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Il feeling si è rotto
Problemi in vista

All’ultimo secondo dei cinque minuti di recupero, Pepito Mascara, l’unico azzurro vivo e vegeto, sfiora il pari con un colpo di testa di un niente a lato dopo che aveva assicurato il momentaneo 1-1 (terzo gol in maglia azzurra). Sarebbe stata una beffa per il Lecce che ha battuto il Napoli (2-1) giocando una gara con più anima e fame di punti per la salvezza.
Con i famosi “tre tenori” fuori partita il Napoli incarta la decima sconfitta della stagione e manca di blindare il terzo posto, ora a tiro dell’Udinese. I friulani, se dovessero finire a pari punti degli azzurri, gli soffierebbero l’ingresso diretto nella Champions avendo vinto i due confronti diretti. Il Napoli scalerebbe al quarto posto (inattaccabile) con tutte le difficoltà dei preliminari nel torneo continentale. Cavani, intanto, dà l’addio al trono di capocannoniere (Di Natale in fuga, due reti di vantaggio).
La squadra di Mazzarri (te ne vai o no?) ha incassato con la sconfitta altri due danni: la squalifica di Cavani (74’ espulso per doppia ammonizione) e di Mascara (ammonito, era diffidato). Salteranno la prossima partita contro l’Inter che però non vale più il secondo posto (nerazzurri a +4). Finale loffio, il Napoli non ne ha più.
La partita sul campo del Lecce è “esplosa” tutta nella ripresa dopo un primo tempo da sonno profondo (6’ palla-gol a lato di Munari, neanche un tiro in porta del Napoli).
Il Lecce ha saputo superare i momenti di sterile supremazia azzurra badando a difendersi in massa e distendendosi all’attacco con giudizio e discreta velocità. Il Napoli non trovava varchi a destra (Maggio fermato prima da Munari, poi da Olivera e Mesbah). Era più incisivo con Dossena sull’altra fascia, ma Cavani era un fantasma, Hamsik non trovava la posizione per incidere, Lavezzi stentava a farsi largo. E’ difficile vincere le partite se i protagonisti migliori non saltano mai l’uomo nell’uno contro uno. Non ci riuscivano mai Lavezzi, Hamsik, Maggio, Cavani. E se poi il gioco del Napoli deve passare per i piedi di Yebda e Campagnaro, i più generosi ma non i più dotati, la luce non si accende. L’ennesima partita “al buio” di Hamsik e i tric-trac del Pocho che non sprizzavano neanche una scintilla condannavano il Napoli a una partita inconcludente.
Il Lecce ha preso coraggio quando si è accorto che l’avversario fingeva di giocare alla grande, ma grande non era. Quando poi gli esterni leccesi (Olivera in partenza a destra e Munari a sinistra) si sono cambiati di lato, la squadra salentina si è assestata meglio sulle corsie lasciando a Corvia più che a Di Michele il ruolo di guastatore in avanti. Di fronte all’inconsistenza dell’attacco azzurro e alla monotona manovra del centrocampo (iniziativa costante di Yebda a fari spenti nella nebbia del match napoletano), De Canio sganciava Giacomazzi da guardiano davanti alla difesa per mandarlo avanti, a sorpresa, uomo in più nel cuore del gioco, frenando gli altri centrocampisti. Il Napoli balbettava con un possesso-palla inefficace (passaggi indietro e lanci sbagliati).
Già alla fine del primo tempo l’arbitro sorvolava su un “braccio” in area di Cannavaro sul cross di Munari per Corvia. Ma, a inizio di ripresa, dopo il primo tiro azzurro nello specchio della porta (47’ Lavezzi, parato), non poteva che concedere il rigore per l’atterramento di Olivera da parte di Campagnaro. Dal dischetto Corvia portava in vantaggio il Lecce (49’). Si accendevano le proteste azzurre perché l’azione che portava al penalty era nata da un fallo laterale che era del Napoli ma veniva assegnato al Lecce. Cominciava a quel punto la “guerra” fra Cavani e il direttore di gara. Il Matador sarebbe stato ammonito dieci minuti più tardi. Intanto, Corvia, per un fallo su Lavezzi che rincorreva sino alla linea di fondo leccese, veniva espulso (55’ seconda ammonizione, la prima se l’era beccata per le proteste sulla mancata concessione del rigore alla fine del primo tempo).
In superiorità numerica il Napoli poteva riagguantare il risultato (gli bastava il pari per rendere inattaccabile il terzo posto). Mazzarri azzeccava le sostituzioni (59’ Mascara per Dossena e Zuniga per Yebda) anche se non si capiva perché dovesse uscire Dossena (il meno peggio degli azzurri) e non Maggio, prigioniero di un pomeriggio negativo. Comunque proprio Zuniga (a sinistra) infilava in area un pallone teso che Mascara girava in rete (67’). Era il pari che serviva. Zuniga e Mascarito erano i più vivaci di una compagnia azzurra stanca e dai piedi poco buoni (Hamsik arretrava a centrocampo senza migliorare la sua prestazione). Sfuggiva a Cavani la palla del sorpasso: sbucato in solitudine davanti al portiere, concludeva di testa oltre la traversa (73’). Per completare l’opera, facendo fallo su Olivera, il Matador, al secondo “giallo”, veniva espulso (74’).
Dieci contro dieci nell’ultimo quarto d’ora. De Canio giocava il tutto per tutto (il pari serviva solo al Napoli). Avendo perso Corvia, affiancava a Di Michele una seconda punta (80’ Chevanton per Munari). E vinceva la partita, mentre Mazzarri sostituiva lo spento Hamsik con Pazienza (85’). Proprio Chevanton con un gran tiro dalla lunetta batteva De Sanctis (88’) riportando in vantaggio il Lecce.
S’è detto dell’occasione di Mascara sul filo del traguardo. A Lecce c’era De Laurentiis. Faccia cupa. Il Napoli s’è squagliato e Mazzari sta per squagliarsela. Non sarà poi un gran male (c’è però il contratto che lo lega per altri due anni). E’ evidente che un feeling s’è rotto e il Napoli ha bisogno di guardare al futuro. Problemi in vista non solo in panchina.
Mimmo Carratelli

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