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Alcaraz spiega il forfait a Madrid: «Problemi all’adduttore destro e al bicipite femorale sinistro»

In conferenza stampa: «L’obiettivo è essere a Roma e soprattutto al Roland Garros. Sono meno preoccupato rispetto alla stagione scorsa»

Alcaraz spiega il forfait a Madrid: «Problemi all’adduttore destro e al bicipite femorale sinistro»
NEW YORK, NEW YORK - AUGUST 29: Carlos Alcaraz of Spain reacts after a point against Botic van De Zandschulp of the Netherlands during their Men's Singles Second Round match on Day Four of the 2024 US Open at USTA Billie Jean King National Tennis Center on August 29, 2024 in the Flushing neighborhood of the Queens borough of New York City. Luke Hales/Getty Images/AFP (Photo by Luke Hales / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

Reduce dalle finali a Montecarlo e Barcellona, Carlos Alcaraz ha ufficialmente annunciato quest’oggi il suo forfait al Masters 1000 di Madrid. Lo spagnolo – uscito malconcio dalla parentesi sulla terra catalana – ha rivelato di avere alcuni problemi fisici che non gli consentiranno di partecipare alla kermesse di casa. Allo stesso tempo, però, ha rassicurato i suoi fan affermando che gli acciacchi non dovrebbero impedirgli di giocare gli Internazionali d’Italia e il Roland Garros.

Alcaraz, il forfait a Madrid e le sensazioni in vista di Roma e Parigi

«Ho avuto un problema all’adduttore destro, ma si è presentato anche un’altra problematica al bicipite femorale sinistro», ha spiegato Alcaraz in conferenza stampa. «Ho aspettato tutto l’anno per poter giocare a Madrid, ma devo ascoltare il mio corpo. Questo è un posto che mi offre tante emozioni, ma le cose non sono andate come volevo. Abbiamo deciso di non correre rischi per il futuro. È una decisione difficile, ma è quella giusta. Ora cercherò di riposare e recuperare per poter tornare in campo il prima possibile», ha aggiunto.

Rammarico sì, ma non disfattismo. Come dicevamo, Carlitos non ritiene sarà necessario stravolgere ulteriormente la sua programmazione: «Penso che tornerò ad allenarmi gradualmente tra uno/due settimane, ma non voglio dare nulla per scontato. Cercheremo di giocare a Roma e soprattutto essere al Roland Garros. Questo è l’obiettivo».

Lo scorso anno l’iberico affrontò una situazione simile, ma nonostante ciò riuscì ad aggiudicarsi il titolo a Parigi. Oggi pertanto non può che essere ottimista. «Sono meno preoccupato rispetto alla stagione scorsa. Quel periodo è stato molto difficile perché, con il problema all’avambraccio, non sapevo quando sarei riuscito a colpire bene la palla. Ora, con questo infortunio, è diverso. So che tornerò più forte e spero che sarà come 12 mesi fa», ha concluso.

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Alcaraz: «Non voglio essere chiamato “l’erede di Nadal”, mi porta maggiore pressione e confusione»

Nella nuova docu-serie di Netflix che racconta la vita dentro e fuori dal campo di Carlos Alcaraz, il tennista spagnolo parla del confronto che gli è stato posto con Rafa Nadal.

Per Alcaraz, Nadal è sempre stato un idolo. Ma ha dichiarato:

«Non voglio essere chiamato l’erede di Rafa, voglio essere chiamato Carlos Alcaraz Garfia. Quando sei giovane e ti confrontano costantemente con un professionista che è stato sul circuito per molti anni, ci sono momenti in cui ti stanchi di sentirtelo dire. Questo porta ad un eccesso di pressione e alla fine, penso che possa alterare la tua vita quotidiana e persino confonderti».

In una scena del documentario, si vede il tennista in lacrime dopo aver rotto la racchetta in seguito alla sconfitta contro Monfils al Cincinnati Open:

«Il fatto è che non ero mentalmente abbastanza forte da superare tutto lo stress. Non sapevo se avevo bisogno di fermarmi, o se stavo perdendo la passione per il tennis».

Ha anche parlato di quando ha deciso di prendersi alcuni giorni di vacanza ad Ibiza:

«Non sto dicendo che le feste mi hanno aiutato a vincere, ma prendermi del tempo libero è stato un bene per me».

Nelle scene finali, Alcaraz si chiede se ha la mentalità giusta per diventare il più grande giocatore della storia:

«Beh, in questo momento, non lo so. Sono ancora giovane, ho ancora tanta strada davanti a me, ma da quello che ho vissuto finora, preferisco sicuramente mettere la felicità al primo posto. Essere felici è un risultato e la felicità non è sempre facile da trovare».

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