Al podcast Tintoria: «Abbiamo un app per l’antidoping nella quale dobbiamo sempre segnalare dove dormiamo, immaginate quando esco con una ragazza»

Matteo Berrettini ospite al podcast Tintoria ha raccontato come è partita la sua giornata del 29 gennaio in cui hanno vinto la Coppa Davis. Alle ore 6.40 il cellulare squilla all’improvviso: era un agente dell’antidoping che lo avvisava di un test a sorpresa. «Ho recitato qualche Ave Maria per partire bene».
Poi ha raccontato dell’incontro al Quirinale col Presidente Mattarella al Quirinale. «Mi ricordo solo un caldo assurdo, sudore e quella cavolo di cravatta che mi stringeva il collo. E poi le scarpe scomodissime. Ero molto emozionato, così tanto che non mi ricordo assolutamente cosa ho detto in quella sala». Un particolare che ha lasciato il segno: «Ero sveglio dalle 6.40 e speravo di trovare un buffet. Invece niente, ci hanno lasciato a stomaco vuoto».
Il padel
Poi una passaggio sul padel che adesso è entrato anche nella famiglia Berrettini: «Ho un padre che si è convertito a questo sport e noi siamo in lutto. E’ campione italiano over 60 e ne va orgoglioso. Il padel è un incrocio tra il tennis e lo squash. Perché l’hanno messo nella nostra Federazione? Ti do la versione ufficiale: visto che è uno sport in grande crescita aveva bisogno di un aiuto per crescere ancora di più».
La scaramanzia dello sport:
«La persona che mi odia di più sono io quando gioco. Forse devo imparare a perdonarmi di più. Sono molto tosto con me stesso ma molto generoso con i miei compagni quando gioco in Davis, mi sento molto uomo squadra anche se ovviamente, com tutti, vorrei sempre giocare io. La scaramanzia? La uso per tenere alta la concentrazione prima di una partita e non avere distrazioni. Di base, però, non sono un tipo scaramantico. L’ho sempre considerata una sorta di debolezza. Mio padre invece in Davis ha preteso di avere sempre lo stesso posto per tutte e tre le partite. Io non la vivo così ma poi alla fine mi ha fatto: ‘Però alla fine avete vinto’. Pensate che nella prima semifinale che ho fatto in un grande Slam lui ha mangiato per due settimane la stessa cena, ovvero pizza capricciosa e polpette. A fine torneo era gonfio come un pallone ma felice».
Come funziona l’antidoping:
«Non è facile convivere con questa cosa. Noi abbiamo un app che dobbiamo sempre tenere accesa e nella quale dobbiamo sempre segnalare dove dormiamo. Questa estate sono stato in Grecia con amici e girando in barca ho dovuto segnalare il molo dove aveva attraccato la barca. Immaginate quando esco con una ragazza. Ho degli stalker che mi seguono e mi chiedono le urine, praticamente. Tra l’altro devono guardare mentre la faccio perché altrimenti potrei sostituire le provette, quindi immaginate la scena… Una volta appena arrivato in Cina, in pieno jet lag fui chiamato per un controllo e mi cadde il bicchierino dove avevo messo le urine. Per fortuna che ne avevo così tanta che sono riuscito a riempirlo ugualmente. Se non mi trovano? Scatta un warning. A tre c’è la squalifica di un anno e mezzo. Immaginate la paranoia quando sei a due…. Quanti ne faccio durante l’anno? Almeno una trentina. Pensa che ad oggi ne ho già fatti quattro».
Berrettini e i videogiochi
«Alla Playstation gioco molto a Fifa anche per mio fratello che giocava sempre ai videogiochi sportivi. Sono negato a Call of Duty, mi piacciono i giochi sui supereroi. A tennis non ci gioco, mi basta farlo nella realtà. Mi sono visto su Top Spin ma hanno sbagliato, mi hanno fatto le gambe enormi e invece ho due stecchini. Quando ci gioco? Quando sono a casa o nei tornei, di solito li mettono nei salottini. A volte le rubiamo e ce le portiamo in hotel. A margine di tutto, io sono ipercompetitivo e alla Playstation potrei uccidere per vincere».