L’inchiesta di Le Parisien: ai livelli più bassi la morsa delle organizzazioni è fortissima. I giocatori hanno paura, e la gente scommette direttamente dal campo

Al torneo di Napoli è diventato ormai un appuntamento fisso: gli spettatori che scommettono live sulle partite e cercano di disturbare i giocatori per condizionarne il gioco. Quest’anno è toccato al fratello di Berrettini, ma è un fenomeno diffuso che riguarda anche il circuito principale. Soprattutto è fenomeno enorme, cui Le Parisien ha dedicato un’inchiesta.
Poche settimane fa a Thionville, racconta il giornale francese, Arthur Bouquier, 24enne numero 189 del mondo, ha disputato l’intero torneo scortato da una guardia del corpo. Motivo? Minacce dettagliate ricevute sui social. “Riceviamo sempre messaggi durante le competizioni, bisogna saper lasciar correre. Ma stavolta ho sentito che il tizio era lì, descriveva esattamente il posto. Ho avuto paura. Se fosse stato un semplice ti uccido, l’avrei ignorato. Ma era diverso.”
Nel circuito minore, l’odio online è diventato la norma. Non si parla più solo di prestazione atletica o alimentazione, ma anche di insultoterapia digitale. Maxence Bertimon, numero 797 Atp, conferma: “Non esiste un giocatore che non riceva insulti. Anche quando vinci, ti odiano. Capisci che sono scommettitori, citano punteggi, set persi. Alcuni minacciano la famiglia. Non è solo fastidio: ti segna”.
A scatenare il fango sono quasi sempre scommettitori furiosi per una giocata andata male. Alcuni si sfogano in anonimato. Altri – più pericolosi – appartengono a gruppi organizzati che tentano di corrompere tennisti in difficoltà economica. In molti ammettono di essere stati avvicinati. Non sempre resistono. Il caso più eclatante riguarda un’inchiesta belga tra 2023 e 2024 che ha portato alla luce un giro con 182 giocatori coinvolti e 376 match truccati. Tutto orchestrato da una rete internazionale guidata da un armeno. “Quando ti offrono 3.000 o 4.000 euro per perdere un punto, è dura dire di no”, dice Anthony Dagnaud, direttore del torneo di Créteil.
Charles-Antoine Brézac, ex pro e oggi membro dell’Unione nazionale dei giocatori francesi, dice: “Chi ha segnalato si è sentito abbandonato. Alla fine si arrendono. Hanno perso fiducia”
Non è solo un problema online: i bookmaker in carne e ossa sono tornati sugli spalti. A ogni torneo spuntano cartelli che vietano tablet e Pc, ma i controlli sono pochi. “A Faro, in Portogallo, c’erano 20-30 studenti con tablet, che scommettevano punto per punto sfruttando il ritardo nei dati online”, racconta un giocatore. La Federazione Internazionale ha creato una lista nera e un sistema di accreditamenti, ma basta poco per aggirarlo. “Se il campo è accessibile da fuori, nulla vieta a qualcuno di piazzarsi lì e puntare”.
In Francia è vietato scommettere su tornei minori come i Futures. Ma nel resto del mondo, ognuno fa come vuole. E il mercato nero prolifera su canali criptati. Più si scende di livello, più è facile truccare.
Qui scatta la contraddizione. I tornei vivono (anche) grazie ai soldi delle scommesse. Alcune competizioni sono persino sponsorizzate dai siti di betting. È un sistema schizofrenico.