Falli da dietro – La concretezza dei numeri, la bellezza del gioco. E la Juventus, la vera candidata naturale per la corsa al titolo.
Falli da Dietro – Commento alla 19esima giornata di campionato 2017/2018
Azzurro è il vessillo sulla torre più alta.
Il Palazzo d’Inverno è conquistato.
Ci lasci sognare un po’, il Sor Tuta.
E ci lasci snocciolare i primati di un anno da record.
99 punti.
51 da gennaio a giugno e 48 da agosto a dicembre.
31 vittorie, 6 pareggi e soltanto 2 sconfitte.
96 gol segnati e 31 subiti.
23 giornate senza mai perdere in trasferta.
Ci lasci elencare la concretezza dei numeri.
Che, insieme alla qualità di gioco espressa, proiettano il Napoli nella élite del calcio europeo.
Con i migliori
In una ideale graduatoria di un anno di bellezza e di modernità, fra le prime tre del Continente non c’è posto per gli ergastolani.
E nemmeno per Blues di Conte.
Ma insieme con il City di Guardiola e De Bruyne. Insieme con il Real di Zidane, di Cristiano e Isco, ci sono loro.
Ci sono loro.
Gli azzurri del Sor Tuta e dei suoi meravigliosi Elfi dei torrenti e delle colline.
Per sbollire gli entusiasmi e la facile retorica, sono certo che il Comandante ci porterà a fare un giro per bacheche.
Stracolme a Manchester e a Madrid.
Vuote – per ora – a Napoli.
Crotone
Al micro-onde dello Scida il successo è sofferto e contestatissimo.
Per via di quel braccio che il Fiammante Fiammingo non riesce ad amputarsi.
Passa in secondo piano la plateale trattenuta di Ceccherini su Koulibaly.
Passano in secondo piano una traversa ed almeno tre occasioni con grandi parate del loro portiere, a testimonianza di una supremazia schiacciante.
Le altre
Si sfilano tutte.
I Sangue-Oro si fermano all’Olimpico contro i Ceramisti di Andy Capp Iachini, in grande condizione fisica, e con l’arrembante ex Politano cresciuto nelle giovanili della Roma.
Patrick Schik era l’uomo più atteso.
Dopo il grave errore dello Stadium, Di Francesco gli dà fiducia schierandolo dal primo minuto.
Ma da esterno, il talento ceco non si raccapezza granchè. Proprio non si raccapezza in coppia col Ciclope bosniaco.
E alla fine delude.
A San Siro Candreva è noto per la interpretazione dei cross.
Che per lui è come la metafora della vita. Non si sa mai dove va a finire.
Ma a fine anno decide di dare il meglio di sé. Esibendo il record mondiale di lancio dello scaracchio.
Nosferatu Parapet arresta l’emorragia.
E tutto sommato in cuor suo esulta per il pari contro gli Aquilotti.
Non esulta per niente Inzaghi.
La Lazio diverte e a tratti incanta.
Dà più volte l’impressione di poter fare dei Suninter merenda.
Ma Ciruzzo e gli splendidi e raffinatissimi suoi compari d’attacco non affondano.
E quando affondano si trovano contro un Handa strepitoso.
Non esulta Inzaghi.
E anche lui parte con la litania del Var che toglie emozioni.
“Ormai non ci si abbraccia più dopo i gol, piagnucola, si guarda solo verso l’arbitro.”
Candidati naturali
Restano in corsa gli ergastolani.
Che non perdono un colpo.
E obbiettivamente si annunciano per ferocia, pragmatismo, ampiezza di rosa, abitudine al successo, i candidati più naturali per il titolo.
Dopo tre panchine la Joya ritorna in campo.
E per un’ora non è che faccia faville.
Acciughina, smadonnando in panchina, è lì lì per punire quel giochicchio indisponente, quando il ragazzotto in cinque minuti si ricorda di essere un fenomeno.
S’inventa due cose da sballo. Dribbla mezzo Verona.
E fa due goal di destro.
Se Dybala fa due gol di destro, allora tutto è possibile. Allora io posso trombarmi Belen, amici!
100 partite in serie A per il Topone di Castellammare. A soli 18 anni. Roba che manco il Pomata.
Al Franchi è lui a salvare il risultato e a far rifiatare il Righio.
Nell’ultima giornata dell’anno il Benevento trova la sua prima vittoria in Serie A.
A fare la storia, Massimo Coda, ventinovenne di Cava dei Tirreni, un attaccante che ha segnato in ogni categoria.
Ma che vuole andare via perchè non trova spazio nel cuore di De Zerbi.
Kevin Lasagna non si ferma più. Quinto gol in un mese.
Non si ferma più Massimo Oddo. Quinta vittoria consecutiva.
Mi sa che è da un po’ tempo che non si vedeva tanta roba da quelle parti .
E ill profumo d’Europa invade il Friuli.
Il campione sono io
Tempo di sintesi. E tempo di bilanci.
Cose belle da ricordare.
20 settembre Stadio Olimpico. Lazio-Napoli.
Sgoccioli di primo tempo quando Jorginho lancia il Fiammante Fiammingo. Strakosha anticipa e smanaccia.
La palla si allontana verso il lato sinistro.
Il Trilly, è impagabile nel suo impeto fanciullesco di geniale spensieratezza. Senza pensarci troppo e senza controllare, calcia d’istinto a giro sul palo più lontano.
Tiro perfetto e inaspettato. Il tempo si ferma.
Da allora Dries, diventerà Ciro. E si siederà al fianco di Diego nell’Empireo dei Miti.
24 aprile Santiago Bernabeu. Clasico.
Lo spettacolo è epico, un’emozione dopo l’altra, senza tirare fiato. Leggenda.
E’ lo scadere e si è sul 2-2.
La Pulce recupera palla a centrocampo.
Si invola in una corsa palla perfettamente incollata al piede.
Un paio di finte a una velocità stratosferica.
Anticipa il movimento del difensore.
E infine s’inventa una fulminante rasoiata di sinistro sul primo palo.
Poi si sfila la maglia e la mostra alla platea. Il campione sono io.
Sono momenti in cui crollano le rivalità. Si abbattono i confini. E si è tutti fratelli.
Il Bernabeu è tutto in piedi. E applaude.