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Neymar e Higuain, due modi diversi di lasciare la propria squadra

Le affinità e le divergenze di due casi di calciomercato. Dal ruolo dei parenti alle modalità decisamente lontane di congedarsi dai compagni e dall’ambiente

Neymar e Higuain, due modi diversi di lasciare la propria squadra

Il caso mercato dell’estate è quello di Neymar Jr. che ad una cifra che avrei difficoltà anche a scrivere e con modalità al limite di ogni regolamento è passato dal Barcellona al PSG.

In ballo c’è una clausola rescissoria (peraltro obbligatoria in Spagna), locuzione che ancora agita il sonno di molti di noi. L’evocazione del passaggio di Higuain alla Juventus è naturale, ma a ben guardare non del tutto fondata.
Vediamo perché.

Affinità

La cifra da capogiro (mutatis mutandis) pagata per il trasferimento.
La presenza di un familiare come procuratore. Neymar Sr. nel caso del Barcellona, il fratello Nicolas per l’argentino.
L’ambizione personale. Per il brasiliano la voglia di essere finalmente la stella di una squadra importante, per Higuain quella di vincere qualcosa (senza il sapore dell’impresa).

Divergenze

Neymar non è passato ad una squadra che i suoi ex tifosi reputano una rivale storica. Il PSG ha una storia recente e gioca in un altro campionato. Certo, potrebbe trovarsi davanti i suoi ex compagni in Champions League, ma è una possibilità, non una certezza. Non a caso i supporters del Barca non sembrano stracciarsi le vesti più di tanto. Il vero affronto sarebbe stato ripercorrere le gesta di Luis Figo che passò al Real Madrid (e che fu accolto al Camp Nou da una indimenticabile testa di maiale).
Higuain se n’è andato alla Juventus e credo non ci sia bisogno di aggiungere altro.

Neymar non ha fatto mistero di voler lasciare il Barcellona.
Higuain dalla Coppa America disse ai suoi tifosi che dovevano “stare tranquilli”, una specie di “stai sereno” in salsa sudamericana.

Il Barcellona e il Napoli

Il Barcellona è un club abituato a cedere i suoi gioielli. Vado a memoria e ricordo le partenze, oltre che di Figo di cui abbiamo detto, di Maradona, Romario, Ronaldo, Rivaldo, Stoichkov, Ronaldinho, Eto’o, Ibrahimovic. Il club lo sa, i tifosi lo sanno, c’è la consapevolezza che i successi non dipendono dal singolo, ma da altri fattori.

Il Napoli anche nella sua storia ha dovuto vendere giocatori importanti, da Altafini a Zoff a Ferrara fino a Cavani e Lavezzi. Sono quasi tutte ancora ferite aperte, non ci siamo mai abituati all’idea. In più le uniche vittorie importanti della squadra sono legate indissolubilmente al nome di un fuoriclasse. Siamo una “piccola” del calcio, in cui è il singolo a fare la differenza.
Neymar non è il simbolo del Barcellona. Non lo è mai stato. Il cuore blaugrana lo ha messo sempre al di sotto Leo Messi come fuoriclasse, mentre non lo ha mai considerato una parte dell’orgoglio catalano come ha fatto con Puyol.
Higuain era invece il simbolo del Napoli, il fuoriclasse argentino sul quale fondare le speranze di vittoria, nonché colui che aveva appena iscritto il proprio nome nella storia della serie A con un record incredibile.
Neymar ha affrontato la vicenda da professionista, senza nascondersi. Ha parlato con il club, è andato a salutare l’allenatore e i compagni. Messi gli ha dedicato un messaggio pieno di amicizia
Neymar ha ricambiato chiamandolo “fratello”.
Higuain se n’è andato senza dire niente a nessuno, di notte, dopo aver svolto le visite mediche per la Juventus di nascosto.
Tutto questo per dire che anche nel calcio contemporaneo, dominato dai soldi, sempre più business e meno sport, est modus in rebus e non tutte le clausole rescissorie lasciano lo stesso amaro in bocca.
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