Stiamo assistendo al remake di Spalletti. Ma niente drammi. Lui va ringraziato, è troppo per noi. Conte ha fatto bene al Napoli. Il Napoli ha fatto bene a Conte

Purtroppo è avere Conte a Napoli che non è normale. Il lungo addio è già cominciato
Avvertenza: non è un articolo per tifosi, tantomeno tifosotti. È soprattutto un articolo per chi non è imbevuto di napoletanità (e quindi ha competenze calcistiche).
Com’è ormai evidente a chi non abbia gli occhi foderati di prosciutto, il lungo addio tra Conte e Napoli è ampiamente cominciato. Del resto, qualche settimana fa, a domanda precisa qualche sul prossimo anno, ha risposto alla Benitez, tra business plan, programmi di crescita, eccetera. Ma non c’è da fare drammi né da disperarsi alla ricerca di responsabili. C’è solo da essere felici. Antonio Conte era ed è ampiamente al di sopra delle nostre possibilità. Ma Aurelio De Laurentiis è bravissimo a riuscire a intercettare i fuoriclasse della panchina nei loro momenti meno fortunati. Lo fece con Benitez. La ho ripetuto con Ancelotti. Volendo, con Spalletti. E infine con Antonio Conte. Che in questo calcio senza capo né coda, dove il Liverpool dell’osannato Slot esce dalla Champions perché subisce un gol come se stesse giocando in Villa Comunale, il povero Antonio Conte è stato ritenuto anche superato, non all’altezza. Ed è ripartito da Napoli. Dove – attenzione – De Laurentiis ha potuto attirarlo perché ha il contante, ha la grana. E chi ha la grana, ha sempre il banco. De Laurentiis (l’altro giorno giustamente osannato da Flavio Briatore) è abilissimo a spingersi fin dove può e poi a mollare quando capisce che stringere ulteriormente la corda gli procurerebbe cadute rovinose oltre a fratture varie.
Il sodalizio Conte-Napoli ha funzionato alla grandissima. A prescindere dall’eventuale vittoria dello scudetto che sarebbe un risultato spaziale. Ha funzionato perché ha vinto Conte e ha vinto anche il Napoli.
Conte ha vinto perché si è abbondantemente rilanciato. Tranne che per alcune enclaves napoletane ridotte a vivere nel sarrismo (e ahinoi anche in nuclei distorti di spallettismo), in Italia e soprattutto laddove il quoziente intellettivo è rilevante, è chiarissimo che Conte ha scritto una delle pagine più incredibili della sua storia da allenatore. Ha preso una squadra dalla rianimazione, in coma profondo, e l’ha portata a lottare per lo scudetto. Persino dopo la cessione di Kvaratskhelia per Okafor. Ha vinto. Che arrivi primo, secondo o persino terzo, ha vinto. E oggi non è che ha mercato. Di più. Ha stra-mercato. In Italia (occhio a quel che sta accadendo nella Torino bianconera dove la ricreazione di Giuntoli e Thiago Motta è bella che finita) ma anche all’estero.
Attenzione però, ha vinto anche il Napoli. Ha vinto pure De Laurentiis. Che aveva una squadra ridotta in macerie dal proprio egocentrismo infantile e ha avuto il lampo di genio (ah i miracoli dell’istinto di sopravvivenza) di comprendere che c’era una sola strada per riprendersi. Spendere tanti soldi, portare a Napoli l’uomo delle missioni impossibili e farsi da parte (la componente più dolorosa). Oggi il Napoli è sicuramente in Champions. E può addirittura vincere il quarto scudetto. Ma non solo. Tutti quei calciatori che erano ormai stati considerati finiti, si sono ripresi. Altri se ne sono aggiunti. In più, è la storia che parla, quello di Conte è sempre un lavoro che va in profondità. Che regge anche dopo anni. Sia alla Juventus (dove peraltro gli successe un fuoriclasse come Allegri). Sia all’Inter dove è arrivato Inzaghi. Quindi il Napoli reggerà pure senza Conte, sempre che De Laurentiis non ripeta gli sfracelli di due anni fa. Ma francamente non lo crediamo possibile. Poi, certo, se portasse a Napoli Allegri, potremmo anche proporre il suo nome per piazza Plebiscito. Si vedrà.
Quindi, parafrasando le frasi di Conte di domenica scorsa (“Si sta facendo passare per normale quel che normale non è. Ti vendono il migliore, è normale. Mancano i giocatori, è normale”), purtroppo non è normale che Conte alleni il Napoli. È successo per una serie di fattori che abbiamo spiegato. Godiamocelo fino all’ultima goccia. Speriamo che finisca come con Spalletti, con un tricolore. E magari speriamo di non assistere alla solita pagliacciata sul tradimento. Anche se ci insospettisce l’inizio della fase spallettiana di Conte con il tour culturale e gli elogi smodati alla città. Quella tra Conte e il Napoli è stata una relazione tra adulti. Basata sui soldi e sulle convenienze personali. Com’è sacrosanto che sia. Come diceva l’Avvocato, «dopo i vent’anni si innamorano solo le cameriere». La relazione adulta è il motivo per cui tra Conte e il Napoli fin qui ha funzionato a meraviglia. A pensarci bene lasciarsi da adulti sarebbe la vera rivoluzione.