Sono realista anch’io, ma per la miseria sono contenta così. Inizia a piacermi De Laurentiis perché nonostante continui a pensare che si comporti spesso da arrogante, presuntuoso e cafone, adoro il suo modo di depistare, di dire tutto e niente, di affermare oggi una cosa e domani l’esatto contrario. Mi piace il fatto che voglia cambiare il calcio e che, pur essendo un cineasta, non ha niente da insegnare a nessuno, perché, appunto, è un outsider, non ne sa niente, a modo suo è un puro. Adoro soprattutto il suo essere formichina, procedere a piccoli passi, con un progetto da raggiungere, cosa che si sposa perfettamente con il non essere a favore di campionissimi di Mazzarri.
Mi piace la presentazione stile american perché l’ha copiata. Mi piacciono i fuochi del 27 agosto sul campo del San Paolo perché li ha copiati. Perché una squadra può crescere anche andando a casa delle grandi e studiando come si fa, scorticando la superficie, rubando tasselli e piccoli segreti, anche se poi si riproducono con due lire anziché con fuochi maestosi e pirotecnici. Mi piace l’idea della scugnizzeria, perché se giri un tantino per le strade della città ti rendi conto di quanto qui da noi si respiri il pallone nell’aria, perché persino io, che sono una donna, se azzecco un passaggio di Super Santos a mio figlio nel giardino sotto casa mi sento Maradona.
Mi piace perché ha fatto una campagna acquisti in linea con il Napoli che ha preso dalle ceneri, perché dobbiamo ancora crescere e perché, santo Dio, adoro l’idea di andare allo stadio e non sapere come andrà a finire la partita. Adoro il pensiero che anche una squadra di mezze calzette (e con questo non voglio dire che noi lo siamo, anzi) possa fare numeri da fuoriclasse, sia pure per caso. Perché se ami lo sport più bello del mondo, cioè il calcio, non può non piacerti l’idea del sudore, dello sforzo, della fatica e anche della fortuna, ma soprattutto di quello che si può fare con la testa, con la fantasia e l’immaginazione, con il guizzo. Anche un perdente può vincere perché non è scritto niente. Per avere qualcosa devi promettere qualcosa in cambio. Tutto quello che hai e che puoi fare.
Non abbiamo comprato grandi campioni, è vero. L’attacco resta nelle mani di Edinson, ma abbiamo una panchina che non fa venire più i brividi. L’alternativa a Lavezzi non è più soltanto Sosa. Pandev nella Lazio ha fatto i numeri, nell’Inter non è stato impiegato come avrebbe dovuto ed ugualmente ha segnato gol importanti e decisivi. Pandev può tornarci utile perché è uno che ragiona, in silenzio guarda avanti e punta la porta, ha esperienza in Europa, quell’Europa che probabilmente quest’anno sfioreremo soltanto, invitati a pranzo da ospiti grandissimi e maestosi. E allora mettiamoci un vestito originale, non troppo elegante e sediamoci a tavola. Apprezziamo il buon cibo ed il vino gustoso. Prendiamo tutto quello che c’è affilando le papille gustative. Resterà qualcosa, ma non nel piatto. Basta non accontentarsi delle briciole. È così che si fa la storia del calcio. E Forza Napoli. Sempre.
Ilaria Puglia