. Non parlerò mai male di un ex compagno di squadra. Un anno dopo, abbiamo finito per vincere la Champions League. Anche se ero un sostituto, sentivo di far parte a pieno titolo di questo gruppo».

In quel momento, eri anche il numero 2 con il Belgio dietro Thibaut Courtois. Era difficile da vivere, essere in panchina in club come in nazionale?

«Era complicato, ecco perché volevo davvero trovare un altro club per giocare tutte le partite. Ma proprio come Alisson, Thibaut è uno dei migliori portieri del mondo, è una figura. Devi fare di tutto per aiutarlo e permettere al gruppo di approfittarne. Ho tra l’altro un rapporto molto amichevole con lui, ci parliamo ancora spesso. In undici anni nella squadra nazionale, abbiamo vissuto grandi momenti con i Diavoli rossi. Certo che avrei voluto essere titolare durante i grandi tornei, ma non puoi mai cambiare la storia, devi solo accettarlo».

 

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