Le accuse da Roma, le lotte interne tra ex atleti napoletani e la Regione che non smette di giocare a scaricabarile con la segreta speranza di screditare Napoli
Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca
L’anatema dei palazzi romani
Puntuale come la scadenza di una cambiale non rinnovabile è esploso il caso-Universiadi. E dai palazzi romani, altrettanto puntualmente, è partito l’anatema: a Napoli non farete mai niente di buono. Che è condivisibile ma solo per tre quarti. Teniamo fuori uno spicchio della torta per ricordare a tutti che quando le cose girano per il verso giusto, come avvenne nel caso dell’Olimpiade velica del 1960, Napoli strabiliò offrendo uno spettacolo che ancora viene portato ad esempio di perfetta organizzazione filologica, cioè tecnica. Ma lì il Golfo fu determinante con la sua bellezza che sessanta anni fa era davvero ammaliante, ma anche per la determinazione organizzativa.
I Giochi del Mediterraneo del 1963
Il caso-Universiadi, dunque. Esplode con le stesse modalità del caso-mondiali di calcio, del caso Coppa America e lascio fuori, per carità di patria, tanti altri incidenti della storia e, soprattutto, il caso Giochi del Mediterraneo del 1963 per la gestione dei quali la città mostrò tutta la sua impreparazione e il risibile pressappochismo laurino a metà strada tra il “faso tuto mi” e il buco nell’acqua.
La lotta tra le competenze
Ci risiamo, insomma, ma, per carità, cerchiamo di metterci una toppa. C’è ancora tempo, giusto quel pizzico per non morire di vergogna. Abbiamo apprezzato la disponibilità del presidente del Coni Giovanni Malagò, che è pronto a dare una mano pur non avendo competenza diretta sulla questione. Ma non troviamo sufficienti parole per criticare la lotta tra i poteri – si fa per dire – che la competenza, invece, ce l’hanno e non la esercitano. Per incompetenza, scusate il bisticcio di parole, o per altri motivi che possiamo intuire – perché sono quelli classici del pasticcio all’italiana – ma non conosciamo fino in mondo.
La vicenda simbolo di questa brutta storia è lo stadio Collana, il mitico catino con pista del Vomero teatro di tanti trionfi non solo calcistici ma legati anche ai record dei campioni dell’atletica napoletana – Marcella Jeandeau e il velocista Giannone su tutti – e del quindici di rugby che strappò all’Italia secessionista un memorabile scudetto.
E tra i campioni
Quattro i partiti in campo: a monte Regione contro Governo e a valle i campioni moderni, con in testa lo spadista Sandro Cuomo e il bicampione olimpico Davide Tizzano che contrastano il progetto firmato da due sempiterni beniamini del nostro calcio, Fabio Cannavaro e Ciro Ferrara. Quattro pretendenti, ognuno crede di avere più titoli dell’altro e fa la voce grossa anche perché l’arbitro, il Tar, è poco vigile e si avverte la mancanza di uno strumento come il Var capace di mettere d’accordo tutti e di togliere punti perfino a madama Juventus.
La matassa è difficile da sbrogliare, ma giunti a questo punto ci sentiamo di lanciare un appello alla concordia che passa attraverso due punti essenziali: ognuno faccia la sua parte: il Governo rispetti gli impegni,
la Regione smetta di giocare a scaricabarile con la segreta speranza di screditare Napoli per favorire Salerno e i campioni giochino la partita della vita: Cuomo, Occhiuzzi, Tizzano e gli altri della cordata difendano con tutte le loro forze lo spirito pubblico del Collana – lo sport è per tutti soprattutto in un territorio poverissimo di impianti – e dall’altra parte
Cannavaro e e il Ciruzzo originale della storia calcistica napoletana si facciano carico dell’esigenza di portare in porto la nave. Con qualche luminaria in meno ma con il motore in regola. A buon intenditor….con quel che segue.