FALLI DA DIETRO – Partita super di Insigne, l’ultrà della Juve suicida lavorava per i Servizi. Buon primo maggio a Gentiloni che sta per perdere il lavoro
FALLI DA DIETRO – 34A GIORNATA
Tutto previsto. Tutto scontato.
Come le primarie PD.
Gli ergastolani hanno altro per la testa.
Nuove inquietanti indiscrezioni emergono a proposito del capo ultrà che si suicidò.
Pare lavorasse per i servizi segreti.
Il Pomata-Buffon ci avrebbe scommesso.
Gli ergastolani hanno altro per la testa.
Sognano il molto probabile triplete e si consentono una tranquilla serata di distrazione a Bergamo.
Ci pensano gli avversari più vicini, a non disturbare.
Lezione di Inzaghino a Pipistrello-Parapet
I Sangue-Oro appaiono talmente inadeguati da non saper nemmeno approfittare dei millanta regali dorati snocciolati durante la stagione.
Regali così frequenti e così generosi che qualcuno – non io – continua a ipotizzare sospetti.
Al 45° Wallace neppure sfiora Strootman. Ma lo sleale olandese ha voglia di evocare la leggendaria nave fantasma, e allora vola platealmente al suolo.
Ma Le Aquile di Ponte Milvio sono padroni del campo. Eppure avevano devuto rinunciare al bomber Ciruzzo all’ultimo momento. Indigestione. Alla fine risulterà l’unico purgato dal Pupone.
Nuova lezione di Inzaghino a Pipistrello-Parapet, sempre più strabuzzante.
Inzaghino è il vessillifero di una tattica non originale ma efficacissima.
“Gioco normale”, si chiama.
Centrocampo tosto.
Un gigante a dirigere l’orchestra come capitan Lucas Biglia, forse il migliore al mondo lì in mezzo. E un paio di sostanziosi boscaioli come Parolo e Lulic a proteggere la difesa.
Un po’ più avanti l’aristocrazia del genio in Milinkovic e il delizioso Diao Keita Baldé.
E il calcio diventa così quello che è. Una cosa semplice.
Prima o poi il Pibe di Fratta lo becca il ragno all’incrocio
La beneamata per la prima volta nei suoi 90 anni di storia vince due volte a Roma e due volte a Milano nello stesso campionato.
Non vuol dire una cippa, secondo me. Ma è un dato che tutti citano, e allora lo faccio anch’io.
Vuol dire molto invece il ritrovarsi del Pibe di Fratta nel nuovo ruolo di “bandiera”, dopo il faraonico rinnovo.
Una partita super. Sono sicuro che prima o poi, il ragno all’incrocio, lo beccherà.
Vuol dire molto la maggiore attenzione che la squadra ha mostrato nel gestire il gol di Lazarillo. Anche da parte del Sor Tuta, che nel finale inserisce Allan e Rog per dare più solidità.
Ora il calendario è favorevole. Andiamo a prenderci quello che ci spetta.
Il Crotone è da Champions
Il Crotone è da Champions.
Lo ha detto l’Aeroplanino. E non ha torto.
Se in coda c’è ancora un sussulto, lo si deve a loro. Agli squali di Nicola. Autentico miracolo di tenacia e di passione sportiva. Poi vada come vada.
A tener viva la fiammella della speranza è il crollo dei grifoni.
Potevano agevolmente chiudere il discorso salvezza e ci stavano riuscendo.
Erano in vantaggio contro i Ceramisti nonostante il clima rovente.
Nonostante le proteste e i lacrimogeni della tifoseria inferocita.
Poi il buio. Una ripresa terrificante. E una sconfitta che riapre tutto.
Juric in sala stampa sussurra “Questa sconfitta è inspiegabile”.
Ma non ce la fa a continuare.
E scappa via in lacrime.
Muntari
A Cagliari è appena passato il novantesimo.
Di una partita senza storia, di una partita in cui nessuno ha più niente da giocarsi.
Cori contro Sullay Muntari.
Potrebbe lasciar correre, Sullay. Ne ha già viste tante alla sua età.
Ma lui sul razzismo idiota non ha nessuna voglia di lasciar correre.
Già alla fine del primo tempo aveva provato a parlare con un ragazzino che imitava gli adulti negli insulti. Gli aveva regalato la maglia spiegandogli un paio di cose.
Ma i cori continuano. Non si può giocare così.
Sullay va in bestia per davvero e va sotto le tribune e risponde per le rime.
Poi va dall’arbitro. Gli dice di farli smettere. Non si può giocare così.
Per l’arbitro la cosa è intollerabile.
Muntari, dico. Non i cori.
Cartellino giallo.
E a questo punto Muntari esplode.
Ma andate tutti a quel paese, finitela voi questa partita vergognosa.
Io me ne vado.
Ed esce davvero.
Applausi.
Oggi è il Primo Maggio.
Bisogna anche pensare a chi un lavoro non ce l’ha.
O a chi sta per perderlo.
Gentiloni, per esempio.