L’articolo firmato da Moggi su Libero: «I biglietti vengono veramente dati ai tifosi per tenerli buoni, tutti i club di A e Lega Pro lo fanno».
L’articolo su Libero
È di Luciano Moggi il buongiorno polemico al nostro calcio. L’ex diggì della Juventus, che negli ultimi giorni si è visto confermare la radiazione dal mondo del calcio, scrive su Libero per “difendere” la Juventus. Con un’arma abbastanza particolare: così fan tutte con gli ultras, perché mettere nel mirino solo la Juventus?
La prima parte del pezzo riguarda le normative Figc, che non tutelerebbero i club. Leggiamo: «Quanto scriviamo non deve essere considerato a difesa della Juventus, ma di tutte le società affiliate alla Federcalcio. Il regolamento vieta avere rapporti con i tifosi ma non spiega come l’Ente pensa di difendere i propri tesserati da costoro. Anzi, sembra dire “arrangiatevi”. Infatti, nel caso di lancio di petardi sul terreno di gioco scattano le multe, e i disordini reiterati prevedono la squalifica del campo con grave danno economico per le società. E se qualcuno, per non incorrere in queste sanzioni, cerca di tenere buone le curve, magari dando qualche biglietto, infrange le regole e può essere deferito». Che cattivoni.
Calciopoli e il sentimento popolare
La seconda parte riguarda il “senso” dell’inchiesta dell’Antimafia. Che sarebbe «spinta dal sentimento popolare» contro una Juve «tornata antipatica, come nel 2006, perché vince sempre». Ovviamente, non manca la dicitura classica «capro espiatorio». Perché «sicuramente, da un’indagine accurata nessuna società, dalla A alla Lega Pro, si salverebbe dai fulmini della Procura Federale. È risaputo che i biglietti vengono veramente dati ai tifosi per tenerli buoni, e non si può continuare a fingere di non saperlo». Bingo. Così fan tutte. Non avevamo dubbi.
Ma non è finita: secondo Moggi, basterebbe che la Digos «indagasse sui più facinorosi». Come fatto da Moggi, ovviamente, circa undici anni fa. Leggiamo ancora: «Ai tempi della Triade, due ispettori della Digos, preparatissimi, Dino Paradiso e Gianni Russo, con il dirigente bianconero Opezzi tenevano a bada i curvaioli e nessuno si permetteva di alzare la voce o fare cose che non doveva». Ecco: bastava chiedere a Moggi come fare.
Il Napoli
L’ultima parte è una perla sugli incontri con «personaggi scomodi», come «capitato» ad Andrea Agnelli. Sarebbero cose «all’ordine del giorno, nel calcio». Tanto che, Moggi, chiede alla «signora Bindi» il perché di tanto “accanimento” nei confronti della Juventus. Soprattutto in relazione al fatto che la stessa presidente dell’Antimafia «sa che i personaggi pubblici appena escono di casa sono sommersi di richiestedi selfie e autografi e può anche capitare di farsi fotografare, senza volere,con gente non proprio pulita?». Sì, l’ha scritto veramente.
Geniale, infine, la chiosa sul Napoli: «Sarebbe magari anche interessante che ci potesse erudire sul perché in un altro caso, per un personaggio scomodo che stava addirittura ai bordi del campo durante una o più partite, non sia stato richiesto al presidente di quella società quello che adesso viene richiesto al presidente della Juve?». Beh, in realtà è stato fatto. L’ha spiegato Di Lello dell’Antimafia. Un napoletano verace, che ha fissato un supplemento di interrogatorio per approfondire la vicenda Napoli-Lo Russo. Solo che Moggi non lo sa, impegnato com’è a indagare sulla fedina penale di quelli che vogliono farsi i selfie con lui.