Qualcuno, nel calcio italiano, capisca che va cambiata linea. Si ammettano i propri errori prima che sia troppo tardi. Il muro contro muro è controproducente.
Un intervento scomposto
Evidentemente gli animi sono tesi. Altrimenti non si spiega un intervento così scomposto come quello del direttore generale della Federcalcio Michele Uva che non trova di meglio rispetto a frasi del tipo “La commissione antimafia dovrebbe occuparsi d’altro, non della vendita dei biglietti di una partita di calcio”. Una dichiarazione che sorprende non poco, improntata a quel negazionismo tipico di chi vuole occultare qualcosa. Che quindi porta immediatamente a pensar male. Una dichiarazione fuori luogo e fuori tempo. E potremmo usare paroli più forti, evitiamo di farlo. Parole cui hanno ovviamente risposto i componenti dell’Antimafia, da Rosy Bindi in giù.
Le ammissioni e le omissioni della Juventus
Dispiace, molto, e preoccupa non poco che siano queste le prime dichiarazioni della Federcalcio a proposito di una vicenda in cui la Juventus è entrata metaforicamente con le mani alzate nell’aula sportiva e ha ammesso un rapporto eufemisticamente distorto con gli ultras cui delegava parte della vendita dei biglietti. È questo il dato, oggi. Un dato che rischia di aggravarsi ulteriormente se dovesse essere provata l’appartenenza di interlocutori della Juventus con la criminalità organizzata. Così come non ha fatto una bella figura – altro eufemismo – Andrea Agnelli ad essere smentito pubblicamente dall’avvocato Rocco Dominello il trait d’union tra la Juventus e gli ultras e a processo per ‘ndrangheta (il processo è cominciato ieri).
Una difesa a oltranza non risolve nulla
Un quadretto non idilliaco. Non solo per la Juventus, ma per l’intero sistema calcio. Anche qui vale la pena soffermarsi brevemente. Non è automatico confluire nel mal comune mezzo gaudio. È arduo affermare che il fenomeno delle infiltrazioni ci sia soltanto nelle curve della Juventus. Ma le responsabilità sono individuali. È per questo motivo che la Juventus dovrebbe raccontare che cosa è successo, a quali pressioni eventualmente sia stata sottoposta, se ci siano stati ricatti. Una difesa a oltranza, magari con lo scomposto e autolesionistico supporto di esponenti autorevoli della Federazione, non risolve un bel nulla. Il tappeto è già bello gonfio, continuare a nascondere la polvere rischia di diventare un esercizio ridicolo.
Screditare l’Antimafia non risolve nulla
Qualcuno, nel calcio italiano, capisca che va cambiata linea. Screditare la commissione antimafia o la procura federale sono soltanto ulterori passi verso l’abisso. E verso un ulteriore discredito del calcio italiano. Da giorni il senatore del Pd Stefano Esposito (tifoso della Juventus), fa continue allusioni all’ex prefetto Pecoraro oggi procuratore della Federcalcio e parla di campagna politica contro Agnelli.
Noi proviamo a fare la nostra parte. Guido Ruotolo ieri sul Napolista ha lanciato una proposta. Ovviamente i “nostri” non hanno gradito. Ma a noi interessa – senza fare le anime belle – un calcio meno inquinato. È vero, in questi giorni sta perdendo il calcio italiano. Ma non per la commissione antimafia. È bene che qualcuno lo spieghi in Federcalcio e magari qualcuno cominci a suggerire consigli saggi alla Juventus e ad Andrea Agnelli. Siamo ancora in tempo.