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Hamilton il “dandy nero”: «I neri hanno sempre dovuto essere “più impeccabili” dei bianchi»

A Vogue: «Quando ho firmato per la prima volta con la F1, potevo indossare solo tute e divise della squadra. Era orribile. Non mi sentivo a mio agio»

Hamilton il “dandy nero”: «I neri hanno sempre dovuto essere “più impeccabili” dei bianchi»
Jeddah (Arabia Saudita) 27/03/2022 - gara F1 / foto Imago/Image Sport nella foto: Lewis Hamilton ONLY ITALY

Lewis Hamilton ha spiegato il suo approccio alla moda di lusso in un numero di Vogue in occasione del Met Gala. Il Telegraph ha ripreso le sue parole. «I neri  hanno sempre dovuto essere più impeccabili dei nostri colleghi bianchi».

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Hamilton: «All’inizio in F1 non mi sentivo a mio agio»»

Il quarantenne pilota della Ferrari ha raccontato del suo approccio alla moda e delle prime esperienze in Formula 1: «Non mi sentivo me stesso durante la prima parte della carriera in Formula Uno, perché i capi si rifiutavano di consentirmi di indossare ciò che volevo».

Hamilton ha descritto la sensazione “orribile” di poter inizialmente “indossare solo abiti e divise della squadra”.

Da allora, il sette volte campione del mondo fa dell’alta moda la sua cifra stilistica anche nel paddock. E infetti il suo primo giorno in Ferrari si è presentato impeccabilmente vestito con una cravatta nera e un cappotto doppiopetto della griffe Ferragamo. Al Met Gala, dove sarà co-presentatore, sarà il portabandiera del “dandismo nero”.

«Gli uomini neri hanno sempre dovuto essere più eccellenti dei nostri colleghi bianchi. L’ho visto con mio padre e con me: dovevamo essere più ambiziosi. Ecco perché questo tema è così importante per me».

I personaggi che lo hanno ispirato nella moda sono Muhammad Ali, Michael Jordan ed Eddie Murphy in Beverly Hills Cop. Inizialmente, soprattutto in Mercedes, Lewis è stato folgorato dai capi di Tommy Hilfiger «che vedevo nei video musicali», ma in F1 non era stato ben accolta questa scelta.

«Poco prima di arrivare in Formula Uno, ricordo di essere stato squadrato da un capo, e non era per niente impressionato da quello che indossavo. “Probabilmente indossavo Fubu [marchio di abbigliamento sportivo] e stivali Timberland. Ricordo di aver pensato: ‘Cavolo, devo proprio adattarmi a questo schema’. E anche mio padre si aspettava che mi adattassi a quello schema».

«A volte mi vestivo in un certo modo quando uscivo di casa – racconta Hamilton – poi guidavo lungo la strada e mi cambiavo con un look ampio e svasato. Uscivo e trascorrevo la serata più bella di sempre, poi mi rimettevo gli abiti che indossavo quando uscivo di casa prima di tornare. Quando ho firmato per la prima volta con la F1, mi era permesso indossare solo tute e divise della squadra, ed era orribile. Non mi sentivo a mio agio e non sentivo di poter essere me stesso».

Poi ha «finalmente… trovato il coraggio di spingermi oltre quei limiti e dire: ‘Guarda, voglio presentarmi in pista con quello che voglio indossare’. Da allora, altri piloti hanno iniziato a fare lo stesso».

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