Solo Mertens e Dzeko hanno una media gol migliore, in campionato, rispetto a Milik. A Napoli facciamo fatica a riconoscere il valore del Napoli.
Questione di media gol
Lo spunto per questo pezzo arriva dalle quote SNAI di Torino-Napoli. I bookmaker dell’agenzia di scommesse bancano il gol di Milik con una quota più bassa di quello di Belotti. Ovvero: la realizzazione del polacco vale 1.8 la posta, quella del vice-capocannoniere del campionato a 2 volte la posta. Ovviamente si tratta di algoritmi di calcolo che, evidentemente, non tengono conto del contesto tecnico-tattico. In questo modo parliamo di utilizzo, forma, situazione della squadra e così via.
La sostanza di questo dati ci ha fatto riflettere, però. Se l’attaccante polacco viene considerato un goleador più probabile rispetto a Belotti, vuol dire che ci troviamo di fronte a un giocatore che genera una certa percezione di sé. Che, secondo un certo gruppo di analisti – oggettivi, numerici, statistici – del calcio, Milik è più forte di Belotti. È una forzatura, certo, ma non è molto lontana dalla realtà.
Per verificare questa realtà con un’altra statistica, abbiamo esaminato il rapporto gol/minuti giocati di tutti i calciatori della Serie A. Milik ha il terzo risultato. Meglio di lui solo Mertens e Dzeko. Sotto, l’elenco completo:
- Dries Mertens (un gol ogni 96′)
- Edin Dzeko (un gol ogni 107′)
- Arkadiusz Milik (un gol ogni 109′)
- Andrea Belotti (un gol ogni 112′)
- Gonzalo Higuain (un gol ogni 122?).
- Icardi (un gol ogni 122′)
La forza del Napoli
Il Napoli è l’unica squadra ad avere due calciatori nelle prime posizioni di questa speciale classifica. È anche l’unico club europeo con quattro calciatori in doppia cifra, mentre Milik è a 5 gol in 543′ in campo (in campionato). Della serie: facile pensare che, senza infortunio, il centravanti polacco avrebbe raggiunto almeno quota 10. Allo stesso modo è facile, anche giusto, pensare che un’eventuale presenza di Milik non avrebbe permesso a Mertens di raggiungere uno score così importante.
Tutto questo, però, è un’altra dimostrazione della forza di questo Napoli. Anzi, l’ennesima dimostrazione. Arkadiusz Milik ha potuto recuperare con tutta calma da un infortunio sfortunato e grave (per informazioni citofonare a casa Florenzi), anzi è stato addirittura sorpassato nelle gerarchie tecniche di Sarri. E in quelle affettive dei tifosi. Nonostante la portata dell’investimento fatto per lui, che lo rendono il secondo calciatore della Serie A per impatto sul bilancio del club titolare del cartellino. Solo Higuain, in Serie A, “costa” più di Mertens alla sua squadra. E Milik, oggi, nel Napoli, fa panchina. Consapevolmente. Giustamente, pure. Perché davanti ha un mostro. Un mostro costruito in casa, ma pur sempre un mostro.
Dimensione internazionale
Qualche giorno fa, Il Napolista scherzò (ma neanche più di tanto) con un articolo della Bild su un (presunto) interessamento del Borussia Dortmund per Milik. Scrivemmo di come ci volesse un attimo per attraversare l’abisso che separa la notizia di mercato dal rumors o dallo scouting report. Confermiamo questa visione del lavoro (legittimo) del giornale tedesco, ma prendiamo in prestito il concetto di fondo per capire quale sia la reale dimensione di Milik. Ovvero, un attaccante di riconosciuto valore internazionale. Al di là del prezzo pagato all’Ajax (circa 32 milioni) e le prime incoraggianti prestazioni in azzurro, Milik è un giocatore di altissimo livello. Un attaccante coi fiocchi riconosciuto sulla scena internazionale.
Avrebbe potuto essere il colpo giovane, in attacco, di molte squadre europee. Lo ha seguito anche il Manchester United. L’ha preso il Napoli. E ora lo tiene giustamente in panchina. Un po’ lo stesso discorso fatto ieri per Zielinski: al di là del criterio di selezione giusto, per cui la panchina o il turnover fanno parte delle cose della vita e del calcio, parliamo di un giovane considerato un top player in prospettiva. Piotr come Arkadiusz, Milik come Zielinski. Siamo lì. Stesso potenziale, potenziale assoluto.
Domani
Il prossimo campionato, che secondo i rumors dovrebbe essere l’estensione di quello in corso (almeno per quanto riguarda l’organico), potrebbe portare Sarri al dilemma del centravanti. O della prima punta, se vi fa ancora uno strano effetto descrivere Mertens per quello che è diventato. Ovvero: schiero il miglior attaccante dell’ultimo campionato per media gol o il terzo in classifica? Magari insieme, e sacrifico uno tra Insigne e Callejon. Insigne. Callejon.
Ah, e poi c’è pure Pavoletti.
È la qualità assoluta di questo Napoli. La forza, la profondità dell’organico. Che, lo diciamo e lo sappiamo, non ha alternative così preziose in tutti gli undici gli slot del 4-3-3 di Sarri. Ma parte da una base che spesso facciamo fatica a riconoscere anche noi.
Lo scrivemmo in un tempo non molto lontano: l’acquisto di Milik non fu presentato col giusto carico mediatico. Passò in secondo piano rispetto alla cessione di Higuain. Certo, non è facile “pareggiare” l’impatto dell’operazione più costosa nella storia del calcio italiano. Ma il Napoli fece troppo poco, allora, per mostrare un lavoro importante di tutti i professionisti del calciomercato. Un lavoro europeo. Che poi, ma questa è solo contingenza, è passato ancor più sotto silenzio dopo l’infortunio e l’esplosione di Mertens. La forza del Napoli, appunto. Nascosta tra le pieghe, ma altissima. Solo da puntellare, lì dove serve. Da rifinire, perché la struttura è solidissima. Ma da raccontare meglio.