In Italia c’è reticenza ad ammettere il tifo contro, mentre in Catalunya oggi scrivono Forza Juventus. I concetti di rosicare, volpe e uva, giornalismo.

Divisioni
L’Italia del calcio insegna, secondo una sua morale tutta particolare, che quando il calcio si sposta in Europa si tifano le italiane. Lo capisci sfogliando i giornali di oggi, ovunque c’è sostegno per la Juventus impegnata stasera a Cardiff. In alcuni tifosi c’è quasi la vergogna di ammettere il proprio tifo contro. Anche perché chi non tifa contro finisce per attaccare chi, invece, dichiara di farlo. La morale di cui sopra.
Dall’altra parte della barricata, invece, gli schieramenti sono più netti. C’è maggiore divisione. Forse, a dirla tutta, c’è anche maggiore sincerità. I giornali catalani, le tv di Barcellona e dintorni, insomma tutti i mezzi di informazione: c’è concordanza. Stasera si tifa Juventus. Non ci si vergogna a dirlo. A scriverlo. A sottolinearlo. Questa sotto, per esempio, è la prima pagina di Sport. In apertura avete visto la prima del Mundo Deportivo. Inutile aggiungere che parliamo di quotidiani vicini al Barcellona.
Come dire: le loro divisioni, le nostre divisioni. Indipendentismi, nazionalismi, antinazionalismi. C’è tutta una cultura legata alla distanza, netta, che separa la Catalunya – non solo quella calcistica – da Madrid. E che, in qualche modo, è storicamente avvicinabile a quella tra Napoli e Torino, tra il Napoli e la Juventus. Certo, politicamente la situazione è forse meno ingarbugliata – Napoli non ha trasformato il sentimento neoborbonico in un reale vento secessionista, cosa che per esempio ha invece fatto la Lega Nord fino a qualche anno fa -, ma le distanze calcistiche potrebbero farci tifare contro. Tranquillamente. Senza facciate, come avviene in Spagna.
Dove la divisione è un po’ il sale del discorso, anche giornalistico. Che poi esiste anche da noi, con Tuttosport. Che poi esiste anche all’inverso: sotto, la prima pagina di As del 6 giugno 2015, giorno della finale tra Barcellona e Juventus. È un tifo contro più sottile, il Moratazo è meno sfacciato del Forza Juve.
La volpe e l’uva, e il giornalismo
L’accusa degli juventini a chi “tifa contro” è il “rosicare”. La volpe e l’uva, per dirla in maniera più sottile – ormai ci siamo innamorati delle sottigliezze, dopo il Moratazo. Vero, ci sta. È il gioco delle parti, magari la giocasse il Napoli la partita di stasera. Però c’è una differenza sostanziale con il giornalismo: se da una parte il giornalista può essere schierato, non è detto che non debba per forza essere obiettivo.
Nel senso: il Napolista, domani, applaudirebbe convintamente una Juventus campione d’Europa. Dovrebbe farlo, nel caso, e lo farà – nel caso. Anche perché la Juventus, sempre nel caso, meriterebbe indubbiamente il successo. L’ha sfiorato due anni fa, ci può riprovare quest’anno. Qualche merito, per questo doppio cammino, ce l’avrà oppure no? Sono entrambe facce di una stessa medaglia, quello che “chiederemmo” noi ai giornali spagnoli qualora potessero sentirci (leggerci).
Una cosa è il racconto dei fatti, una cosa può (e deve) essere un normale confronto competitivo. Senza maschere, è una normalità, ce l’insegna una Spagna che è un paese calcisticamente vincente nonostante sia diviso. Sei delle ultime sette coppe europee sono finite nelle bacheche dei club della Liga nonostante la rivalità vicina all’odio tra Barcellona e Madrid. Una competitività stimolante, che i giornali abbracciano senza remore. Una cosa è l’obiettivo comune (crescita dei risultati di tutti i club, perseguibile attraverso modelli condivisi di crescita sportiva), una cosa sono i passaggi intermedi. Su quelli, per quelli, c’è il tifo contro. Si rassegnino i benpensanti.