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Ehi Buffon, anche lo juventino Pigi Battista è miserabile? Tifò Bayern contro l’Inter (e pure Agnelli…)

Buffon si è lasciato andare a uno sfogo decisamente sopra le righe. Non ricorda l’articolo di Battista sul Corriere nel 2010, né le frasi di Andrea Agnelli qualche mese dopo

Ehi Buffon, anche lo juventino Pigi Battista è miserabile? Tifò Bayern contro l’Inter (e pure Agnelli…)
Uno dei tanti sfottò dei tifosi interisti quando la Juventus perse la finale di Champions contro il Barcellona

Buffon decisamente fuori luogo

Ieri pomeriggio, Gianluigi Buffon si è lasciato un po’ andare in una delle tante interviste che i calciatori della Juventus concedono a Sky Sport. Non si capisce perché un uomo navigato come lui abbia avvertito l’esigenza di definire addirittura “miserabili” coloro i quali hanno tifato Real Madrid o persino di “miseria umana”. Tutto abbondantemente sopra le righe. A Barcellona, il giorno della finale di Champions, i quotidiani sportivi catalani avevano a tutta pagina Dani Alves con il titolo “Forza Juve”. Ma non solo in Spagna.

In quest’articolo di Repubblica del 27 ottobre 2010, qualche mese dopo la finale di Champions tra Inter e Bayern Monaco (quella del triplete), Timothy Ormezzano scrive che Blanc venne criticato per aver detto, alla vigilia della finale, che avrebbe tifato Inter. E anche Agnelli fece capire che si sarebbe comportato diversamente:

L’azionista Salvatore Cozzolino, tra le tante critiche mosse a Jean-Claude Blanc, ha ricordato che, in occasione della finale di Champions League, l’ad bianconero aveva dichiarato di tifare Inter, perché l’eventuale vittoria dei nerazzurri avrebbe avuto ricadute positive per le altre squadre italiane impegnate a qualificarsi al massimo torneo continentale. La replica del presidente Agnelli: “Anche il vicepresidente del Milan Galliani disse di sostenere l’Inter, ma con una precisazione: il tifo per i nerazzurri sarebbe durato fino al 120′, perché gli eventuali calci di rigore non avrebbero influito sul calcolo del ranking Uefa. Dopodiché, forza Bayern”.

Siamo certi che Agnelli non avrà tifato nemmeno durante i 90 minuti, così come del resto Confalonieri confessò ad Aldo Cazzullo. È uno degli aspetti del tifo calcistico. E sul tema abbiamo trovato un perfetto saggio di Pierluigi Battista sul Corriere della sera, pubblicato il 21 maggio 2010 il giorno prima del successo della squadra di Mourinho. Con i canoni di Buffon, Battista sarebbe un miserabile; come del resto Confalonieri e lo stesso Andrea Agnelli. Nella fiduciosa attesa che Battista lo rispieghi al suo capitano, riportiamo integralmente il suo articolo di sette anni fa.

Augurarsi ogni male (sportivo) dell’Inter

Qui si rivendica l’inalienabile diritto di detestare l’Inter, di augurarsene ogni male (sportivo e solo sportivo, va da sé) e di sperare ardentemente in un chiassoso anticipo dell’Oktoberfest nella notte di sabato, dopo l’apoteosi del Bayern al Santiago Bernabeu. Il calcio non è la politica, dove è d’obbligo la moderazione, il dialogo, la regola che incanala il traffico caotico delle emozioni.

Il calcio è scatenamento di passioni non imbrigliate dai codici del controllo sociale che necessariamente deve reggere il vivere civile e la coesistenza dei diversi. È amore per i propri colori, ma anche avversione assoluta, non negoziabile, per quelli rivali. È anche gioia maligna per i capitomboli altrui: chi lo nega, è un ipocrita, oppure un tifoso molto scialbo e troppo auto-represso.

“Tifare contro è l’altra faccia del tifare per”

Tifare «contro» è l’altra faccia, inseparabile, del tifare «per». Ci sono delle ragioni del cuore che la Ragione non può conoscere, diceva Pascal. E in ciascuno di noi alberga un cuore da curva. Nel mondo civilizzato è necessario stabilire un compromesso tra le passioni e le norme del vivere associato. In curva no. In curva è permesso dire ciò che altrove è vietato. In curva si smarrisce l’Io e si entra a far parte di un coro. Anche, anzi soprattutto, quando il coro intona spavaldo: abbasso l’Inter. Qui si rivendica l’inalienabile diritto di non amare affatto ciò che l’Inter rappresenta, da sempre, agli occhi dell’anti-interista compulsivo: quell’impasto di prepotenza e perbenismo, di spocchia e vittimismo, di esibizionismo sentimentale irrigato da fiumi di denaro.

“Santo Magath subito”

Vale, ovviamente, la clausola della reciprocità: il diritto a detestare implica la condizione di essere detestati, derisi, dileggiati nelle sconfitte. Quando la Juventus si schiantò nella finale di Atene contro l’Amburgo, mezza Italia tripudio e invocò Magath «santo subito», l’altra metà bianconera (quorum ego) sprofondò in una composta ed elegante disperazione. Era la dura legge del cuore nella curva.

Valeva allora. Dovrà valere, a parti rovesciate, domani a Madrid. Anche perché, juventinamente parlando, brucia ancora lo scippo dello scudetto del 2006. Eccome se brucia. Le fortune interiste cominciano da lì, esattamente dallo stesso punto dove cominciano le nostre disgrazie. Il rancore non fa sconti e perciò i cattivi ricordi indosseranno domani sera i colori del Bayern Monaco. Una birretta di consolazione, signor Mou?

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