Recensione del libro e intervista all’autore Paolo Trapani: ironica faziosità, rilettura di scandali veri o solo presunti, testimonianze di tifosi della “Maledetta”.
Tifoso del Napoli, simpatizzante di altre 18 squadre (a turno)
Paolo Trapani, napoletano, giornalista da tre lustri, con collaborazioni in ambito di tv e carta stampata, è incommensurabilmente tifoso del Napoli. Con un amico per esempio ha dato vita a napolitube.eu, sito unico nel suo genere che raccoglie, ordina e cataloga tutte le partite e le azioni salienti degli azzurri dal 1926 a oggi.
Basta? No, simpatizza anche per altre 18 squadre della Serie A: tutte quelle che, settimana dopo settimana, giocano contro la Juventus. Oscilla dunque tra l’amore sconfinato per il Napoli e l’avversione feroce per i bianconeri o, come si sente spesso dire a queste latitudini, per “i non colorati”. Ha sublimato il suo animo agitato dalle due passioni quasi uguali e contrarie, dando alle stampe un lavoro al quale lavorava da mesi: «Maledetta Juve, non sappiamo più come insultarti!» (126 pagine, Magenes Edizioni). Più che un titolo è un autentico manifesto ideologico dell’anti-juventinismo. Il libro è già disponibile in molte librerie napoletane con perfetto tempismo, alla vigilia dello scontro diretto in campionato.
L’intervista
Paolo, sicuro che non si sia oltrepassata la misura? Insomma, le ultime analisi cliniche sono tutte in ordine? «Sono in perfetta forma e consapevole del mio lavoro, ho soltanto scritto un pamphlet ironico per prendere in giro i “non colorati” perché in Italia si fa il tifo per due squadre, quella del cuore e quella che di volta in volta gioca contro la Juve…».
Giusto per non arretrare nemmeno di un millimetro rispetto al tono del titolo, il libro è una sorta di archivio recente delle vere o presunte nefandezze della Juventus ai danni del calcio italiano «è un lavoro breve e intenso perché – osserva Trapani – essere anti-juventini è ormai un dovere morale».
A Napoli, è noto, si condensa la summa di questa inimicizia sportiva e rancore calcistico. Quindi il ragionamento muove dal fatto che siccome il calcio è un sentimento collettivo, quasi una ragione di vita, a Napoli il pallone esprime un fortissimo senso di appartenenza di un’intera città a una squadra e a una maglia. Per questo il principale avversario degli azzurri è proprio la squadra bianconera, “apolide” per antonomasia, che rappresenta i senza patria calcistica, naturalmente vocati per la squadra che vince.
Ironica faziosità
Il libro di Paolo Trapani, un breviario da consultare a piccoli dosi sul filo della rigorosa, analitica e ironica faziosità, non si fa mancare niente: da una raccolta degli sfottò raccolti dal web alla vicenda della terza stella “sul campo”; dalla sfida infinita tra Napoli e Juve sul rettangolo di gioco alle cocenti sconfitte in ambito europeo, che condannano storicamente i bianconeri. Basti pensare alle sette sconfitte in finale di Coppa Campioni sulle nove disputate, compresa la “macchia” di Heysel. «Perdere sette finali è leggendario – scrive Gianluigi Paragone nell’articolo ripreso da Trapani – sfigatamente leggendario».
Non mancano le testimonianze di alcuni juventini eccellenti che si sono vergognati “un po’” come Marco Tardelli («Non avrei mai festeggiato la coppa di Heysel»; Pif e Marco Travaglio sulle vicende di Calciopoli.
Cose ricorrenti
Si chiude con una rassegna di titoli di giornali dedicati ai casi di cui si parla ciclicamente: il gol di Turone in un Juve-Roma e la memorabile «questione di centimetri» citata dal presidente giallorosso Dino Viola; il famoso rigore ai danni di Ronaldo in un Juve-Inter; il gol, ma non gol di Muntari; la finale di Supercoppa del 2012 con Napoli. Quindi giusto per tenersi in allenamento, un cruciverba per testare il giusto grado anti-gobbismo.
Tuttavia, il dubbio resta. Il bianco e il nero sono colori, perché dunque “non colorati”? Trapani la butta sul romantico: «La contrapposizione all’azzurro del Napoli è assoluta, è totale. E così “non colorati” rende meglio di quanto vi sia di più antitetico ai partenopei e al Napoli».