Indubbiamente è l’argomento che tiene banco. Sennò i nostri tre caballeros non si sarebbero catapultati su di esso come un sol uomo. Quando il gioco si fa duro… L’argomento sono le dichiarazioni di Mazzarri, i caballeros sono i capitani D’Esposito, Gallo ed Admin. Ognuno ci ha esposto il proprio punto di vista con argomentazioni estremamente convincenti, tanto che, di volta in volta, mi sentivo di essere d’accordo con ciascuno di essi. Eppure le posizioni sono diverse.
Il pezzo di D’Esposito trasuda di struggente delusione, dovuta al comportamento dell’allenatore che non avrebbe saputo resistere alle sirene sabaude e per ambizione, o tornaconto personale, pare abbia già scritto la parola addio sul suo romanzo partenopeo, tanto da citare Battisti col verso “…il nostro amor dissolversi nel vento…”. Chiaro riferimento all’amore, non solo non ricambiato, ma addirittura tradito. Ma Battisti, o meglio, Mogol, ha scritto anche “…senza ali, tu lo sai, non si vola…”.E non solo riferito a qui giocatori che una volta erano semplicemente conosciuti con quell’appellativo, ed oggi, fa molto più scic chiamare esterni alti. Trattasi di ali metaforiche, necessarie per spiccare il volo verso lidi fino a ieri impensabili per il tecnico livornese. Un’altra citazione è tratta dall’Ulisse di Joyce, e fa riferimento alle “cause perse”. E qui mi è venuto in mente il mio professore di diritto, il quale, una volta, che dopo che un suo cliente era stato condannato all’ergastolo, fu da noi apostrofato, appunto, come “l’avvocato delle cause perse”. Ma lui, invece di offendersi, ci spiegò che era molto orgoglioso di questo appellativo col quale noi, scherzosamente, l’avevamo chiamato. Perchè il difficile, non è vincere le cause, ma avere il coraggio di accettare anche quelle perse in partenza. E Mazzarri, fra la difficile a ripetersi causa napoletana e quella juventina, pare abbia accettata la seconda, apparentemente più facile. La lettera di addio preventiva si chiude con l’augurio di non vederlo mai omaggiato con dei fiori al S.Paolo, come è capitato col galantuomo Reja. Chiaro segno di profonda disistima ma anche di tanta amarezza.
Capitan Gallo è più accomodante nei confronti di Mazzarri, e prova a convincerci (o a convincersi)
che in fondo non poteva fare altrimenti. Che intavolare discorsi produttivi con De Laurentis è praticamente impossibile, vista la volubilità del personaggio e l’assoluta mancanza di chiarezza circa i progetti futuri. Inoltre, fare meglio di Del Neri a Torino, non dovrebbe essere poi tanto complicato. Se poi dovessero arrivare dei risultati insperati, come è successo quest’anno col Napoli, ecco che l’ingresso nell’olimpo europeo dei tecnici di primissima fascia, lo vedrebbe pronto a poter ambire addirittura ad un Real o un Manchester. Lo si può chiamare un sogno, ma non certo un tradimento.
Infine il nostro ministro dell’informazione Admin, non ci risparmia perle di saggezza, ricordandoci,
un po’ come fa spesso Mazzarri, dove eravamo e che cosa siamo diventati adesso. Rendendo onore,
e meriti, a chi ha tanto ben lavorato, sia in campo che in società. E lanciando un guanto di sfida a tutti per l’inizio del nuovo campionato, invitandoci a pronunciarci in anticipo circa le previsioni e gli obbiettivi da raggiungere. Poi inveisce contro l’ipocrisia dei contratti, che nel mondo del calcio non hanno nessun valore. E qui mi sento di contraddirlo parzialmente: i contratti garantiscono solo i giocatori (e gli allenatori), che vengono regolarmente e profumatamente pagati, anche quando non soddisfano le aspettative delle società. Mentre, appena cominciano a rendere un tantino al di sopra della media, pretendono adeguamenti favolosi. Senza neanche sporcarsi la faccia, perchè, poi, danno la colpa ai procuratori. Come se questi non agissero su loro mandato. Vorrei vederlo un giocatore che si vedesse decurtato l’ingaggio dopo un’annata disastrosa, e su richiesta, onesta e coscienziosa, del procuratore.
A questo punto mi viene in mente il romanzo di Piero Chiara “La spartizione”, e la sua splendida trasposizione cinematografica di Lattuada “Venga a prendere un caffè da noi”, con uno strepitoso Ugo Tognazzi, che, dovendo scegliere tra tre sorelle quale dover impalmare, se le accolla tutte e tre, riuscendo ad innamorarsi, o forse ad invaghirsi, solo di una parte del corpo di ognuno di loro, scartando tutto il resto. Come ho cercato di fare io con gli scritti dei nostri tre “Genoveffi”.
Personalmente reputo che Mazzarri si sia macchiato di una sorta di peccato originale all’incontrario. Cioè, tutto quello che ha fatto di buono in un anno e mezzo, è stato vanificato dalle partite con Udinese e Palermo. Due squadre in assoluto disarmo, come dimostrano le loro prestazioni prima e dopo aver incontrato il Napoli. Nell’ultima giornata I bianconeri sono stati ridicolizzati da una modesta Fiorentina, ed i siciliani sono apparsi addirittura imbarazzanti contro il Parma. Pensate cosa sarebbe oggi la nostra classifica se Mazzarri avesse saputo prendere i dovuti accorgimenti contro queste due compagini. E quali brividi sarebbero intercorsi domenica prossima sull’asse Lecce-Roma, dove il Milan è atteso da una Roma galvanizzata da un rinato Totti. E’ vero che non tutte le colpe sono da ascrivere a Mazzarri, la società ci ha messo dl suo. Oggi la differenza tra Il Napoli e le squadre che lo precedono in classifica è stata determinata dagli acquisti di gennaio: Cassano e Van Bommel da una parte e Pazzini dall’altra. Da noi sono arrivati Mascara e Ruiz, Inoltre gli altri erano già pronti il primo di gennaio, infatti sono scesi dall’aereo e si sono diretti in campo senza manco passare per gli spogliatoi, mentre i nostri, a metà febbraio stavano ancora assimilando gli schemi di Mazzarri.
Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò (Aronica), che col Genoa, mi sembrava stesse in campo, assieme al portiere Eduardo e a Pupella (Maggio) e con Peppino (Mascara) e Lucariello in panchina. Mancavano solo Tina Pica e Nino Taranto, poi la farsa era completa.
Un caro saluto a tutti da
PASQUALE DI FENZO
Possono Udinese e Palermo aver rovinato il feeling?
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