ilNapolista

Questa storia fa male soprattutto ai più deboli, cioè ai tifosi

Finale di campionato con ansia. Polemiche tra De Laurentiis e Mazzarri con un misto di fastidio e apprensione. Primi giorni di campagna acquisti con sensazioni contrastanti. Ed ecco il tuono sotterraneo del calcio-scommesse. Intorno al pallone si sa che gira una giostra di miliardi e  traffici monetari, e non da oggi. La domanda, come si diceva una volta, sorge spontanea: ma possibile che in tanti anni non si sia riusciti a stendere una efficace rete di protezione intorno a uno sport che per le sue stesse caratteristiche spettacolari mobilita masse di persone e sollecita l’attenzione di varie categorie di pubblico?Domanda retorica: se ancora c’è tempesta, vuol dire che le nuvole stanno ancora là, nessuno le ha spostate. Forse il foot ball ha davvero bisogno di una rivisitazione complessiva, necessaria ma chissà quanto possibile nell’intreccio tra interessi societari, obiettivi economici dei calciatori, mediazioni non sempre efficaci degli organismi di controllo e rappresentanza. Una realtà divenuta cosi complessa può autorigenerarsi solo con una comune presa di coscienza. È questo, senza dubbio, il desiderio della parte più importante, eppur più debole, del fenomeno calcio: la gente che riempie gli stadi, che ama ancora assistere allo spettacolo del gioco e dei gol, che vede e pratica il tifo calcistico come momento importante di una passione personale e collettiva, legata all’idea di sport e di riconoscibilità di un simbolo che rispecchia se stessi, la propria esperienza, i propri ricordi. C’è da augurarsi che si faccia presto chiarezza nella questione scommesse e che, in caso di  effettive manovre losche, tutto sia riconducibile a settori, o persone, lontani dal cuore del calcio. Anche in passato, prima del grande scandalo di qualche anno fa, situazioni critiche erano più volte emerse, lungo il tempo. Ma non traspariva quella sensazione di capillarità nell’imbroglio che sembra propria d’un inganno legato alle giocate clandestine. Farebbe più male al calcio, e ai suoi appassionati, una rete di pilotaggio dei risultati che non uno sporadico, seppur colpevole, intervento extra sportivo di qualche dirigente troppo preoccupato per le sorti della squadra. Un esempio riguarda proprio il Napoli. Un episodio con l’aria di un racconto, un aneddoto, un fatto tramandato fra tifosi, forse vero, forse no. Si narra d’una partita degli anni ’50, quando il presidente-armatore Achille Lauro seguiva al Vomero le partite seduto a bordo campo. Uno scialbo incontro, quella domenica. Pare fosse un Napoli-Atalanta. 0 a 0, poi a pochi minuti dalla fine, segna il Napoli. È fatta? Macchè, a pochi secondi dal termine un tiro debole degli avversari sorprende il pur bravo Casari. 1 a 1. Allora, raccontarono i testimoni oculari, Lauro si alzò di scatto e rosso in volto, rivolto alla porta lontana e trafitta del Napoli , gridò a piena voce: “Stu strunzo ‘e purtiere, s’è vennuto proprio ‘a partita ca io m’ero accattato…”. Mimmo Liguoro

ilnapolista © riproduzione riservata