A Radio Anch’io Sport: «Non dobbiamo immaginare chissà quale tipo di gravità. No agli ex calciatori nel processo decisionale del Var»

Antonio Zappi, presidente dell’Associazione italiana arbitri (Aia), è intervenuto ai microfoni di “Radio Anch’io Lo Sport” per parlare delle principali vicende del mondo arbitrale nostrano.
Le parole di Antonio Zappi
Tra gli argomenti trattati dal 59enne dirigente laziale abbiamo anche il possibile inserimento di un ex calciatore nella sala Var a sostegno dei direttori di gara.
«Credo che ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere, specializzandosi al massimo livello possibile», ha esordito Zappi. «I calciatori ci aiutano molto nei vari incontri, ma portare un calciatore all’interno del processo decisionale secondo me sarebbe un errore. Giusto confrontare le diverse esperienze, ma è altrettanto giusto che il calciatore faccia il calciatore, l’allenatore faccia l’allenatore e l’arbitro decida», ha affermato.
Zappi si aspetta invece l’introduzione del Var a chiamata. «La Federcalcio ha chiesto all’Ifab la possibilità di sperimentare il prossimo anno in Serie C e nella Serie A femminile del Football Video Support, il cosiddetto “var a chiamata”. Le opportunità di usufruirne saranno due. Se la segnalazione risulta giusta, si rigenera», ha spiegato.
Il presidente dell’Aia si è inoltre soffermato sull’idea di punire la perdita di tempo del portiere con corner: «Gli arbitri applicano le regole che l’IFAB sperimenta e chiede di introdurre i regolamenti. Questa sperimentazione ha dato dei risultati e abbiamo visto che la condotta ostruzionistica viene contrastata con questo tipo di decisione. In pochi prendono in considerazione il fatto che una buona quota di gol nasce da calcio d’angolo, è una punizione particolarmente insidiosa».
Sulla violenza sugli arbitri:
«È in corso un’interlocuzione politica. La violenza viene contrastata in maniera importante già in ambito federale e già all’interno della Lnd. Abbiamo istituito tavoli con l’associazione calciatori e allenatore, ma è evidente che l’ordinamento sportivo fatica a contrastare questa deriva contro i direttori di gara. Stiamo pensando di sostenere un’interlocuzione politica. Lo faremo con grande forza. Abbiamo ottenuto ascolto dal ministro Abodi. Immaginiamo anche con un po’ presunzione di poter far entrare la figura del direttore di gara nel codice penale, nell’articolo 583 quater, comma 2 del codice penale».
«Ci riusciremo? Non lo so, io spero che il governo abbia a cuore la sorte di Diego Alfonzetti, il ragazzo che avete visto schierato al derby di Roma al fianco di Sozza e di Doveri. Che poi ci si arrivi con la modifica del codice penale o attuando concretamente la legge 53 del 2019, a noi interessa poco. Noi vogliamo contrastare questa deriva contro gli arbitri. La risposta della giustizia sportiva della Lnd siciliana è stata adeguata: ha applicato ciò che l’ordinamento prevede. Ma nonostante squalifiche per 5 anni e cumulabili per 70-80 anni, certamente c’è qualcosa di più da dare a livello di sistema. L’arbitro viene vissuto come un terminale di colpevolezza, c’è una svalutazione della sua figura. Non è più possibile accettarlo. Approfitto per ringraziare Lazio, Roma e Lega Serie A che ieri sera ci hanno dato la grande possibilità di poter far arrivare la nostra voce a tutti gli sportivi».
Il ‘caso’ di Guida e Maresca
Verso la fine della chiacchierata, spazio anche alla scelta di Maresca e Guida di non arbitrare più il Napoli: «Non la definirei una decisione piuttosto grave. Ognuno di noi fa delle scelte personali. Non sono solo Guida e Maresca: ci sono tanti uomini che, vivendo la loro realtà, possono vivere delle difficoltà, ma senza arrivare a sconfinare nel timore di episodi violenti. Si arriva alla situazione per cui se prende una decisione, allora l’ha presa perché è di Napoli, se non la prende allora è perché vuole dimostrare che in quanto fosse di Napoli non voleva favorire il Napoli. Ci sono scelte che nascono anche dall’opportunità, non dobbiamo immaginare chissà quale tipo di gravità per queste decisioni personali».