La serata negativa, rigore a parte, di Dries Mertens: merito del City, ma anche una questione tattica ed umorale. Che si può superare subito, già contro l’Inter.
Qualcosa non ha funzionato
Ne ha scritto Alfonso Fasano questa mattina, nella sua analisi tattica: Mertens non ha saputo essere determinante. O, ancora peggio, lo è stato in negativo: il rigore sbagliato. Questo il breve passo del pezzo che vi riportiamo copincollato:
Mertens è stato poco efficace al di là del rigore sbagliato (3 tiri tentati, tutti da fuori area e uno solo nello specchio della porta). Contro difensori di grande fisicità ma anche dotati di buona corsa, come Stones e Otamendi, il belga ha finito per pagare la differenza di peso e centimetri. Mertens è stato sistematicamente anticipato, al massimo colpito da dietro e quindi comunque bloccato nella sua ricerca della palla. A quel punto, ha perso non solo le misure tecniche, ma anche emotive rispetto alla partita.
Si è rivista un po’ la situazione di Madrid, allora furono Sergio Ramos e Varane a inibilre inibire il gioco accelerato del folletto belga. A ripensarci, quasi fa specie che non ci sono altre partite in cui Mertens ha giocato così. In cui Mertens non è stato un fattore. Persino il ritorno contro la squadra di Zidane fu tutto diverso per Dries: il gol, certo – quello cambia l’intero giudizio, se fai l’attaccante -, ma anche una prestazione più precisa e puntuale nel gioco di raccordo con i compagni. È evidente, dunque, che qualcosa non ha funzionato.
Esperienza
Ci sta, ci sta e ci sta ancora. Parliamo di un calciatore che è stato letteralmente devastante negli ultimi dieci mesi. Che ha dovuto/saputo caricarsi sulle spalle il peso di una doppia assenza lunga di Milik – in realtà, anche quello dell’addio di Higuain. E che, in fondo, non ha un pedigree molto diverso da quello dei compagni di squadra, con tante presenze in Europa ma senza le velleità dei protagonisti assoluti.
Poi, ripetiamo il concetto di sopra: ricordate un errore in chiusura di Otamendi e Stones? I due difensori centrali del City, uno voluto fortemente da Guardiola (Stones, il centrale più caro nella storia del calcio) e l’altro ereditato dalla gestione-Pellegrini, rappresentano il meglio della Premier League in quel ruolo. Basti pensare che il Chelsea campione, in questo momento, schiera Rudiger, Cahill e David Luiz come centrali; oppure che la grande contender al titolo, lo United, alterna Lindelof, Phil Jones e Bailly.
Quindi, niente croci addosso a Mertens. Perché il rigore fa parte del gioco (vero Paulo Dybala?, vero Gonzalo Higuain?) e perché c’è poco da recriminare sulle prestazioni del simbolo tecnico (insieme a Insigne) del Sarri-ball. Detto questo, va analizzata criticamente la situazione: contro calciatori e sistemi difensivi così rapidi, nei concetti e nelle pure chiusure, perché Mertens va in difficoltà?
Fisico e tattica
Innanzitutto, è una questione fisica. Una chiusura in anticipo di un calciatore di 188 cm (John Stones) richiede comunque una struttura importante per essere assorbita o sostenuta. Mertens, in Italia, ha a che fare con avversari con certe caratteristiche e certe “stazze”, ma il loro sistema difensivo è più statico, non gli permette di essere subito pronto ad accorciare sul pallone. In pratica, quello che succede a chi affronta Albiol e Koulibaly in Serie A.
Abbiamo unito fisico e tattica, ora chiudiamo con l’ultima considerazione: la testa. Siamo reduci da tre anni dell’umoralità di Higuain, con Mertens il discorso è meno esasperato ma comunque esiste. Parliamo di calciatori che hanno bisogno di serenità mentale, lungo la partita, per dare il meglio. Un errore, due errori, tre errori, condizione non eccelsa ed avversari fortissimi: la partita va in vacca. Di Mertens ricordiamo un mancato appoggio su un inserimento di Hamsik, nel primo tempo. Cosa che è cambiata nella ripresa, con un Napoli cresciuto dal punto di vista del gioco e con la porta lasciata sguarnita da Ederson (la grande occasione capitata allo slovacco).
Il ruolo del centravanti genera, causa e si nutre di emozioni forti. Roba che, in partite così, finisce per amplificarsi. Mertens non ha ancora completato il suo percorso, è un calciatore che ha dei limiti (anche se non ci era sembrato, finora) e che va compreso e coccolato. Lo aspettiamo con l’Inter, cui curiosamente non segna dal dicembre 2013. Era un’altra vita, era un altro Mertens. Oggi i nerazzurri sono l’occasione del pronto riscatto. Per lui, per il Napoli.