Le nomine dei direttori dei musei hanno dimostrato che il metodo del concorso è inadeguato, soprattutto al Sud. Hanno portato esperienze maturate altrove
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Nella top ten di TripAdvisor
Apprendiamo dalla stampa che il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann) è entrato nella top ten di TripAdvisor dei musei italiani più apprezzati dai turisti internazionali.
Si tratta di un traguardo importante, che si somma all’imperiosa crescita di visitatori che il sito ha realizzato da quando alla sua guida c’è Paolo Giulierini, uno dei direttori scelti tra mille polemiche (e gli immancabili ricorsi al Tar) dal ministro Franceschini nel 2015.
L’Italietta rosicona dovrebbe arrendersi allo spoils system
Ma il punto non è l’italietta burocratica e un po’ rosicona, quello che vorrei sottolineare è che la nomina di Giulierini e degli altri direttori dei musei voluti da Franceschini pone il problema della selezione della classe dirigente, specialmente al Sud.
A volerla presentare come una sfida sarebbe quella della logica del concorso pubblico e della carriera per anzianità contro la nomina intuitu personae; burocrazia vs spoils system.
Il concorso non è più un sistema idoneo
Il sistema del concorso, costituzionalizzato, è di per sé inidoneo a selezionare personale con le qualità che più servono alla pubblica amministrazione italiana e meridionale: capacità innovativa e problem solving.
I 20 direttori nominati da Franceschini nel 2015, qui presi a paradigma di un metodo, sono fuori statistica. Il 35% sono stranieri (non esistono statistiche sulle nazionalità dei dirigenti pubblici, ma credo si aggiri intorno allo 0%), il 50% donne (tra i dirigenti il rapporto è 70%-30%), l’età media è 50 anni (5 anni in meno della media nazionale), il più giovane aveva, al momento della nomina, appena 34 anni.
Il successo dei direttori di museo
Non si può in nessun modo slegare gli ottimi risultati conseguiti da tutti e venti i direttori dal metodo usato per la loro selezione. Perché dico che il discorso riguarda innanzitutto il Sud? In primo luogo perché tre dirigenti pubblici su quattro provengono dalle regioni meridionali (statistica che andrebbe sottoposta ai neoborbonici di ritorno che continuano a ciarlare di un Nord tiranno, ma ne parliamo un’altra volta), in secondo luogo perché proprio al Sud la qualità e l’efficienza della pubblica amministrazione è più carente.
I risultati conseguiti a Napoli, Caserta, Paestum, Reggio Calabria e Taranto sono attribuibili esclusivamente alle personalità chiamate a dirigere i siti museali? Certo che no. Incrementi a doppia cifra negli incassi e nelle visite sono dovuti sicuramente anche ad una diversa politica nazionale, ma il metodo utilizzato per la selezione dei dirigenti apicali ha, altrettanto sicuramente, contribuito al miglioramento delle performance.
L’accountability
Per la prima volta l’opinione pubblica è a conoscenza dei nomi dei prescelti e dei criteri utilizzati. Per la prima volta il Ministro è direttamente responsabile delle nomine e, dunque, dei risultati, positivi e negativi, conseguiti.