Dal ritiro del Napoli cronache di allenamenti e sgambature ma anche di tifosi tenuti a distanza dagli azzurri, cui chiedere un autografo in segno d’amore per la squadra. E anche del ritiro dell’accredito a un cronista, a causa di un suo articolo sulla delusione dei supporters. Il tifo azzurro, come tutti sanno, è intessuto di affetto intenso ed entusiasta. E la stampa contribuisce notevolmente a tener desto questo sentimento. Fatte salve precauzioni e autocontrollo, atteggiamenti ringhiosi, da parte della dirigenza, rischierebbero di spezzare il filo. Come osservò per la sfera politica l’inglese Michel Foot, “sarebbe più di un delitto, un errore…”. La “vicinanza” alla squadra si è sempre manifestata nel segno di una passione calda e coinvolgente, capace di formidabili spinte emotive. In una “controra” di questo luglio mi son tornate alla memoria immagini e sensazioni incancellabili. Quelle del 15 marzo ’89 . San Paolo stracolmo per Napoli-Juventus di coppa Uefa. 2 a 0 all’andata e gli azzurri chiamati all’impresa : vincere con lo scarto giusto di gol. Lo stadio, tutto un fremito, bandiere e cori per gli azzurri difesi in porta da Giuliani, che aveva davanti Ferrara, Francini, Alemao, Renica, Corradini, Carannante, Crippa. Più avanti Careca, Carnevale e Maradona. E quel Napoli partì subito a tutto gas, per ottenere un ribaltone ardentemente sperato dal muro umano che gremiva lo stadio. E che da subito accompagnò il gioco con un continuo boato, simile al mare tempestoso che si frange di continuo sugli scogli. Dieci minuti e Careca va giù in area. Diego tira il rigore, è gol. Il mare in tempesta esplode sotto il cielo e ruggisce ancora all’ultimo minuto del primo tempo, quando un bel tiro di Carnevale sorprende Tacconi. Due a zero e differenza reti in parità. Ripresa col Napoli che prova e riprova a mettere in ginocchio i bianconeri. Ma si va ai tempi supplementari,col pubblico che senza soste grida, applaude, incita, si agita. Il Napoli macina gioco, la Juve resiste. Fino a pochi secondi dal fischio finale: su un traversone da destra Renica prova a colpire di testa. È sbilanciato ma ci riesce. Il pallone devia il suo corso, va dritto in porta . Lo scoppio di una polveriera non avrebbe potuto uguagliare l’urlo del san Paolo, mentre gli azzurri si accavallavano nella figurazione dell’abbraccio selvaggio. Intorno, una cascata di scintille colorate, bengala e botti, salti e abbracci su ogni centimetro quadrato di curve e tribune. Una esplosione di felicità, di gioia pura e incontenibile. Era caduta la Juventus, che già pensava d’essere oltre l’ostacolo. Il Napoli continuava la strada dell’Uefa, destinata a concludersi col titolo europeo , vinto nella doppia finale con lo Stoccarda. Altro tripudio. Ah, certe “controre”… Mimmo Liguoro
Quel filo coi tifosi da non spezzare e i ricordi di un magico Napoli-Juve
Mimmo Liguoro ilnapolista © riproduzione riservata