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Fagioli: «Alla Juve Motta non mi considerava. Allegri lo stimo tanto, mi ha fatto crescere e mi è stato vicino»

Al Corsport: «Firenze mi ha restituito il piacere e la leggerezza. È finita la fase da ragazzino. Io nuovo Del Piero? Le solite cagate»

Fagioli: «Alla Juve Motta non mi considerava. Allegri lo stimo tanto, mi ha fatto crescere e mi è stato vicino»
Mg Milano 10/02/2025 - campionato di calcio serie A / Inter-Fiorentina / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Nicolo’ Fagioli

Fagioli: «Alla Juve Motta non mi considerava. Allegri lo stimo tanto, mi ha fatto crescere e mi è stato vicino».

Niccolò Fagioli intervistato da Ivan Zazzaroni direttore del Corriere dello Sport.

Sentita più e più volte: «Fagiolino ha colpi alla Modric».
«Eh no, non ancora. Ma chi lo dice, il mister?».

Il mister, il mister. Allegri.
«Li ho in allenamento»… (Ride). «Allegri lo stimo tanto anch’io, mi ha fatto crescere e nel periodo della squalifica mi è stato molto vicino».

La tua è una sorta di resurrezione umana, oltre che sportiva.
«Mi sono riappropriato della mia vita… Alla Juve sono stato undici anni, quando a fine dicembre ho deciso che me ne sarei andato mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto. Una bella botta. Ho pianto senza accorgermene, quel giorno mi sono reso conto che si chiudeva una lunga fase della vita, lasciavo i posti, i compagni, il tragitto di tutti i giorni. È stato traumatico. (…) Anche la partenza da Torino mi ha permesso di esaurire la fase del ragazzino. Che mi stava molto stretta. La stessa cosa l’ha provata Moise (Kean, nda). Alla Juve eravamo sempre quelli del settore giovanile, della Next Gen, trattati come tali. Uno scotto che abbiamo pagato».

Fagioli e la Juventus: «Lì devi vincere vincere vincere»

In che modo?
«Alla Juve devi vincere vincere vincere, non puoi sbagliare. Se sbagli vai fuori. E se sei il giovane diventi il primo cambio e nessuno dice niente. Solo Allegri mi ha dato la possibilità di giocare con continuità. Dopo Genoa e Lipsia Motta non mi ha più considerato. Firenze mi ha restituito il piacere e la leggerezza. Fagiolino è morto, oggi sono Nicolò».

«Quando sai che l’allenatore non ti vede, se manca la fiducia ti prepari peggio, vai al campo, senti la pesantezza dell’allenamento e naturalmente non rendi. Se entri per tre, quattro minuti e ti dicono che devi entrare meglio, dentro di te scatta qualcosa di negativo. La testa gira diversamente».

Ti consideravano il nuovo Del Piero.
«Perché giocavo trequartista… le solite cagate. Crescendo e transitando attraverso le varie Under fino alla prima squadra ho capito che però ci stavo dentro».

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