Piano piano, un passo alla volta. Step by step, partita dopo partita. Bologna, solo Bologna. Sono talmente immedesimato nella mentalità mazzarriana che mi temo. Addirittura a volte m’immagino ad aspirare una lunga e sottile “capri”o a dormire nel letto, indossando una camicia bianca al posto del pigiama. Mi penso anche quando reciterò il “Walter nostro” ed utilizzerò come intercalare la parola “finale”. Sto grave, lo so. Da quando siede sulla nostra panchina, il mister, ha denudato, plasmato e costruito i suoi giocatori da capo. Li ha fatti crescere e maturare, ponendosi a scudo durante i loro momenti negativi e difendendoli ad oltranza, a costo anche di negare l’evidenza, lacrimare e di suscitare antipatie non solo oltre provincia. La piena percezione del suo Credo ha poi fatto definitivamente breccia nella squadra durante questa stagione. La fiducia mostrata ai giocatori ha pagato e ora, sarà in corso una sorta di venerazione dello spogliatoio verso il tecnico toscano. L’ho osservato molto in questi ultimi tempi e, come pensavo e sperato, è cresciuto tantissimo, forse anche più dei suoi ragazzi e dei quadricipiti di Campagnaro. E in questo processo di maturazione generale, senza che mi accorgessi di niente, di soppiatto, ha portato anche me dove egli voleva, così come è capitato con i suoi ragazzi. Al suo arrivo, non nascondo lo scetticismo e la titubanza che mi provocò. Nel giro di 180 minuti(e che minuti!)però, mi sono dovuto ricredere, sino a fargli piantare la bandiera della conquista sul mio cuore. Come posso non fidarmi di uno che agita le mani e sbraita come un ossesso contro i giocatori perché si sta perdendo troppo tempo ad esultare sul 2 a 2? Con l’anello al naso, i tappi alle orecchie e le fette di prosciutto agli occhi mi ci sono affidato prima inconsciamente (c’erano un bel po’ di disillusioni da smaltire,eh) e poi, anche in piena consapevolezza. Ed quindi adesso, come un adepto che si abbandona ai comandamenti del suo santone, mi genufletto ed obbedisco… comandami, o Maestro Walter.
Bologna, solo Bologna, appunto. Questi sono gli unici due pensieri che possiedo. Ho abbandonato tabelle, calendari e sfere magiche ed ho coinvolto tutta la banda a considerare il tempo solo nel walteriano“qui ed ora”, o meglio nel “Bologna e domenica”. Senza perdere la concentrazione, senza alzare troppo la testa e guardare oltre la torre dei nostri amati asinelli. Bologna, solo Bologna. Non si può e non si deve pensare ad altro. Per cui, non sto qui a chiedermi perché, proprio ora, sia uscita fuori una “finale”(nel senso di video) di tre mesi fa, in cui Fonseca ha usato dolci parole d’amore per Cavani. Non sto qui a chiedermi chi abbia deciso di trasmetterlo. E non sto nemmeno a chiedermi se sia un bene pensare alla organizzazione della trasferta di Lecce già adesso o se Mutu squalificato sarà un’agevolazione determinante per il Diavolo. Bologna, solo Bologna. Mi chiedo solo: Chi giocherà al posto del Matador? Mazzarri riproporrà Zuniga trequartista? Yebda o Gargano? E Santacroce? E i felsinei? Che ostacolo rappresenteranno? Cosa ci aspetta al Dall’Ara? E Malesani? Ci regalerà un’altra bella conferenza-stampa a furia di “Cazzo!” tipo Atene? Il giorno della partenza verso la Romagna si sta avvicinando, le “finali” (nel senso di domande) si fanno sempre più incalzanti e l’ansia sale. E’inevitabile. E allora cerchiamo di andare piano, un passo alla volta, tranquillamente. Cerchiamo.
Ieri, a casa di amici, si è inscenata una commedia del tutto involontaria che rende l’idea su come si cerca di vivere queste vigilie inusuali. Inusuali perché abbiamo perso l’abitudine a viverle. E per non lasciare del tutto il contatto con la realtà, cerchiamo di imporci delle regole. Le regole di Maestro Walter, appunto. Bologna, solo Bologna. Ovviamente, l’argomento delle discussioni ha sfiorato ogni singolo giocatore di ambo gli schieramenti che domenica scenderà in campo, fino a raggiungere le longitudini della follia, quando si è cominciato a ricordare le partite del passato contro i pretoriani: “Ti ricordi il 2 a 3, l’anno della promozione? Segnò pure Maldonado”, “e l’anno scorso, l’anno scorso chi segnò il gol per il Napoli?”, “e ti ricordi nello storico 2 a 4, mentre il Milan perdeva partita, staffe e scudetto a Verona, le dichiarazioni del pre-gara del mitico Villa? Maradona lo fermo io. Ahahah” ecc ecc. E questo per l’intera serata, mentre, distrattamente, si è dato uno sguardo al melodramma neroazzurro che si stava consumando sotto le scoppettate della squadra teutonica, che da ieri, si chiama Shalke 05. Domande, ricordi, quiz e risposte sul Bologna, solo sul Bologna. Taca, il solito Taca(unico non abbonato della banda) ingenuamente ha sviato il discorso per un attimo dicendo: “Domani devo fare il biglietto per la partita contro l’Udinese e allora avevo pensato…”. Alla parola “Udinese”, ci siamo girati di scatto con collettivo sguardo di rimprovero, mentre all’ “avevo pensato” è stato imbavagliato. Poi, ho percepito lo stato degenerativo crescente, che ammetto avermi consolato, durante il dibattito su chi sbagliò il rigore in un 5 a 1(quando Baggio ce ne face tre), quando ho udito nell’aria una musica strana. Datata. Va bene che il padrone di casa, il Minao, ha dei gusti molto particolari in fatto di canzoni, ma quella musica e quella voce assai conosciuta, ci ha un po’ spiazzato. “Lo sbagliò Bellucci il rigore, ma che è sta canzone?”la risposta-domanda dell’amico Giuffrè. E il Minao: “Ma come? Non la conosci? E’di Lucio Dalla. E’Dark Bologna. Ne ha fatta anche una Guccini sulla città, la vuoi sentire?”. Cioè, il Minao, alla frutta, per accorciare quanto più il tempo sino a domenica ha iniziato una ricerca minuziosa su tutto ciò che riguarda la città romagnola. Ristoranti, alberghi, locali, mappe scaricate da Google per la distrazione pre-partita e finanche le canzoni dedicate alla città per creare l’atmosfera da vigilia e sbavagliare il Taca. E ha chiuso la “finale”(nel senso di serata) con una domanda: “ Ma lo sapete che al nord la mortadella la chiamano “bològna”?” In quel momento ho preso definitivamente coscienza della gravità della nostra condizione e ho avvertito un buco allo stomaco. Non avevo ancora cenato.
Sto grave, lo ammetto. Sento di avere le ore contate. Il match con la Lazio mi ha destabilizzato. E’ stato un colpo durissimo alle mie residue resistenze, ho vacillato pericolosamente e credo anche che, tra poco, non saprò più tornare indietro. Se riesco, vorrei restare con i piedi per terra fino a quella con l’Udinese… Oh ca***(malesanamente parlando), ho detto Udinese? Ci sono cascato. Scusa, o Maestro Walter, non succederà più. Relax. Piano, piano. Step by step. Ma gioca Mascara?
Bologna, solo Bologna. Quarta finale(nel senso di finale). Stiamo arrivando.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.
15-05
di Gianluigi Trapani