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L’apriscatole Lukaku: arma tattica per disinnescare l’Empoli e per il finale contro le “piccole”

Al momento del lancio di Rrahmani per Romelu, c’erano sei giocatori dell’Empoli nella trequarti del Napoli. Con lui si possono forzare le difese chiuse

L’apriscatole Lukaku: arma tattica per disinnescare l’Empoli e per il finale contro le “piccole”
Ni Napoli 14/04/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Empoli / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: esultanza gol Romelu Lukaku

La vittoria che serviva al Napoli

Sette giorni dopo il pareggio contro il Bologna, il Napoli torna finalmente a vincere in modo autorevole, netto, alternando dominio e gestione della partita. È questa la notizia più importante venuta fuori dalla sfida contro l’Empoli, forse anche più dei tre punti e del risultato rotondo – che mancava da un po’: l’ultima vittoria per 3-0 risaliva al 4 gennaio scorso, in casa della Fiorentina. È chiaro che la differenza di qualità tecnica tra i giocatori di Conte e quelli di D’Aversa abbia reso più agevole la gara, ma anche a Venezia – tanto per fare un esempio recente – il Napoli era la squadra più forte in campo. Eppure non è riuscito a segnare, non è riuscito a vincere. E allora bisogna riconoscere i meriti degli azzurri, bravissimi a costruire il proprio piano tattico in modo da sfruttare i bug del sistema di D’Aversa.

Questo è un punto importante: non importa che sia stata preparata prima della gara o che sia stata attuata dopo il buonissimo inizio dell’Empoli, ma la strategia del Napoli ha funzionato proprio perché ha colpito la squadra avversaria laddove era più comodo farlo. Ovvero, mettendo Lukaku nella condizione di ricevere il pallone, di pulirlo e di servirlo ai compagni che si inserivano da dietro. Questa condizione tattica è nata dalla pressione altissima portata dall’Empoli fin dalla prima costruzione, una mossa che evidentemente D’Aversa ha “copiato” al Bologna di Italiano. Non ha funzionato alla stessa maniera, si può dire. Perché l’allenatore dell’Empoli ha giocatori diversi rispetto a quelli di Italiano. Ma anche perché il Napoli, a cominciare dal già citato Lukaku, ha offerto una prestazione decisamente più continua. E non è rinculato nel secondo tempo, né dal punto di vista fisico che da quello puramente tattico.

Il 4-2-3-1 intermittente e l’aggressività dell’Empoli

L’analisi di Napoli-Empoli deve necessariamente partire da due punti: il sistema di gioco adottato dalla squadra di Conte e l’atteggiamento iper-aggressivo con cui D’Aversa ha approcciato la gara del Maradona. Per quanto riguarda il Napoli, l’assenza di Anguissa e l’inserimento di Gilmour avevano fatto pensare a un possibile cambio modulo, al passaggio al 4-2-3-1 con McTominay nel ruolo di sottopunta. Questa trasformazione si è verificata solo in parte: Gilmour e Lobotka hanno effettivamente giocato più palloni (74 e 68) rispetto a McTominay (59), che a sua volta tendeva spesso ad aggredire l’area di rigore dell’Empoli. Ma se andiamo a vedere la mappa dei palloni giocati dai tre centrocampisti del Napoli, scopriamo che in realtà Conte ha disegnato un 4-2-3-1 intermittente. Si potrebbe dire anche fasullo. Anche le loro posizioni medie, in questo senso, rimandano molto di più al 4-3-3 che al 4-2-3-1.

Dall’alto verso il basso: tutti i palloni giocato da Lobotka, tutti i palloni giocati da Gilmour, tutti i palloni giocati da McTominay. E le posizioni medie tenute dai titolari del Napoli durante la sfida contro l’Empoli.

È una differenza che sembra minima, ma in realtà è sostanziale. E non perché determina una trasformazione radicale, ma perché i continui interscambi tra i tre centrocampisti, un meccanismo tipico del 4-3-3, hanno aiutato il Napoli a venir fuori dal pressing dell’Empoli. Un pressing che D’Aversa ha orientato uomo su uomo, creando duelli individuali fissi a tutto campo. Duelli che si sono tenuti fin dai primi istanti di gioco, e che si sono susseguiti per tutto il resto della partita. Non a caso, viene da dire, il dato sull’altezza del baricentro medio è addirittura favorevole all’Empoli, sia nel primo (50 metri contro i 48 del Napoli) che nel secondo tempo (52 metri contro i 46 del Napoli).

La pressione alta dell’Empoli, con marcature uomo su uomo

Il Napoli, nonostante l’alta intensità difensiva dell’Empoli, non si è scomposto. Anzi, la squadra di Conte ha imbastito la maggior parte delle azioni coinvolgendo Meret (61 palloni giocati) e soprattutto Rrahmani (98 palloni giocati), cercando di “invitare” la squadra di D’Aversa ad alzare il pressing, a invadere la sua metà campo. In modo da colpirlo alle spalle, sfruttando spazi che si determinavano proprio come conseguenza di questa aggressività difensiva. Come nel caso del gol che ha spaccato e indirizzato la partita.

Romelu Lukaku

Tra poco lo vedremo in un video, ma ve lo anticipiamo: nel momento in cui Amir Rrahmani lancia il pallone verso Romelu Lukaku, preludio al gol di Scott McTominay, ci sono sei giocatori dell’Empoli nella trequarti difensiva del Napoli. Più altri tre al di là della linea di centrocampo. Una condizione che, quando l’avversario da affrontare e da bloccare è il centravanti belga, sarebbe meglio evitare. Perché, semplicemente, se Lukaku è in condizione è difficilissimo anche solo da limitare. Per capire cosa intendiamo, ecco le immagini:

Protezione della palla, scannerizzazione del campo e servizio perfetto sull’inserimento centrale di Scott McTominay

È tutto così lineare da apparire semplicissimo. Ovviamente non è così: il movimento di Lukaku in ampiezza, a spostarsi verso la fascia destra lasciata libera da Politano, è un’intuizione di assoluto livello; il passaggio morbido di Rrahmani arriva pulito e preciso anche se il difensore kosovaro era pressato da un avversario; Lukaku si è trascinato letteralmente Marianucci, ha resistito al suo tentativo di anticipo, ha frapposto il suo corpo tra il pallone e il difensore dell’Empoli per proteggere il possesso, poi ha fatto la stessa cosa una volta arrivato il raddoppio di Grassi; un attimo dopo, il centravanti belga ha sentito – più che visto – l’inserimento di McTominay ed è riuscito a servirlo facendo passare la sfera tra le gambe di Grassi.

Tutto si è svolto in pochi secondi, ma è un’azione che ha cambiato letteralmente la partita. Anche perché, di fatto, ha minato le certezze dell’Empoli, ha dimostrato che il piano-partita ordito da D’Aversa aveva delle falle, delle feritoie in cui il Napoli poteva inserirsi e fare male. Certo, serve avere McTominay che poi fulmina Vásquez con un gran diagonale. Ma serve soprattutto un Romelu Lukaku in grande spolvero, concentrato e dentro la partita, sia dal punto di vista fisico che tattico. Ecco, in questo senso la partita del centravanti belga è stata davvero esemplare. Per l’assist di cui abbiamo appena parlato, per il cross perfettamente calibrato sulla testa di McTominay in occasione del gol del 3-0. Per la rete del 2-0, naturalmente, di cui parleremo più avanti. Ma questa è un’analisi tattica, e allora bisogna concentrarsi su altro. Tipo sulla mappa dei 33 palloni giocati da Lukaku:

Il centravanti come arma tattica

Da questo campetto, e soprattutto da tutti i tocchi effettuati nel mezzo spazio di centro-sinistra, si capisce come Conte abbia sfruttato la fisicità straripante del suo centravanti. Lukaku, di fatto, è stato utilizzato come arma tattica. Come snodo per risalire il campo, passando ovviamente per le verticalizzazioni. E infatti, non a caso viene da dire, gli azzurri hanno effettuato 66 passaggi sul lungo a fronte di 513 sul corto, di conseguenza hanno tenuto una media di un lancio ogni 7,7 appoggi brevi.  E quindi, esattamente come dicevamo prima, il piano partita degli azzurri prevedeva la costruzione dal basso e poi l’appoggio in verticale per sfruttare il lavoro sporco dell’attaccante, per esaltare la sua capacità di tirare fuori zona i difensori che lo seguono.

Scott McTominay seconda punta e le azioni di accerchiamento

Questo non vuol dire, però, che il Napoli non abbia dimostrato di saper creare occasioni anche in altri modi. Per esempio circondando l’area dell’Empoli, muovendo gli uomini e il pallone in modo imprevedibile e veloce. Tutto questo è avvenuto soprattutto nel secondo tempo, quando la squadra di D’Aversa ha iniziato ad accusare un po’ di stanchezza per il suo approccio aggressivo. E così ha finito per lasciare campo e tempo agli uomini di Conte. In questo contesto, Scott McTominay non ha agito né da sottopunta né tantomeno da mezzala: ha agito da seconda punta pura, nel senso che è andato a inserirsi quasi sempre dentro l’area di rigore, togliendo di fatto un difensore all’Empoli e un marcatore a Lukaku. È proprio così che è nato il secondo gol del Napoli, quello che ha chiuso la partita con oltre mezz’ora di anticipo:

Sovraccarico a destra, assist dal mezzo spazio di sinistra

La cosa che salta all’occhio all’inizio di questo video è proprio il movimento di McTominay: lo scozzese entra trotterellando nell’area dell’Empoli, che era già troppo schiacciato all’indietro – ci sono due difensori in maglia bianca che non marcano nessun giocatore avversario – e quindi si ritrova a concedere uno spazio enorme nei pressi del limite. Pochi istanti dopo, il Napoli sovraccarica la fascia destra del fronte d’attacco – cioè porta Politano, Gilmour e anche Mazzocchi da quella parte – e così libera ulteriore campo per Olivera, bravissimo a leggere lo spazio da aggredire e a proporsi. Nel momento esatto in cui il terzino uruguagio si sovrappone internamente, Lukaku si stacca dalla marcatura a centro area e va verso il pallone. Per farselo dare sui piedi, e invece Gilmour fa le cose giuste: sente Olivera, lo serve tra le linee, a quel punto i giocatori dell’Empoli devono uscire e Lukaku può essere servito fronte porta.

Anche quest’azione è solo apparentemente semplice: i movimenti e i contromovimenti dei giocatori del Napoli non sono per niente banali, anzi sono davvero difficili da immaginare in anticipo. Certo, l’abbiamo detto: in quest’azione i difendenti dell’Empoli rinculano troppo, così finiscono per agevolare l’azione avvolgente di Politano, Gilmour, Olivera. Ma bisogna anche riconoscere i meriti di una squadra che sembra aver ritrovato brillantezza offensiva, che – come abbiamo visto in occasione del primo gol – sa muovere la palla in verticale ma sa anche accerchiare l’avversario per poi penetrare tra le linee con azioni rapide, ficcanti e di pregevole fattura, come si diceva una volta.

I numeri

Contro l’Empoli il Napoli ha anche messo in saccoccia il primo clean sheet casalingo dopo una serie di cinque partite con gol al passivo. L’ultima gara giocata al Maradona senza che Meret subisse almeno una rete risaliva al 12 gennaio, 2-0 contro il Verona. Quindi siamo di fronte a un’altra buona notizia. E pure le statistiche avanzate sorridono alla squadra di Conte: l’unico tiro nello specchio concesso all’Empoli è quello – bellissimo, improvviso, inatteso – scoccato da Esposito su sponda di Gyasi, quando l’attaccante ex Inter era a circa 35 metri dalla porta.

Per il resto, Meret non ha dovuto compiere interventi particolarmente complicati. E anche le altre 11 conclusioni tentate dall’Empoli sono state abbastanza velleitarie. Nessuna, cioè, è finita a lato o alta di poco. Infine, ma non in ordine di importanza visto come erano andate le ultime partite, c’è da snocciolare il dato sui tiri tentati dall’Empoli nel secondo tempo: sono stati 5, tutti finiti fuori, di cui appena 3 al termine di un’azione manovrata.

Di contro, cioè dall’altra parte del campo, il Napoli avrebbe potuto anche segnare di più. Il palo colpito da McTominay è solo una delle diverse conclusioni che sono andate vicine a battere Vásquez. Il portiere dell’Empoli, per altro, è stato molto bravo a deviare i tentativi di Politano e David Neres nel primo tempo. Soprattutto quella sull’attaccante brasiliano, autore di un tiro un po’ sporco ma da distanza ravvicinata, è stata una parata complicata.

Conclusioni

Il Napoli, si può dire, esce rinfrancato da questa partita. Perché ha mostrato di essere tornato tonico, vitale, per più di un certo periodo di gioco. Perché alcuni dei migliori giocatori a disposizione di Conte, Romelu Lukaku su tutti, hanno dimostrato di essere nelle migliori condizioni possibili in vista del finale di stagione. E perché ha saputo interpretare bene la partita, ha saputo individuare il modo in cui far male a una squadra inferiore, sì, ma molto motivata. E anche ben organizzata.

Ecco, questo è un punto importante: proprio in virtù di un calendario che proporrà tre avversarie ancora in lotta per non retrocedere – Lecce, Parma e Cagliari – è necessario che gli azzurri riescano a essere brillanti. Dal punto di vista fisico, ma anche – se non soprattutto – nel modo in cui reagiranno a ciò che gli succederà intorno: dovranno essere in grado di forzare difese chiuse e/o delle marcature aggressive a tutto campo, dovranno saper alternare il ritmo alto e la precisione, la verticalità e il possesso, la forza bruta e la pazienza.

Il Napoli, in poche parole, dovrà ripetere la prestazione completa offerta nella gara contro l’Empoli. Che si può considerare come un segnale chiaro, all’Inter e quindi al campionato: la squadra di Conte è ancora dentro la sua stagione, sta continuando a migliorare dal punto di vista tecnico, tattico ed emotivo. A metà aprile, e quando sei in piena corsa per lo scudetto, non è poco, non è scontato.

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