E insomma, uno nun se po’ sunna’ Quagliarella ‘a nott’e Natale che succede questo poco. Ammetto che mi sono divertito tanto a leggere il professor Trombetti che mi canzonava amabilmente, e tanto ho apprezzato il contestato Ricchiuti. Sì, è vero, io sarò a disagio il 9 gennaio. Perché non voglio fischiare. Perché non la voglio cantare quella canzoncina che insinua sul mestiere della signora che partorì il piccolo Fabio. Perché feci così vent’anni fa, quando non mi unii al coro “Dacci le quote, Giordano dacci le quote” in quell’ultima domenica di campionato, a scudetto ormai buttato. Perché neanche per un minuto credetti alla bufala che noi quello scudetto lo perdemmo per una congiura ordita da lui, Bagni, Garella e Ferrario.
E perché, lo ammetto, non m’è mai piaciuto il pensiero dominante. E allora, per giocare un po’ di sponda col professor Trombetti, dico che saranno residui del nannimorettismo che ancora è in me. E quindi, al semaforo, metto la Vespa sul cavalletto e dico che sì, sono sempre stato con una minoranza di persone. Voi ripartirete con le vostre auto impreziosite da adesivi di Lavezzi e io rimetterò la prima sul mio Vespino.
Voi fate gli schizzinosi col cinepanettone – non me ne volere, Pasquale Di Fenzo – e io invece me lo sono andato a vedere di tutto gusto, trascinando l’amica sinistrorsa che quasi voleva entrare col passamontagna per non farsi riconoscere. Però poi si è lasciata andare e qualche risata se l’è fatta. Così come invece, vent’anni fa, palloso come non mai, me n’andavo al cineforum del Grenoble a sorbirmi il decalogo di Kieslowski, Tempo di gitani di Kusturica e retrospettive sul cinema dell’Est europeo, con relativo dibattito finale. Mamma ma…
Torniamo a Fabione nostro. Io l’ho sognato, è vero. Ma in realtà ho solo espresso un vostro inconfessabile desiderio. Col mio sogno ho rivelato quel che ciascuno di voi non può dire. Ricchiuti ha citato Max von Sydow, ecco sono il vostro esorcista. Perché anche voi ve lo sognate che fa gol da quaranta metri, lo so, e vi svegliate tutti sudati.
E’ da quel giorno di agosto – il Napolista era a Boras, in Svezia, per la trasferta di Europa League – che pensiamo a questa partita. Tutti, nessuno escluso. Al punto che dell’Inter non si dice una parola, manco fosse l’Ascoli. Al punto che le ultime due partite al San Paolo si sono chiuse con quel simpatico coretto gridato a furor di popolo. Magari fosse accolto con indifferenza, come auspicato da Caligola.
Invece sembrate quegli ex lasciati in tronco che ripetono 24 ore su 24 che loro proprio hanno cambiato strada, che non ci pensano nemmeno per un istante, eppure stanno sempre a parlare (male) di lei (o lui), conoscendone perfettamente gli spostamenti (in questo caso i gol segnati con la maledetta maglia della zebra).
La verità è che vi fate forza gridando contro sua madre, scrivete che non ne potete più di sentir parlare di questo traditore che in fondo a Napoli non ha dato nulla, vi divertite a dire che a tombola l’uscita del 71 viene annunciata col nome dell’attaccante della Juventus, ma in cuor vostro c’è una vocina che dice: sarà vero? Ma poi subito vi rispondete: se lo gridano in settantamila sarà sicuramente vero, no? Com’era la scena finale di Arancia meccanica, professore?
Massimiliano Gallo
Ma su Quagliarella
sono il vostro esorcista
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