Chi ricorda Tal Zichai Song, imprenditore cinese che nei primi anni del 2000 rilevò la Palmese Calcio tra mille sogni di gloria, salvo poi scapparsene abbandonando la società sull’orlo del fallimento? Quanti invece hanno ancora presente Antonino Pane, il quale in un colpo solo divenne presidente di Juve Stabia e Savoia, millantò il progetto di una squadra unificata per la costiera sorrentina, per far poi fallire in pochi mesi entrambi i club?
La galleria del freak show campano di presidenti che si comportano come Totò di fronte alla fontana di Trevi si arricchisce di un volto nuovo. Giuseppe (ma lui preferisce essere chiamato Joseph) Cala, imprenditore edile italo-americano da poco subentrato ad Antonio Lombardi nella gestione della Salernitana Calcio, ha abbandonato la società granata dopo appena 15 giorni di presidenza. Dopo aver promesso non solo di riportare la squadra del cavalluccio marino in massima serie, ma di quotarla in borsa e rivoluzionare la prassi manageriale del calcio italico, Cala si è polverizzato di fronte agli 8 milioni di euro (o 15, come sostengono altre fonti) di debito che gravano sul club. Amando una retorica low profile (basti ricordare che alla conferenza stampa di presentazione aveva definito i dirigenti del Napoli dei ‘polli’ perché hanno pagato Cavani 17 milioni di euro quando se ne potevano spendere 4 pescandolo in Uruguay), Cala se ne va accusando Lombardi aver peccato di trasparenza nascondendogli la vera entità dell’esposizione debitoria del club, nonché un calciatore della squadra di aver dato mandato alla camorra di intimidirlo con un agguato a Mondragone.
Mentre l’esperienza Cala si chiude, nel popolo granata serpeggiano sfiducia e sbigottimento. “MA IO MI CHIEDO ANCORA CON TANTA RABBIA – tuona Angelo (il tutto maiuscoletto è suo) su un forum di tifosi granata – COME ABBIAMO FATTO A CREDERE A UN PAGLIACCIO SIMILEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE”. I dubbi dei supporter del cavalluccio riguardano soprattutto le prospettive future, dal momento che in sostituzione dell’estroso Cala Antonio Lombardi avrebbe individuato una cordata di costruttori napoletani cui farebbe capo l’ingegnere Ferlaino. “Ragà non vi preoccupate – è il commento di Gerry sullo stesso forum – ora lombardi cede la società o a corbelli o a nardi (sic) altri due falliti (…) pensa che gli imprenditori tengono l’anello al naso (…) chi s’adda piglià – conclude più avanti – sta casa carut”.
Se non ci fosse di mezzo il panico sportivo di un’intera città, sulla parabola Cala ci sarebbe solo da ridere. Oppure, da napoletani, possiamo tirare un sospiro di sollievo, ricordando che alla Sscn negli anni pre-falimentari si sono interessati personaggi come l’Antonino Pane citato in apertura o Luciano Gaucci.
La domanda, in fin dei conti, rimane un’altra: da anni guardiamo con invidia alla Premier e alla sua capacità di attrarre capitalisti stranieri; noi com’è che importiamo solo truffatori e sciroccati?
Roberto Procaccini
A Salerno va in scena l’ultimo dei truffatori
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